Formazione Adulti

PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE  - Incontro del  18/02

V incontro – “Amoris Laetitia”  - capitolo IV parte II

 

CRESCERE NELLA CARITA’ CONIUGALE

Preghiera d’inizio

Ottienici, Gesù, per intercessione della tua  Madre Maria, di san Giuseppe e di san Paolo, d’avere in famiglia una “carità magnanima”, che ci renda capaci di donarci gli uni gli altri con vero affetto, anche quando, come risposta, avessimo ingratitudine e rifiuto.

“Una carità benigna” che ci aiuti ad imitare, nell’amore oblativo, il Cristo crocifisso, come chiede il tuo Apostolo a noi, coniugi cristiani

“Una carità non invidiosa” che, perciò, sappia scoprire e godere dei doni spirituali di cui è ricco colui / colei che il Padre ha scelto come nostro compagno/a di vita. Una carità che ci faccia accogliere, ogni giorno, i nostri familiari come dono di Dio e ci faccia evitare d’inseguire sogni fantastici d’una famiglia ideale (che non esiste).

“Una carità che, come quella di Paolo, non si vanti né si gonfi”, ma tutto attribuisca alla grazia del Signore.

“Una carità che non manchi di rispetto” per nessun membro della famiglia; e che anche in colui o in colei che avesse sbagliato in modo gravissimo, sappia scorgere l’immagine di Dio, sappia vedere il volto di Cristo.

“Una carità che non cerchi il proprio interesse” ma quello degli altri familiari, sapendo che tutti ci sono stati affidati dal Padre ; una carità che perciò «si sforzi di piacere a tutti in tutto, senza cercare l’utile proprio ma quello di tutti, perché giungano alla salvezza».

E se qualche volta, malgrado i propositi, la nostra “carità (come quella di Paolo) si adirasse”, fa’ che questa ira sia rivolta al peccato, non al peccatore, in modo che la correzione sia percepita da chi la riceve, come un gesto d’amore.

Quando, poi, dovessimo ricevere del male da qualcuno dei nostri familiari, ti preghiamo d’ottenerci “una carità che non ne tenga conto”, imitandoti, Gesù, quando, crocifisso, hai donato te stesso alla Chiesa per renderla santa ed immacolata.

Signore, fa’ che la nostra carità ci faccia vivere la beatitudine di chi “soffre per ogni ingiustizia”. Ottienici, in positivo, come genitori ed educatori, d’edificare insieme “la civiltà dell’amore”, con l’impegno a far di tutto perché i nostri figli siano sempre “buoni cristiani e buoni cittadini”.

Gesù, fa’ che “la nostra carità si compiaccia sempre e solo della verità”, che sei tu, o Signore. Facci capaci di testimoniare con la nostra vita familiare “lo splendore della tua Verità”, perché altri scoprano gli ideali evangelici che rendono bella ogni vita.

Vorremmo, infine, che “la nostra carità, come quella di Paolo, arrivasse a coprire tutto, a credere in tutti, a sperare sempre, e a sopportare ogni difficoltà”, soprattutto in famiglia, per vivere, così, la beatitudine promessa ai misericordiosi e ottenere, a nostra volta, la tua infinita misericordia.

Così anche noi, come l’Apostolo, potremo dire ai nostri figli, ai nostri nipoti e a nostri vicini: «Fatevi nostri imitatori (nella carità), come noi lo siamo di Cristo». Amen.

 

Lettura

  1. Darsi tempo, tempo di qualità, che consiste nell’ascoltare con pazienza e attenzione, finché l’altro abbia espresso tutto quello che aveva bisogno di esprimere. Questo richiede l’ascesi di non incominciare a parlare prima del momento adatto. Invece di iniziare ad offrire opinioni o consigli, bisogna assicurarsi di aver ascoltato tutto quello che l’altro ha la necessità di dire. Questo implica fare silenzio interiore per ascoltare senza rumori nel cuore e nella mente: spogliarsi di ogni fretta, mettere da parte le proprie necessità e urgenze, fare spazio. Molte volte uno dei coniugi non ha bisogno di una soluzione ai suoi problemi ma di essere ascoltato. Deve percepire che è stata colta la sua pena, la sua delusione, la sua paura, la sua ira, la sua speranza, il suo sogno. Tuttavia sono frequenti queste lamentele: “Non mi ascolta.

Quando sembra che lo stia facendo, in realtà sta pensando ad un’altra cosa”. “Parlo e sento che sta aspettando che finisca una buona volta”. “Quando parlo tenta di cambiare argomento, o mi dà risposte rapide per chiudere la conversazione”.

 

Commento e ripresa diretta del testo stesso nelle sue parti più significative

Le conseguenze di quanto detto nella prima parte del Cap IV a partire dall’ Inno alla Carità  sono riprese nella seconda parte del capitolo di cui offriamo una sintesi ragionata a partire dal titolo che introduce la seconda parte del testo : Crescere nella carità coniugale:

   [120] L’inno di san Paolo, che abbiamo percorso, ci permette di passare alla carità coniugale.

