Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa
 
foglio domenicale
 

EDIZIONE STRAORDINARIA : LETTERA ALLA COMUNITA’ PARROCCHIALE 

Carissimi, come è doveroso in certe circostanze della vita parrocchiale, ho penato di scrivere una lettera a tutti voi per comunicarvi la decisione dei superiori della diocesi di chiamare il nostro Don Andrea ad un altro incarico dopo dieci anni di ministero vissuti con grande generosità, entusiasmo, competenza e capacità personali sempre messe in gioco per far crescere la nostra comunità , in particolare dedicandosi senza risparmio di energie a bambini, ragazzi e giovani.

 

 

La notizia ci ha colti entrambi di sorpresa poiché pensavamo che, essendo ormai giungo, le destinazioni annuali dei sacerdoti fossero concluse. Ma la sempre più crescente insufficienza di  preti per una diocesi grande come la nostra e ancora  ricca di comunità cristiane vive e numericamente consistenti, la necessità di trovare figure di preti ancora relativamente giovani ma già “maturati sul campo” per poter assumere incarichi di accompagnamento dei nuovi preti ordinati negli ultimi dieci anni, ha indotto i superiori a chiedere a don Andrea di lasciare la vita parrocchiale e oratoriana dopo diciannove anni ( 9 a Sesto San Giovanni e 10 a Rogoredo), per mettersi a disposizione dell’ ISMI ( Istituto Sacerdotale Maria Immacolata ) che segue appunto la formazione dei preti di recente ordinazione.

Così Don Andrea ha “dovuto” dire il suo SI non senza dolore e fatica umanamente ben comprensibili. E il parroco ha “potuto solo“ accogliere la richiesta dei superiori condividendo fin da subito la fatica del passaggio in fraterna amicizia e comunione con Don Andrea. Il mio dispiacere c’è ed è tanto, perché insieme siamo stati bene, siamo stati amici, e abbiamo condiviso fatiche e speranze in un tempo in cui il ministero del prete vive forse una delle stagioni più difficili e travagliate della sua quasi bimillenaria storia. Non su   tutto siamo sempre stati d’accordo, ma il dialogo quotidiano, la condivisione della vita fin dal mio arrivo qui (preghiera, colazione, pranzo e cena, scelte e decisioni pastorali ...) ci hanno fatto lavorare bene insieme pur nelle differenti caratteristiche umane di ciascuno.

Non so se don Andrea abbia potuto imparare qualcosa da me, ma io ho imparato tanto da lui soprattutto quando si tratta di dire dei si e dei no, di essere capaci di chiarezza spesso dolorosa ma necessaria “perché il richiamo e il rimprovero non sono per il male delle persone ma sono per la loro crescita” così come gli ho sentito ripetere  ad un ragazzino la scorsa settimana alla mensa dell’oratorio estivo. Oggi spesso si scambia l’esigenza del bene e del fare bene con la durezza e la rigidità, ma questo va a discapito  del vero senso dell’agire educativo laddove si facesse anche un po’ fermo e preciso. Spero che la cura puntuale e appassionata di Don Andrea per le persone e per le cose - certo anche per le cose intese come bene comune da non sciuparsi mai ne trascurare, con l’idea che “tanto non è roba mia” - si sia impressa nella mente e soprattutto nel cuore di ciascuno di noi. Ma questi sono solo alcuni aspetti della ricchezza personale, di fede e di intelligenza che il Signore ha donato a Don Andrea e di cui abbiamo potuto beneficiare in questi anni. Sono certo che ciascuno di voi ne potrebbe aggiungere tantissimi altri leggendo queste righe…

Troveremo evidentemente i modi e le forme più significative possibili per salutare don Andrea che rimarrà comunque a Rogoredo fino ai primi di Settembre.

Ora, certamente, vi chiederete: e adesso cosa succederà? Rogoredo, tranne per qualche anno tra il 95 e il 98, ha sempre avuto un “coadiutore dell’oratorio”, un “assistente” come dicono i più maturi tra noi. Ma se non ci sono più preti ? Con Don Andrea abbiamo cercato di “difendere la posizione“, come si dice in termini militari, trovando nei superiori della diocesi grande ascolto e stima per noi e per questa parrocchia, tanto da indurli ad affidarci un giovane che sarà diacono ad ottobre 2017 e futuro prete novello a giugno 2018. Secondo l’attuale normativa diocesana, sarà con noi a Rogoredo per tutto l’anno del diaconato dal sabato al martedì mentre risiederà a Venegono, per il completamento della Sesta Teologia, dal martedì sera al sabato mattina. Dopo l’ordinazione, rimarrà in parrocchia almeno per i suoi primi cinque anni di Messa, “imparando il mestiere” sul campo grazie a tutti noi che siamo, fin da subito, coinvolti nell’avventura di accogliere un giovane prete nei suoi primi decisivi passi.

