Formazione Adulti


In occasione dell’apertura dell’anno pastorale particolarmente dedicato alla Famiglia e che vedrà, come momento culminate di tutto l’itinerario, lo svolgersi dell’incontro Mondiale delle Famiglie qui a Milano dal 28 maggio al 3 giugno 2012 e con la presenza del Santo Padre,  abbiamo pensato di dedicare i nostri tradizionali Esercizi Spirituali e le Giornate Eucaristiche di Settembre ad introdurre  la comunità tutta al tema del cammino così come proposto dalla Pontificia Commissione per la famiglia e dal Papa stesso : LA FAMIGLIA , IL LAVORO E LA FESTA .

 

 Pubblichiamo di seguito la lettera con la quale la nostra parrocchia, in accordo con il Decanato Vigentino, si è offerta per la candidatura  ad ospitare l'Incontro mondiale delle Famiglie del 2012 che vedrà anche la presenza del Santo Padre Benedetto XVI a presiedere la S.Messa del 3 giugno 2012

A questa  ha già fatto eco una prima dichiarazione propositiva da parte del Vicario di Zona Mons Erminio De Scalzi delegato arcivescovile per i grandi eventi e presidente di Milano Famiglie 2012 - la Fondazione che sta organizzando l’Incontro mondiale delle famiglie : «Messa col Papa, altre ipotesi oltre all’area Expo»

 Parrocchia Sacra Famiglia in Rogoredo 

Via Monte Peralba 15 – 20138 Milano
Tel . 02.514135 
 
                                   Sua Ecc.za Mons. Erminio De Scalzi
                                    Delegato per i Grandi eventi della Diocesi di Milano 
 


Il gruppo aderisce al “Movimento Terza Età” della nostra Diocesi istituito fin dal 1972 dal Cardinal Giovanni Colombo come aggregazione laicale di appartenenza alla Chiesa.


Il Gruppo Terza Età si rivolge ai soggetti anziani della parrocchia proponendosi un duplice scopo:

l’evangelizzazione per dare un senso cristiano e vivere meglio la vecchiaia;

momenti di amicizia, di divertimento e di cultura, volontariato per la Parrocchia.

 Incontri:
Il gruppo si incontra due volte al mese di Venerdì alle ore 15,30 nei locali della Parrocchia secondo il calendario fissato

 


Altre inizitive rivolte agli anziani sul territorio

 

-       la casa di riposo GECRA dove vi sono alcuni volontari che prestano la loro opera e viene celebrata una Messa periodicamente;

-      la visita ai malati svolta per lo più dalle suore e dai sacerdoti. Per il futuro sarebbe bello riuscire a trovare qualche altro volontario che si impegni, così come sarebbe bello poter coinvolgere ed educare i giovani, i ragazzi e gli adolescenti a farsi carico degli anziani.

 

I TAPPA : introduzione al tema

Una “santità possibile “… in famiglia e come famiglie…

Il cammino verso la santità non è riservato ad alcune particolari persone o alcuni speciali stati di vita: è di tutti e per tutti e soprattutto delle famiglie . Forse il problema è sapere cos’è la santità.

Per l’educazione che abbiamo ricevuto, il santo è visto spesso come una persona amabile, obbediente, semplice, serena, che di fronte alle difficoltà o ai problemi ha saputo accettarli senza ribellione e senza impazienza. Potremmo dire un modello … ma spesso impossibile … o sentito come tale . Stando a questa “ educazione  “ neanche Gesù, se fosse giudicato con questo schema tradizionale di santità, non potrebbe mai essere santo perché egli si è staccato dalla tradizione del suo tempo: non è stato obbediente all’autorità religiosa e neppure a quella civile, ha predicato contro le discriminazioni e i privilegi...Veramente un  “ anticonformista “…

Dobbiamo quindi correggere il nostro concetto di santità: santa non è la persona che ha dimenticato la terra per pensare al cielo ma quella che si è battuta per trasformare la terra in cielo. La Bibbia definisce Dio come il “Santo”, meglio come il “tre volte Santo”, il “Santissimo” per eccellenza.