Essa è l’amore che unisce gli sposi,115 santificato, arricchito e illuminato dalla grazia del sacramento del matrimonio. È « un’unione affettiva »,spirituale e oblativa, che però raccoglie in sé la tenerezza dell’amicizia e la passione erotica, benché sia in grado di sussistere anche quando i sentimenti e la passione si indebolissero. Il Papa Pio XI ha insegnato che tale amore permea tutti i doveri della vita coniugale…  Infatti, tale amore forte, versato dallo Spirito Santo, è il riflesso dell’Alleanza indistruttibile tra Cristo e l’umanità, culminata nella dedizione sino alla fine, sulla croce: « Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amato. L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale ».

Il Papa ricorda a questo punto tanto agli sposi quanto ai pastori della Chiesa che:

    [122] non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché il matrimonio come segno implica « un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio »

Tuttavia ribadisce chiaramente quanto segue:

    [123]  L’unione che si cristallizza nella promessa matrimoniale per sempre, è più che una formalità sociale o una tradizione, perché si radica nelle inclinazioni spontanee della persona umana; e, per i credenti, è un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà: « Il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto: […] nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio » (Ml 2,14.15.16).

   [124] Un amore debole o malato, incapace di accettare il matrimonio come una sfida che ri chiede di lottare, di rinascere, di reinventarsi e ricominciare sempre di nuovo fino alla morte, non è in grado di sostenere un livello alto di impegno. Cede alla cultura del provvisorio, che impedisce un processo costante di crescita. Però « promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata ». Perché tale amore possa attraversare tutte le prove e mantenersi fedele nonostante tutto, si richiede il dono della grazia che lo fortifichi e lo elevi…

    [125]. Il matrimonio, inoltre, è un’amicizia che comprende le note proprie della passione, ma

sempre orientata verso un’unione via via più stabile e intensa. Perché « non è stato istituito soltanto per la procreazione », ma affinché l’amore reciproco « abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità » Questa peculiare amicizia tra un uomo e una donna acquista un carattere totalizzante che si dà unicamente nell’unione coniugale. Proprio perché è totalizzante questa unione è anche esclusiva, fedele e aperta alla generazione. Si condivide ogni cosa, compresa la sessualità, sempre nel reciproco rispetto.

    [126] Nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore. Quando la ricerca del piacere è ossessiva, rinchiude in un solo ambito e non permette di trovare altri tipi di soddisfazione. La gioia, invece, allarga la capacità di godere e permette di trovare gusto in realtà varie, anche nelle fasi della vita in cui il piacere si spegne. Per questo san Tommaso diceva che si usa la parola “gioia” per riferirsi alla dilatazione dell’ampiezza del cuore.

 

Tutto questo sempre e comunque nella logica della realtà e non di una idealità insostenibile:

    [135] Non fanno bene alcune fantasie su un amore idilliaco e perfetto, privato in tal modo di ogni stimolo a crescere. Un’idea celestiale dell’amore terreno dimentica che il meglio è quello che non è stato ancora raggiunto, il vino maturato col tempo. Come hanno ricordato i Vescovi del Cile, « non esistono le famiglie perfette che ci propone la pubblicità ingannevole e consumistica. In esse non passano gli anni, non esistono le malattie, il dolore, la morte […]. La pubblicità consumistica mostra un’illusione che non ha nulla a che vedere con la realtà che devono affrontare giorno per giorno i padri e la madri di famiglia ».

E’ questo un monito che ricalca la critica alla famiglia consumistica proposta dai mass media: non esiste né la “famiglia Mulino Bianco”, ma neppure la “famiglia angelicata”. Essere una famiglia cristiana non vuol dire non avere difetti o imperfezioni. La famiglia cristiana è chiamata alla santità, ma santità e perfezione non sono sinonimi e comunque è un processo, lungo, laborioso, fatto di cadute e di progressi.

Entra poi in gioco nelle parole del pontefice il tema della sessualità vissuta come parte essenziale della vita di coppia, non come “di più” ma con la consapevolezza che il piacere legato all’amore fisico è dono di Dio, e che l’altro, il coniuge, è Creatura e in quanto tale detentrice di una dignità che non va mai messa in gioco: della sessualità l’unica parte da mettere sotto controllo è l’idea del possesso, della considerazione dell’altro-da-sé come oggetto.

    [148] L’educazione dell’emotività e dell’istinto è necessaria, e a tal fine a volte è indispensabile porsi qualche limite. L’eccesso, la mancanza di controllo, l’ossessione per un solo tipo di piaceri, finiscono per debilitare e far ammalare lo stesso piacere, e danneggiano la vita della famiglia. In realtà si può compiere un bel cammino con le passioni, il che significa orientarle sempre più in un progetto di autodonazione e di piena realizzazione di sé che arricchisce le relazioni interpersonali in seno alla famiglia. Non implica rinunciare ad istanti di intensa gioia, ma assumerli in un intreccio con altri momenti di generosa dedizione, di speranza paziente, di inevitabile stanchezza, di sforzo per un ideale. La vita in famiglia è tutto questo e merita di essere vissuta interamente.