Non nascondo la mia preoccupazione per questo che ritengo, come parroco,  un grande dono, un prezioso segno di fiducia da parte dei miei superiori  ma anche un delicato e impegnativo passaggio nella mia vita. Confido  nel Signore e in ciascuno di voi, in Don Andrea e nelle sue preghiere e suggerimenti. (anche perché sarà poi lui come formatore dell’ISMI ad accompagnare a sua volta il nostro novello sacerdote).

L’anno che verrà sarà comunque un anno “con un prete solo” stabilmente in parrocchia  e anche questo non sarà un passaggio senza fatiche… Ma si deve affrontare la vita con quel che ci offre e soprattutto mai perdere la fiducia e la speranza che “ Colui che ha cominciato quest’opera certamente saprà portarla a compimento”  o, per lo meno, saprà  darci una mano a portarla avanti insieme tra gioie e fatiche prevedibili… Di gente brava qui ce n’è tanta e tanto disponibile, ma soprattutto sono bravi e capaci tanti nostri adolescenti e giovani che in questi anni don Andrea ha accompagnato e che vedo muoversi bene nella comunità dell’oratorio e non solo. Ciascuno sarà  prezioso per continuare la storia della trasmissione del vangelo da una generazione all’altra una storia ricca e fruttuosa che, nei decenni, ha caratterizzato la vita di questa nostra comunità pur vedendo passare il testimone  da un prete ad un altro … E per ora un altro ci sarà … anche se tra un anno come prete,  ma a tutti gli effetti,  da subito, come fratello e collaboratore nel ministero sia mio che vostro. Naturalmente le parrocchia vicine, soprattutto Santa Rita e Chiaravalle, saranno coinvolte per poterci    dare qualche aiuto per le Messe domenicali e per le necessità che dovessero sorgere, compresi impegni  o imprevisti e problemi di salute fisica e “psichica” del sottoscritto…

Ma stiamo fiduciosi e sereni e soprattutto  godiamoci ancora un po’ il nostro don Andrea  non mancando di esprimergli già da ora un enorme e sincerissimo GRAZIE!!!!!!!!!!!!  

 

                                                     Don Marco

 

  

Lettera alla diocesi dopo la visita pastorale del Cardinale Scola

 

Carissime e carissimi,

con questa lettera desidero raggiungere tutti i battezzati, le donne e gli uomini delle religioni e di buona volontà, per esprimere la mia gratitudine per il dono della Visita Pastorale Feriale giunta ormai alla sua conclusione.

Nelle sue tre fasi, essa ha consentito a me e ai miei collaboratori di toccare con mano la vita di comunione in atto nella Chiesa ambrosiana, non certo priva di difficoltà e di conflitti e tuttavia appassionata all’unità. La preparazione della Visita, svoltasi in modo forse un po’ diseguale nei vari decanati, l’atteggiamento di ascolto profondo in occasione dell’assemblea ecclesiale con l’Arcivescovo, la cura nell’accogliere nelle realtà pastorali il Vicario di Zona o il Decano, e la proposta del passo da compiere sotto la guida del Vicario Generale, hanno confermato ai miei occhi la vitalità di comunità cristiane non solo ben radicate nella storia secolare della nostra Chiesa, ma capaci di tentare, su suggerimento dello Spirito, adeguate innovazioni. Questa attitudine di disponibilità al cambiamento l’ho toccata con mano sia nelle parrocchie del centro, sia nelle grandi parrocchie di periferia, esplose negli ultimi sessant’anni, sia nelle città della nostra Diocesi, sia nelle parrocchie medie e piccole.