Ma in che cosa consiste la santità di Dio? Se leggiamo i salmi, scopriamo che Dio è Santo perché: odia l’ingiustizia, si mette dalla parte dei deboli, solleva, incoraggia i miserabili. Dio è Santo perché sogna e agisce per fare in modo che gli uomini formino una famiglia dove ci sia: solidarietà, amore, fraternità e parità; Dio è santo perché vuole un mondo giusto, solidale, perché vuole un mondo “ santo” . Una delle strade decisive che Gesù ha indicato per arrivare a questa “ santità possibile “ è quella dell’accoglienza e dell’ospitalità che,   non a caso, sono tra le modalità decisive per essere “ famiglie secondo il vangelo” … 

“ L’ACCOGLIENZA “ FORMA CONCRETA  della SANTITA’  FAMILIARE

La parola accoglienza non può ridursi ad un atteggiamento formale come aprire la casa per accogliere chi è in difficoltà, anche se questo atteggiamento è raccomandato dalla Bibbia e dai Vangeli. Ma la vera accoglienza non è solo fisica, è soprattutto interiore, che vuol dire saper ospitare nel cuore idee, culture, religioni  esperienze, diverse… La nostra casa dovrebbe essere nello stesso tempo luogo d’intimità e d’apertura,  così come dicevamo già nel percorso dello scorso anno. Oggi molte, troppe famiglie si chiudono in se stesse con l’intenzione di difendersi. Giudicano il mondo perverso e corrotto e mettono in atto una serie di difese soprattutto nei confronti dei “ pericoli “ per i figli . Ed è vero: nel mondo di oggi ci sono perversità ma è anche vero che nella cultura attuale vengono fuori tante realtà promettenti.

Allora una famiglia dovrebbe vivere l’accoglienza secondo due direttrici: il momento dell’intimità ospitale  e quello dell’apertura ospitale. Il momento dell’intimità - ospitale è segnato dalla riflessione, dal dialogo di coppia, dal confronto, dall’approfondimento dei problemi, dalla capacità di mettere “ in preghiera comune “ tutta la vita condivisa. Il momento dell’apertura-ospitale è quello dell’accoglienza e dell’ascolto degli altri e soprattutto delle altre famiglie : si accolgono così tutte quelle cose che portano ricchezza e vitalità . Come una persona cresce quando si lascia abitare, provocare dagli incontri con le persone, così la famiglia rivive continuamente quando è capace di ospitare tensioni, provocazioni, diversità al suo interno e all’esterno...

Quindi il primo tipo di accoglienza che la famiglia è chiamata a vivere per “ santificarsi e generare santità “ riguarda l’interno della famiglia. Se lo sposo non ospita la sposa, la famiglia non è ospitale, e così pure se i genitori non ospitano i figli. È interessante riscoprire il “viversi come ospiti” perché nei riguardi dell’ospite c’è attenzione, accoglienza, rispetto. Viversi come ospiti tra coniugi, con i figli è introdurre nella famiglia sia un atteggiamento di ascolto (di fronte alla presunzione di conoscerci già.) sia di distanza (di fronte al rischio di assorbirsi o di possedersi). Allora “ospitalità nella famiglia” indica l’attitudine a saper accogliere le attese, i desideri, le intuizioni del coniuge, dei figli, del genitore, vincendo il facile atteggiamento di banalizzazione o di opposizione. Quando in una famiglia  l’uomo ospita la donna, quando i genitori ospitano i figli, e quando i figli ospitano i genitori, si crea un’atmosfera  di stima e di ascolto che permette sia all’interno della famiglia,  sia a tutte le persone che la incontrano,  di sentirsi ben volute  e stimate e quindi dî avere il coraggio di vivere la seconda decisiva  “ accoglienza “, quella nei riguardi degli altri , delle altre famiglie  con i loro  avvenimenti, idee, differenze di cultura, storia, tradizione   ecc... Questo è un passo sicuro verso la “santità “, anzi questa è la via concreta per una santità personale-familiare possibile, contagiosa ,  “ senza frontiere”…

Ora : ogni cammino di Santità trova la sua possibilità e la sua realizzazione in una precisa Spiritualità che non è per nulla uniforme - uguale per ogni stato di vita … Possiamo e dobbiamo dire che per ogni stato di vita vi è una spiritualità propria. Per la spiritualità che sostiene il  cammino di santità delle famiglie parliamo di spiritualità coniugale intendendo per spiritualità , uno stile di vita che, partendo da certi fondamenti e da certe motivazioni interiori – di fede , conduce la coppia ( “ coniugale “ dice la specificità di questa spiritualità che non è per es. quella religiosa , sacerdotale ecc…) a vivere e ad agire nel quotidiano sempre più “ in conformità” al vangelo ( che è BUONA NOTIZIA per tutti !!! ).