    [150] Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature. Quando la si coltiva e si evita che manchi di controllo, è per impedire che si verifichi « l’impoverimento di un valore autentico ». San Giovanni Paolo II ha respinto l’idea che l’insegnamento della Chiesa porti a « una negazione del valore del sesso umano » o che semplicemente lo tolleri «per la necessità stessa della procreazione». Il bisogno sessuale degli sposi non è oggetto di disprezzo e «non si tratta in alcun modo di mettere in questione quel bisogno»

    [151] La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore. In tal modo « il cuore umano diviene partecipe, per così dire, di un’altra spontaneità ». In questo contesto, l’erotismo appare come manifestazione specificamente umana della sessualità. In esso si può ritrovare «il significato sponsale del corpo e l’autentica dignità del dono».

    [153] In questa epoca diventa alto il rischio che anche la sessualità sia dominata dallo spirito velenoso dell’“usa e getta”. Il corpo dell’altro è spesso manipolato come una cosa da tenere finché offre soddisfazione e da disprezzare quando perde attrattiva. Si possono forse ignorare o dissimulare le costanti forme di dominio, prepotenza, abuso, perversione e violenza sessuale, che sono frutto di una distorsione del significato della sessualità e che seppelliscono la dignità degli altri e l’appello all’amore sotto un’oscura ricerca di sé stessi?

    [156] Riprendiamo la sapiente spiegazione di san Giovanni Paolo II: «L’amore esclude ogni genere di sottomissione, per cui la moglie diverrebbe serva o schiava del marito […]. La comunità o unità che essi debbono costituire a motivo del matrimonio, si realizza attraverso una reciproca donazione, che è anche una sottomissione vicendevole»

 

A corollario di questo, con grande sapienza e realismo, il Papa avverte che oggi, più che mai, il matrimonio è la scelta continua dell’altro. E’ una sfida al conoscersi ogni momento di più e meglio perché – col prolungarsi della vita – è necessario approfondire i motivi della relazione, trasformarli, in ossequio alle varie fasi della vita:

    [163] prolungarsi della vita fa sì che si verifichi qualcosa che non era comune in altri tempi: la relazione intima e la reciproca appartenenza devono conservarsi per quattro, cinque o sei decenni, e questo comporta la necessità di ritornare a scegliersi a più riprese. Forse il coniuge non è più attratto da un desiderio sessuale intenso che lo muova verso l’altra persona, però sente il piacere di appartenerle e che essa gli appartenga, di sapere che non è solo, di aver un “complice” che conosce tutto della sua vita e della sua storia e che condivide tutto. È il compagno nel cammino della vita con cui si possono affrontare le difficoltà e godere le cose belle. Anche questo genera una soddisfazione che accompagna il desiderio proprio dell’amore coniugale. Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita.

 

Infine va notata la chiusura veramente intensa e carica di commozione dell’ intero  capitolo :

    [164] Nella storia di un matrimonio, l’aspetto fisico muta, ma questo non è un motivo perché

l’attrazione amorosa venga meno. Ci si innamora di una persona intera con una identità propria,

non solo di un corpo, sebbene tale corpo, al di là del logorio del tempo, non finisca mai di esprimere in qualche modo quell’identità personale che ha conquistato il cuore. Quando gli altri non possono più riconoscere la bellezza di tale identità, il coniuge innamorato continua ad essere capace di percepirla con l’istinto dell’amore, e l’affetto non scompare. Riafferma la sua decisione di appartenere ad essa, la sceglie nuovamente ed esprime tale scelta attraverso una vicinanza fedele e colma di tenerezza. La nobiltà della sua decisione per essa, essendo intensa e profonda, risveglia una nuova forma di emozione nel compimento della missione coniugale. Perché « l’emozione provocata da un altro essere umano come persona [...] non tende di per sé all’atto coniugale». Acquisisce altre espressioni sensibili perché l’amore « è un’unica realtà, seppur con diverse dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione può emergere maggiormente ».Il vincolo trova nuove modalità ed esige la decisione di riprendere sempre nuovamente a stabilirlo. Non solo però per conservarlo, ma per farlo crescere. È il cammino di costruirsi giorno per giorno. Ma nulla di questo è possibile se non si invoca lo Spirito Santo, se non si grida ogni giorno chiedendo la sua grazia, se non si cerca la sua forza soprannaturale, se non gli si richiede ansiosamente che effonda il suo fuoco sopra il nostro amore per rafforzarlo, orientarlo e trasformarlo in ogni nuova situazione.

PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE   

  IV incontro - “Amoris Laetitia” -  capitolo IV parte I -  con i fidanzati del 28/1

 

Qui di seguito trovate lo schema dell’incontro comune anche con i fidanzati  in occasione della Festa della Famiglia. Inoltre vi ho già preparato - di seguito - anche il materiale per incontro di febbraio dove affronteremo al II parte del cap. 4 di AL

Preghiera d’inizio

Gesù, Maria e Giuseppe,

in voi contempliamo

lo splendore dell'amore vero,

a voi con fiducia ci rivolgiamo.

 

Santa Famiglia di Nazareth,

rendi anche le nostre famiglie

luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,

autentiche scuole del Vangelo

e piccole Chiese domestiche.

 

Santa Famiglia di Nazareth,

mai più nelle famiglie si faccia esperienza

di violenza, chiusura e divisione:

chiunque è stato ferito o scandalizzato

conosca presto consolazione e guarigione

 

Gesù, Maria e Giuseppe,

ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen

 


LETTURA

Testo dalla lettera di San Paolo ai Corinzi :

« La carità è paziente,

benevola è la carità;

non è invidiosa,

non si vanta,

non si gonfia d’orgoglio,

non manca di rispetto,

non cerca il proprio interesse,

non si adira,

non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell’ingiustizia

ma si rallegra della verità.

Tutto scusa,

tutto crede,

tutto spera,

tutto sopporta » (1 Cor 13,4-7)

 

 

Presentazione e introduzione al momento di confronto scambio …

Uno dei ”cuori“ pulsanti  dell’ “Amoris Laetitia” di Papa Francesco è il capitolo 4 che si apre con l’inno di S. Paolo all’amore che abbiamo appena ascoltato, uno dei testi più scelti dagli sposi per le letture del loro  matrimonio.  Il Papa lo rilegge infatti in  relazione all’amore coniugale. Il capitolo IV della AL è,  a tutti gli effetti,  un piccolo sunto del  matrimonio e della vita amorosa ad uso delle una coppie cristiane. In esso viene riversata davvero tutta la sapienza  della Chiesa sulla sponsalità. Si trovano anche moltissimi i richiami alle precedenti encicliche sul tema ed in particolare ai predecessori diretti di Papa Francesco, cioè Benedetto XVI e San Giovanni Paolo II.

Nella prima parte – dalla quale partiremo noi per il confronto di oggi tra coppie sposate e fidanzati, il testo si propone di spiegare le apparentemente semplici parole di San Paolo costruendo, a partire da esse, una profonda riflessione su come devono essere le relazioni tra gli sposi alla luce del pensiero paolino. Un commentatore lo ha descritto così E’ – a tutti gli effetti – il manuale per gli sposi e per i pastori che accompagnano gli sposi nel loro percorso di vita, sia nei corsi prematrimoniali ma, anche dopo e durante la vita coniugale… “ Per cui nulla di più indicato per il nostro incontro di oggi.

 

Per aiutare il confronto tra di noi nella seconda parte dell’incontro proviamo a riprendere i diversi aspetti del testo di Paolo così come li ripropone il Papa ad uso delle coppie:

 

Si comincia con la pazienza:

    [92] Essere pazienti non significa lasciare che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni fisiche, o permettere che ci trattino come oggetti. Il problema si pone quando pretendiamo che le relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette, o quando ci collochiamo al centro e aspettiamo unicamente che si faccia la nostra volontà. Allora tutto ci spazientisce, tutto ci porta a reagire con aggressività. Se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira.

Segue …la benevolenza…

    [93] Paolo vuole mettere in chiaro che la “pazienza” nominata al primo posto non è un atteggiamento totalmente passivo, bensì è accompagnata da un’attività, da una reazione dinamica e creativa nei confronti degli altri. Indica che l’amore fa del bene agli altri e li promuove. Perciò si traduce come “benevola”

…si invita a fuggire la gelosia…

    [95] si rifiuta come contrario all’amore un atteggiamento espresso con il termine zelos (gelosia o invidia). Significa che nell’amore non c’è posto per il provare “dispiacere” a causa del bene/ successo dell’altro. L’invidia è una tristezza per il bene altrui che dimostra che non ci interessa la felicità degli altri, poiché siamo esclusivamente concentrati sul nostro benessere. Il vero amore apprezza i successi degli altri, non li sente come una minaccia, e si libera del sapore amaro dell’invidia. Accetta il fatto che ognuno ha doni differenti e strade diverse nella vita.

   [96] L’amore invece ci porta a un sincero apprezzamento di ciascun essere umano, riconoscendo il suo diritto alla felicità e alla realizzazione di se in primo luogo nei confronti dell’amato / amata. Forse ci si aspettava qualcosa sulla gelosia intesa come sentimento legato alla esclusività del rapporto… Ma il Papa non ha letto in questo senso il testo di Paolo.

…non si vanta e non si gonfia d’orgoglio….