È stata però la Visita del Papa a farmi cogliere nitidamente l’elemento che unifica le grandi diversità che alimentano la nostra vita diocesana. La venuta tra noi del Santo Padre è stata, infatti, un richiamo così forte da rendere visivamente evidente che la nostra Chiesa è ancora una Chiesa di popolo. Certo, anche da noi il cambiamento d’epoca fa sentire tutto il suo peso. Come le altre metropoli, siamo segnati spesso da un cristianesimo “fai da te”: ce l’hanno testimoniato gli arcivescovi di grandi Chiese in tutto il mondo che in Duomo hanno raccontato l’esperienza delle loro comunità. Non manca confusione su valori imprescindibili; spesso non è chiaro il rapporto tra i diritti, i doveri e le leggi… Ma è inutile insistere troppo sull’analisi degli effetti della secolarizzazione su cui ci siamo soffermati in tante occasioni. Più utile, anzi necessario, è domandarci – con ancora negli occhi il popolo della Santa Messa nel parco di Monza, l’incontro con i ragazzi a San Siro, l’abbraccio al Santo Padre degli abitanti delle Case bianche e dei detenuti di San Vittore, e soprattutto la folla che ha accompagnato la vettura del Papa lungo tutti i 99 km dei suoi spostamenti – che responsabilità ne viene per noi? Come coinvolgere in questa vita di popolo i tantissimi fratelli e sorelle battezzati che hanno un po’ perso la via di casa? Come proporre con semplicità in tutti gli ambienti dell’umana esistenza la bellezza dell’incontro con Gesù e della vita che ne scaturisce? Come rivitalizzare le nostre comunità cristiane di parrocchia e di ambiente perché, con il Maestro, si possa ripetere con gusto e con semplicità a qualunque nostro fratello “vieni e vedi”? Come comunicare ai ragazzi e ai giovani il dono della fede, in tutta la sua bellezza e “con-venienza”? In una parola: se il nostro è, nelle sue solidi radici, un cristianesimo di popolo, allora è per tutti. Non dobbiamo più racchiuderci tristi in troppi piagnistei sul cambiamento epocale, né ostinarci nell’esasperare opinioni diverse rischiando in tal modo di far prevalere la divisione sulla comunione. Penso qui alla comprensibile fatica di costruire le comunità pastorali o nell’accogliere gli immigrati che giungono a noi per fuggire dalla guerra e dalla fame. Ma, con una limpida testimonianza, personale e comunitaria, con gratitudine per il dono di Cristo e della Chiesa, siamo chiamati a lasciarlo trasparire come un invito affascinante per quanti quotidianamente incontriamo.

A queste poche e incomplete righe vorrei aggiungere una parola su quanto la Visita Pastorale ha dato a me, Arcivescovo. Lo dirò in maniera semplice: durante la celebrazione dell’Eucaristia nelle tante parrocchie e realtà incontrate, così come nei saluti pur brevi che ci siamo scambiati dopo la Messa, e, in modo speciale, nel dialogo assembleare cui ho fatto riferimento, ho sempre ricevuto il grande dono di una rigenerazione della mia fede e l’approfondirsi in me di una passione, quasi inattesa, nel vivere il mio compito. Ma devo aggiungere un’altra cosa a cui tengo molto. Ho appreso a conoscermi meglio, a fare miglior uso dei doni che Dio mi ha dato e, nello stesso tempo, ho imparato un po’ di più quell’umiltà (humilitas) che segna in profondità la nostra storia. Ho potuto così, grazie a voi, accettare quel senso di indegnità e di inadeguatezza che sorge in me tutte le volte che mi pongo di fronte alle grandi figure dei nostri patroni Ambrogio e Carlo.

Se consideriamo la Visita Pastorale Feriale dal punto di vista profondo che la fede, la speranza e la carità ci insegnano, e non ci fermiamo a reazioni emotive o solo sentimentali, non possiamo non riceverla come una grande risorsa che lo Spirito Santo ha messo a nostra disposizione e che ci provoca ad un cammino più deciso e più lieto. Seguendo la testimonianza di Papa Francesco, la grande tradizione della Chiesa milanese può rinnovarsi ed incarnarsi meglio nella storia personale e sociale delle donne e degli uomini che abitano le terre ambrosiane.

La Solennità della Santissima Trinità che oggi celebriamo allarga il nostro cuore e rende più incisivo l’insopprimibile desiderio di vedere Dio: «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto”. Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto» (Sal 27 [26] 8-9a).

 

Angelo Card. Scola
Arcivescovo

Nella Solennità della Santissima Trinità
Milano, 11 giugno 2017

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ACCOGLIAMO

 

Nei mesi di luglio e agosto sarà ospite della nostra parrocchia un giovane sacerdote del Sudan, Don Antony, studente di teologia a Roma, che durante le vacanze ci darà il suo aiuto per le celebrazioni, dando il cambio a noi sacerdoti quando si renderà necessario.

Sono certo che la sua presenza, anche se per poco tempo, rappresenterà una bella occasione di incontro e conoscenza della vita di una chiesa sorella oggi in grande sofferenza.

Naturalmente Padre Antony riceverà vitto, alloggio e contributo mensile dalla parrocchia così come previsto in questi casi .