Il cammino di questi anni d’esperienza del gruppo famiglie  ha portato ad individuare che cosa è più specifico  ( anche se non esclusivo…) di questa “ spiritualità” rispetto ad altre forme  di esperienza spirituale cristiana . Ricordiamo almeno sinteticamente quelle decisive : la laicità – la coniugalità – la paternità /maternità .

La laicità : pone l’accento sulla capacità e sul compito proprio di santificarsi nel mondo e nel santificare “ le cose del mondo “ evitando pericolosi dualismi e indebite separazioni ( ricorderete lo scorso anno la riflessione sul sacro e il  profano…)Il Laico cristiano vive la dimensione “ ordinaria  “ del Battesimo impegnandosi nella  nelle diverse attività della vita … E’ il “ missionario “ in mezzo agli uomini , inserito nelle “ cose del mondo” per contribuire a restituire al mondo  una fisionomia “cristiana “ , per spandere “ il buon profumo del Vangelo “ nelle cose di ogni giorno …Questa caratteristica è sostanzialmente  propria della spiritualità degli sposi…anche se, qualche volta , un poco di “sana laicità” non farebbe male ai “chierici “ …

 

La coniugalità : si può identificare con la decisione matrimoniale, con il “fare famiglia” , con l’ essere coppia e non più due persone “ singole” nella società …“ due in una carne sola” . I due sono così chiamati a “ decidere  insieme” a  “fare insieme “, a condividere la vita “ nella gioia e nel dolore , nella salute e nella malattia , amandosi e onorandosi per tutta la vita … con la Grazia di Cristo “  

 

La paternità / maternità : porta la coppia a passare dal vivere l’amore per sé al vivere un amore che si fa dono di sé capace di generare . Sappiamo che questa parola non si esaurisce nel semplice “ mettere al mondo i figli ”… Essa piuttosto dice la cura e la collaborazione responsabile della coppia in quanto coppia, verso tutta la realtà creata … la disponibilità a due  di spendersi per la VITA ( i figli in primo luogo… ma non solo…)  in piena libertà dagli esiti …

 

Come abbiamo evidenziato soprattutto nell’itinerario dello scorso anno, occorre riscoprire sempre di più la “ via domestica” dell’essere cristiani e questa è di fatto “ la spiritualità coniugale ” e non solamente quel che serve alla crescita  del singolo individuo o nemmeno alla crescita della comunità : nella coppia infatti o  crescita personale e esperienza di chiesa sono vissute nella mediazione propria “ della spiritualità coniugale “ o possono divenire, e di fatto spesso divengono , ostacoli o zavorre faticose da portare.

 

Note pratiche conclusive :

 

Le altre tappe del nostro itinerario e il “metodo” degli incontri

In questo anno dedicato alla “ santità” descritta  come l’abbiamo descritta sopra,  vogliamo riscoprire – rimeditare - ricondividere  insieme alcuni “ snodi “ decisivi della spiritualità familiare che non solo abbiamo “ appreso” ma che abbiamo cercato e  cerchiamo di  vivere insieme proprio nella logica dell’ accoglienza intima e dell’accoglienza aperta. Potrebbe sembrare per i più “ grandi “  una  ripetizione di cose già dette, ma forse è l’occasione anche per verificare se e come esse hanno saputo e sanno “ penetrare e condurre “ il vissuto concreto delle nostre famiglie …  

Da qui la proposta di itinerario condiviso per Gruppo Sr. e Jr anche se con sottolineature e modalità differenti ma anche con spunti e intuizioni comuni e condivise ( …grazie all’equipe unitaria …)

 