    [97] Chi ama, non solo evita di parlare troppo di sé stesso, ma inoltre, poiché è centrato negli altri, sa “stare al suo posto”, senza pretendere di stare sempre al centro dell’attenzione del mondo intero.

    [98] Gesù ricordava ai suoi discepoli che nel mondo del potere ciascuno cerca di dominare l’altro, e per questo dice loro: « tra voi non sarà così » (Mt 20,26). La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far loro sentire il suo potere, ma quella per cui « chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore » (Mt 20,27). Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri, o la competizione per vedere chi è più intelligente o potente, perché tale logica fa venir meno l’amore. Vale anche per la famiglia questo consiglio: « Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili » (1 Pt 5,5).

…non manca di rispetto… ( oggi è questione molto attuale !!! )

    [99] l’amore non opera in maniera rude, non agisce in modo scortese, non è duro nel tratto. I suoi modi, le sue parole, i suoi gesti, sono gradevoli e non aspri o rigidi e tantomeno possessivi e violenti. ( e qui forse la gelosia c’ entra …) La cortesia « è una scuola di sensibilità e disinteresse » che esige dalla persona che « coltivi la sua mente e i suoi sensi, che impari ad ascoltare, a parlare e in certi momenti a tacere ». Essere amabile non è uno stile che un cristiano possa scegliere o rifiutare: è parte delle esigenze irrinunciabili dell’amore perciò… ogni giorno, « entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte “ordinariamente” della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. […] E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore ».

    [100] Chi ama è capace di dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano. Vediamo, per esempio, alcune parole che Gesù diceva alle persone: « Coraggio figlio! » (Mt 9,2). « Grande è la tua fede! » (Mt 15,28). « Alzati! » (Mc 5,41). « Va’ in pace » (Lc 7,50). « Non abbiate paura » (Mt 14,27). Non sono parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano. Nella famiglia bisogna imparare questo linguaggio amabile di Gesù.

…non cerca il suo interesse…

    [101] Il Papa lo chiama anche “distacco generoso“. L’amore “non cerca il proprio interesse”, o “non cerca quello che è suo”. Questa espressione è usata pure in un altro testo da Paolo:« Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri » (Fil 2,4). Davanti ad un’affermazione così chiara delle Scritture, bisogna evitare di attribuire priorità all’amore per sé stessi come se fosse più nobile del dono di sé stessi agli altri. Una certa priorità dell’amore per sé stessi può intendersi solamente come una condizione psicologica, in quanto chi è incapace di amare sé stesso incontra difficoltà ad amare gli altri: « Chi è cattivo con sé stesso con chi sarà buono? […] Nessuno è peggiore di chi danneggia sé stesso » (Sir 14,5-6).

…non tiene conto del male ricevuto...

    [103] L’indignazione in se è sana quando ci porta a reagire di fronte a una grave ingiustizia, ma è dannosa quando tende ad impregnare tutti i nostri atteggiamenti verso gli altri. Anche perché è facile essere giudici ma è difficile giudicarsi o lasciarsi giudicare su propri errori.

    [104] Il Vangelo invita piuttosto a guardare la trave nel proprio occhio (cfr Mt 7,5), e come cristiani non possiamo ignorare il costante invito della Parola di Dio a non alimentare l’ira: « Non lasciarti vincere dal male » (Rm 12,21). « E non stanchiamoci di fare il bene » (Gal 6,9). Una cosa è sentire la forza dell’aggressività che erompe e altra cosa è acconsentire ad essa, lasciare che diventi un atteggiamento permanente: « Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira”

Ecco allora un preziosissimo consiglio per tutti : Non bisogna mai finire la giornata senza fare pace in famiglia. « E come devo fare la pace? Mettermi in ginocchio? No! Soltanto un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare torna. Basta una carezza, senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace! »

La chiave di volta di tutto il sistema non può alla fine che essere il perdono, che non è “lasciar correre” ma un atteggiamento interiore che parte da una conversione interiore.     

    [106] Quando siamo stati offesi o delusi, il perdono è possibile e auspicabile, ma nessuno dice che sia facile. La verità è che « la comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l’egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare ».

    [107] Oggi sappiamo che per poter perdonare abbiamo bisogno di passare attraverso l’esperienza liberante di comprendere e perdonare noi stessi. Tante volte i nostri sbagli, o lo sguardo critico delle persone che amiamo, ci hanno fatto perdere l’affetto verso noi stessi. Questo ci induce alla fine a guardarci dagli altri, a fuggire dall’affetto, a riempirci di paure nelle relazioni interpersonali. Dunque, poter incolpare gli altri si trasforma in un falso sollievo. C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare sé stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi, per poter avere questo medesimo atteggiamento verso gli altri.