Le tematiche e le date :

a) Santità –Accoglienza  : momento dell’intimità :

1 tappa : Per una ripresa e revisione - riproposizione della spiritualità di coppia 

2 tappa : La vocazione matrimoniale e la sua spiritualità   (  ottobre – novembre )

3 tappa : I consigli evangelici  in relazione alla spiritulità coniugale:“Povertà – Castità – Obbedienza “

b) Santità – Accoglienza : momento dell’ospitalità

4 tappa : Trasmissione della fede in Famiglia

5 tappa  : La coppia aperta e apostolica

 

Il metodo :

Tentando di raccogliere e valorizzare il lavoro di scambio e verifica avvenuto a giugno e nella equipe di settembre,  la proposta del tema e i modi del confronto tra di noi risultano così articolati :

 

Equipe unitaria Famiglia

10 settembre                                                 ( per settembre e ottobre – I tematica )

15 ottobre                                                      ( per novembre – dicembre + uscita - II tem. )

10 dicembre                                                  ( per gennaio e febbraio – III tematica )

4 febbraio                                                      ( per marzo e aprile – IV tematica )

11 marzo                                                       ( per giugno con uscita – V tematica )

24 giugno                                                      ( verifica fine anno) 

 

Attraverso lo scambio a partire dal testo di riferimento e da eventuali approfondimenti che ciascuno potrebbe portare , l’equipe unitaria si confronta in un clima di  preghiera e di ascolto , di racconto fraterno nella fede,  preparando così gli incontri dei gruppi   distribuiti  come segue:

 

Gruppo famiglie Jr.

25 settembre – Unitario

29-30 –1 Novembre  vita comune famiglie

12 dicembre  II tematica

20 febbraio   III tematica

10 aprile       IV tematica

04 giugno     V  tematica  -  ritiro fine anno e conclusioni

17-19 giugno vita comune famiglie

 

Gruppo famiglie Sr.

25 settembre  - Unitario – Introduzione e prima tematica

17-23 ottobre : settimana incontri nella case sulla II tematica 

29-30 –1 Novembre:  vita comune famiglie

20 novembre – approfondimento – scambio insieme sulla  II tematica  

13 -18 dicembre settimana incontri nella case sulla III tematica

22 gennaio –  approfondimento - scambio insieme sulla III tematica  

21 -  26 febbraio  settimana incontri nella case sulla IV tematica

19 marzo –   approfondimento - scambio insieme sulla   IV tematica

11 - 16 aprile  settimana incontri nella case sulla V tematica

4 giugno  - Ritiro fine anno : approfondimento V tematica –  conclusioni

17-19  giugno : vita comune famiglie.

 

P.S: gli incontri nelle case sono una possibilità e un’ occasione preziosa per una riflessione condivisa che non chiede necessariamente una preparazione previa … La “ preparazione” la si fa insieme guidati proprio dalle coppie dell’equipe che presenteranno il tema  e stimoleranno poi un confronto che si auspica risulti  essere più libero e intimo che non nella dimensione del” gruppo grande”.

Gli incontro nelle case  avverranno nei seguenti giorni delle settimane indicate sopra: 

-Fam. Picara                               - il martedì

-Fam. Contro                               - il mercoledì  

-Fam. Dieci                                  - il giovedì

-Fam. Valente / Bortolotto         - il venerdì

 

SCHEDE SINTETICHE

 Per introdurre  l’ascolto e la comunicazione tra noi sulle singole tematiche, tratte da : ” L’olio della lampada “ esercizi spirituali .. tra le pareti di casa – ed. Comunità di Caresto

Dedicati alla propria Chiesa


Il carisma dell’AC è quello di laici dedicati, in modo stabile e organico alla missione della Chiesa nella sua globalità.
Dedicati: è un termine intenso, che dice il legame spirituale e insieme affettivo; dice impegno concreto; dicedi un servizio, che nasce dall’amore e si alimenta di corresponsabilità, con cuore di figli. L’essere dedicati indica una scelta della vita, non episodica ma permanente, un’attenzione rivolta a tutta la comunità e capace
di assumere impegni concreti in risposta alle esigenze del luogo e del tempo.

In Azione Cattolica si vive pere nella Chiesa facendo della vita di essa l’oggetto della propria dedizione.
La Chiesa cui l’AC si dedica è in primo luogo quella diocesana, alla cui crescita offre, con la propria soggettività, il contributo originale della vita associativa e dei propri percorsi formativi, oltre che la disponibilità delle singole persone. Nella diocesi, l’Azione Cattolica vive in comunione con il ministero del vescovo, disponibile a contribuire ad elaborare le scelte pastorali della comunità e a curarne l’attuazione, in spirito di unità con tutti.

Il legame con la Chiesa diocesana vive giorno per giorno nella parrocchia; in essa l’AC sperimenta la concretezza di una Chiesa da amare ogni giorno nella sua realtà positiva e nei suoi difetti; da accogliere e sostenere; da sospingere al largo e da servire con umiltà. Ma oggi non si può scegliere la parrocchia se non attraverso un lavoro formativo che sostenga il cammino della quotidianità, che insegni un amore oblativo e capace di sacrificio, che sappia attraversare le situazioni di conflitto con chiarezza e con amore, che faccia praticare i percorsi della comunione con le persone con cui abbiamo familiarità quotidiana, che insegni una pazienza che non spegne gli slanci e una fedeltà che non scade nella mediocrità, che insegni a osare prospettive nuove assunte per fedeltà e rifiuti ogni ripiegamento, ogni rassegnazione.

La formazione dell’AC insegna i percorsi esigenti della dedizione che non fa notizia e dell’amore nascosto che si spende senza riserve. Vissuto nella parrocchia, questo amore creativo e forte diventa lo stile di ogni giorno e di ogni ambiente.

In associazione, cioè insieme
Il carisma dell’AC è comunitario: non si vive isolatamente ma insieme, in una testimonianza corale ed organica; per noi prende la forma dell’associazione. L’esperienza associativa costituisce una scuola di grande valore; essa richiede attenzioni e cura perché non scada in puro fatto organizzativo, ma conservi la carica mana e spirituale di incontro tra le persone, in una familiarità che tende alla comunione e in un coinvolgimento che tende alla corresponsabilità. La scelta democratica esprime questi orientamenti per costruire un’esperienza che nasca dal contributo di tutti e si avvalga della partecipazione di ciascun aderente.

L’essere associazione impegna a camminare nell’unità e a fare famiglia: per la Chiesa, segno di comunione e di amore; per ogni persona, tirocinio di socialità, con la sua esigenza di concorrere a realizzare obiettivi comuni e con la disciplina che essa esige perché si possa camminare insieme, tenendo conto delle esigenze e del passo degli altri. Ma anche tirocinio di vita ecclesiale, che chiede la tensione all’unità, all’integrazione, alla testimonianza di quella comunione che è dono e impegno e che esige di tramutarsi in percorsi che realizzano una fraternità senza confini.

Il vivere insieme contribuisce ad elaborare in modo concreto il profilo spirituale ed ecclesiale del laico di AC e a far emergere la fisionomia definita della nostra esperienza associativa e formativa. Quell’identità associativa che è impossibile definire a partire dalle cose da fare, e che è difficile da descrivere in maniera astratta, emerge dall’esperienza. Essa è frutto del vivere aperto e creativo di un gruppo di persone che, avendo assunto insieme il carisma dell’AC, hanno scelto la comunicazione, lo scambio, il dialogo. Questonon solo arricchisce le singole persone, ma consente di elaborare una cultura associativa: atteggiamenti comuni di fronte alla realtà, sensibilità condivise, accenti che ritornano con insistenza nei pensieri e nello stile delle persone di AC.


Estratto dall’Introduzione del progetto formativo di Azione Cattolica: Perché sia formato Cristo in voi.

Sottocategorie

La catechesi degli adulti          

1.      DARE IL PRIMATO A DIO

 a) Valore e prospettive

Occorre tornare a Cristo per scoprire il volto del Padre. Nella nostra vita concreta, restituire il primato a Dio significa conformarci a Cristo e assumerlo come modello della nostra vita.
Gesù si pone come modello e ci indica la strada per quanto riguarda la preghiera, la carità e la giustizia, sia in ambito personale che comunitario.
Dobbiamo educarci a motivare il nostro comportamento, personale e comunitario, affinché il senso del nostro impegno sia la sequela di Cristo, trasformando la semplice solidarietà umana in carità cristiana.

 b) In concreto

Per maturare la fede:

Nella preghiera personale e comunitaria, nella catechesi e nella liturgia, dovremo trovare delle modalità, attraverso le quali la comunità si ritrovi a porre Dio al centro della propria azione.