    [108]  Ma questo presuppone l’esperienza squisitamente cristiana di ”di essere perdonati da Dio”, giustificati gratuitamente e non per i nostri meriti. Siamo stati raggiunti da un amore previo ad ogni nostra opera, che offre sempre una nuova opportunità, promuove e stimola. Se accettiamo che l’amore di Dio è senza condizioni, che l’affetto del Padre non si deve comprare né pagare, allora potremo amare al di là di tutto, perdonare gli altri anche quando sono stati ingiusti con noi. Diversamente, la nostra vita in famiglia cesserà di essere un luogo di comprensione, accompagnamento e stimolo, e sarà uno spazio di tensione permanente e di reciproco castigo.

Infine il n 111 del capitolo 4 di Amoris Laetitia ci spiega come:

    L’elenco si completa con quattro espressioni che parlano di una totalità: “tutto”. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. In questo modo, si sottolinea con forza il dinamismo contro-culturale dell’amore, capace di far fronte a qualsiasi cosa lo possa minacciare...

 

E noi cosa pensiamo di ciò che il Papa ha voluto qui proporci ? Da fidanzati, da sposati ci pare “sostenibile” una visione così ? Quali aspetti condividiamo e abbiamo spesso sperimentato nella nostra vita di coppia ?

Quali ci paiono “sogno” irrealizzabile e perché ?

Il fatto del credere come interagisce con questo modo di intendere la relazione coniugale? Una forma di vita insieme così intesa può prescindere dalla fede ?

Scrive infatti il Papa al n 163 “Nulla di questo è possibile se non si invoca lo Spirito Santo, se non si grida ogni giorno chiedendo la sua grazia, se non si cerca la sua forza soprannaturale, se non gli si richiede ansiosamente che effonda il suo fuoco sopra il nostro amore per rafforzarlo, orientarlo e trasformarlo in ogni nuova situazione.

Siamo d’accordo oppure no ?

 

Pausa

 

Scambio in gruppo

PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE  - materiale preparatorio incontro del 17/12

  III incontro - “Amoris Laetitia”  capitolo I

 


Preghiera d’inizio

« Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita!

Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!

Pace su Israele! » (Sal 128,1-6).

Gloria…

 

Dalla “Amoris Laetitia” di Papa Francesco

  1. La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua (cfr Gen 4), fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello (cfr Ap 21,2.9).

Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27), rappresentano tante situazioni familiari, create dalla libertà di quanti vi abitano, perché, come scrive il poeta, « ogni casa è un candelabro »…Varchiamo dunque la soglia di questa casa serena, con la sua famiglia seduta intorno alla mensa festiva. Al centro troviamo la coppia del padre e della madre con tutta la loro storia d’amore. In loro si realizza quel disegno primordiale che Cristo stesso evoca con intensità: « Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina? » (Mt 19,4). E riprende il mandato del Libro della Genesi: « Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne » (Gen 2,24).

29.Con questo sguardo, fatto di fede e di amore, di grazia e di impegno, di famiglia umana e di Trinità divina, contempliamo la famiglia che la Parola di Dio affida nelle mani dell’uomo, della donna e dei figli perché formino una comunione di persone che sia immagine dell’unione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’attività generativa  ed educativa è, a sua volta, un riflesso dell’opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera quotidiana, la lettura della Parola di Dio e la comunione eucaristica per far crescere l’amore e convertirsi sempre più in tempio dove abita lo Spirito…Davanti ad ogni famiglia si presenta l’icona della famiglia di Nazaret, con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi, come quando dovette patire l’incomprensibile violenza di Erode, esperienza che si ripete tragicamente ancor oggi in tante famiglie di profughi rifiutati e inermi. Come i magi, le famiglie sono invitate a contemplare il Bambino e la Madre, a prostrarsi e ad adorarlo (cfr Mt 2,11). Come Maria, sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio (cfr Lc 2,19.51). Nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente. Perciò può aiutarci a interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio.

 

Amoris Lætitia, capitolo I

Alla luce della Parola

 

Per una comprensione sintetica che presume la lettura del testo integrale.

«La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua, fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello». Inizia così il primo capitolo dell’Esortazione apostolica Amoris lætitia in cui papa Francesco riflette sulla famiglia a partire dalle Sacre Scritture. Lo abbiamo messo come secondo nella nostra rilettura proprio perché vorremmo rileggere le sfide e le questioni aperte dal cap. II alla luce della Parola di Dio riprendendo e lasciando illuminare da Essa anche le domande e le questioni emerse nello scambio della scorsa volta. 

Facendosi guidare dal Salmo 128, che ancora oggi si proclama sia nella liturgia nuziale ebraica che in quella cristiana, il Papa varca la soglia della famiglia seduta intorno alla mensa festiva. Prendendo spunto dalle situazioni descritte nel salmo, richiama il progetto originario di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha creato maschio e femmina, e, sorprendentemente, l’“immagine di Dio” ha come parallelo esplicativo proprio la coppia “maschio e femmina”. La coppia, che ama e genera la vita, manifesta il Dio creatore e salvatore e la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio Trinità che è comunione d’amore. E la famiglia è il suo riflesso vivente.

Papa Francesco, citando il secondo capitolo della Genesi, riflette poi sulla solitudine di Adamo nel giardino dell’Eden, solitudine che è risolta solo nell’incontro con un volto, con un “tu”, con una donna, in un rapporto di dialogo e reciprocità. I due insieme e solo insieme ( maschio e femmina insieme formano “l’UOMO”) costituiscono la famiglia il cui frutto e futuro dell’amore si incarna nei figli: il Papa, riprendendo il salmo, mette in evidenza l’importanza dei figli all’interno della famiglia collocandoli nella “ giusta “ relazione con i genitori come anche il titoli dei capitoli suggeriscono : In primis TU E LA SPOSA e in secundis I FIGLI COME VIRGULTI DI ULIVO…

La riflessione continua richiamando la dimensione di “Chiesa domestica” che emerge dal Nuovo Testamento, dove si parla della «Chiesa che si riunisce nella casa» in cui si prega insieme e in cui Dio si presenta con la sua benedizione. Indimenticabile è la scena dipinta nell’Apocalisse: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).

La Bibbia considera la famiglia anche come sede della catechesi dei figli, il luogo dove i genitori diventano i primi maestri della fede per i loro figli in un lavoro “artigianale”, da persona a persona. Su questo abbiamo avuto occasione di riflettere insieme molte volte , non ultima la quattro giorni in Valcanale. La questione oggi è più decisiva che mai decisiva e ci interpella direttamente  mostrandoci come sia necessaria una solida e permanente formazione degli adulti- genitori.

«L’idillio presentato dal Salmo 128 non nega una realtà amara che segna tutte le Sacre Scritture». Infatti nella famiglia è presente anche il dolore, il male e la violenza. È a causa del peccato che la relazione d’amore tra l’uomo e la donna si trasforma in un dominio e vediamo la stessa Bibbia attraversata da sofferenza e sangue: il fratricidio di Caino, i litigi tra i figli e le spose dei patriarchi, le tragedie della famiglia di Davide, ecc. Anche nel Vangelo è presente la sofferenza della malattia e della morte. Questo ci mostra come la Parola di Dio non è «una sequenza di tesi astratte, bensì una compagna di viaggio anche per le famiglie che sono in crisi o attraversano qualche dolore, e indica loro la meta del cammino».

Continuando la sua meditazione sul Salmo 128, papa Francesco riflette sul lavoro: «Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene», recita il salmista. Infatti già nella creazione Dio pone l’uomo nel giardino dell’Eden perché lo coltivi e lo custodisca. Il lavoro rende possibile lo sviluppo della società, il sostentamento della famiglia e anche la sua stabilità e la sua fecondità. Purtroppo non manca la disoccupazione e la precarietà lavorativa, come vediamo anche nel racconto in cui Gesù descrive gli operai che attendono, oziando nella piazza del paese, che qualcuno li chiami a lavorare. Anche noi se ci guardiamo attorno, nel nostro territorio, nel nostro paese, vediamo in quale situazione di precarietà vivono i nostri figli, infatti tanti di loro sono disoccupati o sono costretti a cercare lavoro lontano dalla loro famiglia d’origine, oppure si accontentano di un lavoro precario e sottopagato. O ancora vediamo come il nostro territorio soffra per la presenza di tante famiglie che sono rimaste senza lavoro. Non solo, quando l’uomo si comporta da tiranno nei confronti della natura, allora provoca tanta devastazione intorno a sé.

Il primo capitolo dell’Amoris lætitia si conclude poi sottolineando che Cristo ha introdotto la legge dell’amore e il dono di sé agli altri come segno distintivo dei suoi discepoli. In questo modo la famiglia umana diventa una «comunione di persone immagine dell’unione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’attività generativa ed educativa è, a sua volta, un riflesso dell’opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera quotidiana, la lettura della Parola di Dio e la comunione eucaristica per far crescere l’amore e convertirsi sempre più in tempio dove abita lo Spirito».

Questa sintesi non sostituisce la lettura del testo che presenta anche nello stile dell’esposizione, un vero e proprio “ accompagnamento” da parte del Papa in questo affascinante seppur sintetico viaggio attraverso le scritture, viaggio che dovremmo intraprendere costantemente anche nelle nostre famiglie imparando ad avere una sempre maggiore familiarità con la Scrittura dal leggere insieme e condividere anche in un dialogo adeguato con i figli. Da questo punto di vista potrebbe risultare preziosa a valorizzazione dell’esperienza dei gruppi del vangelo presente da anni nella nostra comunità, uno dei quali potrebbe essere costituito proprio “all’interno” del cammino dei gruppi familiari… 

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 In preparazione al Sacramento del Matrimonio

Sono aperte le iscrizioni( a partire dalla metà Ottobre fino a Dicembre ) delle coppie al Corso di preparazione al Matrimonio che inizierà venerdì 10 Gennaio 2020 alle ore 21.00.