  • Per rimettere Dio al primo posto nella propria vita occorre una scelta. Cosa deve fare la Parrocchia innanzitutto perchè la domanda dei sacramenti diventi scelta?
  • Il sacramenti della iniziazione cristiana, sono i momenti più importanti per poter coinvolgere anche gli adulti, che a volte solo in queste occasioni trovano gli spunti per una revisione della propria vita di fede.
  • In questo senso è importante la catechesi battesimale e postbattesimale, perché è occasione di incontro ed annuncio della fede accogliente della comunità. La Parrocchia deve anche saper parlare di Dio , dando nuovo vigore all’esperienza della Parola annunciata nella propria comunità, dove tutti siano
  • coinvolti, indipendentemente dalla propria preparazione.  Dare importanza al percorso di preparazione al matrimonio per i fidanzati
  • Predisporre momenti di preghiera, per gli aderenti ai vari gruppi e per tutti, che coprano alcune ore del mattino o del pomeriggio, in particolari circostanze momenti dedicati all’ascolto e studio della Parola.
  •        Sembra importante riproporre con forza un cammino di educazione al senso della liturgia. Ogni “gruppo” parrocchiale è parte importante della comunità e deve quindi vivere con speciale impegno gli appuntamenti unitari che vengono proposti (esercizi spirituali, incontri in Avvento e Quaresima,
  • il Cenacolo settimanale del mercoledì.Se una adeguata presenza dei sacerdoti lo permette, si dovrebbe dare maggior importanza e risalto al sacramento della Riconciliazione e alla guida spirituale, momenti importanti per rimetter Dio al centro della nostra vita

 

Missione che passione

Fiocco azzurro (o rosa) nella nostra parrocchia è nato il gruppo missionario. Con tante iniziative già presenti, c’era bisogno anche di questa novità e di questo impegno, potrebbe dire qualcuno. La risposta è SI! C’era e c’è bisogno di risvegliare in ognuno di noi questa attenzione perché noi siamo la Chiesa di Gesù e, come ci ricorda il Santo Padre nel messaggio in occasione della prossima giornata missionaria mondiale, citando anche altri suoi predecessori: “la Chiesa è missionaria per sua natura, cioè esiste per evangelizzare”. Il Papa ci ricorda anche che “non possiamo rimanere tranquilli al pensiero che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo Messaggio di salvezza.” Ovviamente accanto a questo obiettivo principale c’è poi tutto un contorno fatto di diritti negati, di fame, di mancanza del necessario per vivere… Così negli ultimi tempi le varie esperienze di alcune persone hanno trovato il naturale sbocco nella nascita di questo nuovo gruppo, la spinta missionaria è differente in ognuno di noi, ma la passione citata nel titolo è comune a tutti. Evidentemente il desiderio è quello di risvegliare una passione analoga in ognuno di voi che legge questo breve articolo in modo che chi lo desidera possa trovare un suo spazio all’interno per proporre iniziative, attenzioni e dare il proprio contributo in tutti i modi che la fantasia umana e la Provvidenza ci suggerisce. Non crediamo sia superfluo ricordare che chi ha vissuto esperienze di tipo missionario o di qualsiasi tipo di attenzione agli altri, in realtà, pensando di dare un po’ del suo tempo o delle sue competenze, si accorge poi di avere ricevuto molto di più di quello che le sue povere mani hanno saputo donare. Dunque quella di far parte del gruppo missionario della nostra parrocchia è davvero un’opportunità per tutti, adulti e giovani perché ognuno ha qualche piccolo pesciolino o panino da poter donare, sarà poi la grandezza e la bontà di Dio a trasformarle in cibo per tutti

 Vi aspettiamo

Il Gruppo Missionario 

 

  Vi aspettiamo

Il Gruppo Missionario