Le coppie interessate devono ritirare il modulo di iscrizione presso l’ufficio di segreteria parrocchiale (orario apertura segreteria) e prenotare un primo colloquio con il Parroco don Marco
Al termine del corso ai partecipanti verrà rilasciato l’attestato di presenza. 

Affinché tutto proceda nel modo migliore sottoliniamo alcuni punti

Sottocategorie

La catechesi degli adulti          

1.      DARE IL PRIMATO A DIO

 a) Valore e prospettive

Occorre tornare a Cristo per scoprire il volto del Padre. Nella nostra vita concreta, restituire il primato a Dio significa conformarci a Cristo e assumerlo come modello della nostra vita.
Gesù si pone come modello e ci indica la strada per quanto riguarda la preghiera, la carità e la giustizia, sia in ambito personale che comunitario.
Dobbiamo educarci a motivare il nostro comportamento, personale e comunitario, affinché il senso del nostro impegno sia la sequela di Cristo, trasformando la semplice solidarietà umana in carità cristiana.

 b) In concreto

Per maturare la fede:

Nella preghiera personale e comunitaria, nella catechesi e nella liturgia, dovremo trovare delle modalità, attraverso le quali la comunità si ritrovi a porre Dio al centro della propria azione.

  • Per rimettere Dio al primo posto nella propria vita occorre una scelta. Cosa deve fare la Parrocchia innanzitutto perchè la domanda dei sacramenti diventi scelta?
  • Il sacramenti della iniziazione cristiana, sono i momenti più importanti per poter coinvolgere anche gli adulti, che a volte solo in queste occasioni trovano gli spunti per una revisione della propria vita di fede.
  • In questo senso è importante la catechesi battesimale e postbattesimale, perché è occasione di incontro ed annuncio della fede accogliente della comunità. La Parrocchia deve anche saper parlare di Dio , dando nuovo vigore all’esperienza della Parola annunciata nella propria comunità, dove tutti siano
  • coinvolti, indipendentemente dalla propria preparazione.  Dare importanza al percorso di preparazione al matrimonio per i fidanzati
  • Predisporre momenti di preghiera, per gli aderenti ai vari gruppi e per tutti, che coprano alcune ore del mattino o del pomeriggio, in particolari circostanze momenti dedicati all’ascolto e studio della Parola.
  •        Sembra importante riproporre con forza un cammino di educazione al senso della liturgia. Ogni “gruppo” parrocchiale è parte importante della comunità e deve quindi vivere con speciale impegno gli appuntamenti unitari che vengono proposti (esercizi spirituali, incontri in Avvento e Quaresima,
  • il Cenacolo settimanale del mercoledì.Se una adeguata presenza dei sacerdoti lo permette, si dovrebbe dare maggior importanza e risalto al sacramento della Riconciliazione e alla guida spirituale, momenti importanti per rimetter Dio al centro della nostra vita

 

Missione che passione

Fiocco azzurro (o rosa) nella nostra parrocchia è nato il gruppo missionario. Con tante iniziative già presenti, c’era bisogno anche di questa novità e di questo impegno, potrebbe dire qualcuno. La risposta è SI! C’era e c’è bisogno di risvegliare in ognuno di noi questa attenzione perché noi siamo la Chiesa di Gesù e, come ci ricorda il Santo Padre nel messaggio in occasione della prossima giornata missionaria mondiale, citando anche altri suoi predecessori: “la Chiesa è missionaria per sua natura, cioè esiste per evangelizzare”. Il Papa ci ricorda anche che “non possiamo rimanere tranquilli al pensiero che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo Messaggio di salvezza.” Ovviamente accanto a questo obiettivo principale c’è poi tutto un contorno fatto di diritti negati, di fame, di mancanza del necessario per vivere… Così negli ultimi tempi le varie esperienze di alcune persone hanno trovato il naturale sbocco nella nascita di questo nuovo gruppo, la spinta missionaria è differente in ognuno di noi, ma la passione citata nel titolo è comune a tutti. Evidentemente il desiderio è quello di risvegliare una passione analoga in ognuno di voi che legge questo breve articolo in modo che chi lo desidera possa trovare un suo spazio all’interno per proporre iniziative, attenzioni e dare il proprio contributo in tutti i modi che la fantasia umana e la Provvidenza ci suggerisce. Non crediamo sia superfluo ricordare che chi ha vissuto esperienze di tipo missionario o di qualsiasi tipo di attenzione agli altri, in realtà, pensando di dare un po’ del suo tempo o delle sue competenze, si accorge poi di avere ricevuto molto di più di quello che le sue povere mani hanno saputo donare. Dunque quella di far parte del gruppo missionario della nostra parrocchia è davvero un’opportunità per tutti, adulti e giovani perché ognuno ha qualche piccolo pesciolino o panino da poter donare, sarà poi la grandezza e la bontà di Dio a trasformarle in cibo per tutti

 Vi aspettiamo

Il Gruppo Missionario 

 

  Vi aspettiamo

Il Gruppo Missionario