PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE  - materiale preparatorio incontro del 11/03

  VI incontro - “Amoris Laetitia”  capitolo VII

 

Preghiera d’inizio

0 Padre, ci hai donato l’immensa gioia di essere genitori, ci hai concesso il grande dono di continuare la tua Creazione nella vita dei nostri figli.

Noi siamo i custodi del tesoro più prezioso del mondo!

Quante gioie abbiamo nell’accompagnarli nel loro percorso, quante preoccupazioni nel vederli crescere.

Ci sembriamo così inadeguati ad un compito così importante.

Eppure lo hai affidato a noi, e te ne siamo grati.

Insegnaci ad amare, insegnaci ad essere educatori, insegnaci a vedere nel volto dei nostri figli la scintilla divina che Tu hai messo in loro.

Insegnaci a non aver mai paura, insegnaci a trovare in Te il modello, insegnaci a trovare in Te forza, gioia e coraggio.

O Maria, come è stato anche per Te, aiutaci ogni giorno a scoprire il progetto d’amore che Dio Padre ha per i nostri figli.

Amen

 

Letture : Dalle lettere di Paolo

Efesini 6,1-3 : ”Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.

Colossesi 3 “Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” .

Dalla “Amoris Laetitia” di Papa Francesco: Cap VII

I genitori incidono sempre sullo sviluppo morale dei loro figli, in bene e in male. Di conseguenza, la cosa migliore è che accettino questa responsabilità inevitabile e la realizzino in maniera cosciente, entusiasta, ragionevole e appropriata. Poiché questa funzione educativa delle famiglie è così importante ed è diventata molto complessa, desidero trattenermi in modo speciale su questo punto.

 

Amoris Lætitia, capitolo VII

Rafforzare l’educazione dei figli

 

Per una comprensione sintetica che presume la lettura del testo integrale.

Sono certo che questo capitolo è avvertito come importante e coinvolgente  molto più di altri che abbiamo già incontrato. Eppure viene collocato come “settimo”, dopo ben sei capitoli che lo hanno precedono, tutti  dedicati all’amore evangelicamente inteso che va a costituire la coppia e più ampiamente la famiglia, ma sempre a partire dalla dinamica di base che la genera e cioè il rapporto tra marito( uomo ) e moglie ( donna).

Certo la “sfida educativa” è una questione decisiva da sempre e per sempre. Il Papa la presenta in tutta la sua ampiezza toccando questioni fondamentali come  la formazione etica, l'apprendimento della disciplina, il paziente realismo, l'educazione sessuale, la trasmissione della fede ecc. La saggezza pratica presente in ogni paragrafo è notevole, soprattutto l'attenzione al principio di gradualità,  ai piccoli passi "che possono essere compresi, accettati e apprezzati” (N 271-273).

L’educazione morale implica chiedere a un bambino o a un giovane solo quelle cose che non rappresentino per lui un sacrificio sproporzionato, esigere solo quella dose di sforzo che non provochi risentimento o azioni puramente forzate. Il percorso ordinario è proporre piccoli passi che possano essere compresi, accettati e apprezzati, e comportino una rinuncia proporzionata. Diversamente, per chiedere troppo, non si ottiene nulla. La persona, appena potrà liberarsi dell’autorità, probabilmente smetterà di agire bene.

  1. Quando si propongono i valori, bisogna procedere a poco a poco, progredire in modi

diversi a seconda dell’età e delle possibilità concrete delle persone, senza pretendere di applicare metodologie rigide e immutabili. I contributi preziosi della psicologia e delle scienze dell’educazione mostrano che occorre un processo graduale nell’acquisizione di cambiamenti di comportamento, ma anche che la libertà ha bisogno di essere incanalata e stimolata, perché abbandonata a sé stessa non può garantire la propria maturazione…

 

C'è un punto particolarmente interessante e pedagogicamente fondamentale in cui il Santo Padre Francesco afferma chiaramente che "ossessione, tuttavia, non è istruzione. Non possiamo controllare tutte le situazioni che un bambino può sperimentare... Se i genitori sono ossessionati di sapere sempre dove sono i loro figli e controllare tutti i loro movimenti, essi cercheranno solo di dominare lo spazio. Ma questo non è un modo di educare, rafforzare e preparare i bambini ad affrontare le sfide. Ciò che è più importante è la capacità di aiutarli con amore a crescere nella libertà, la maturità, la disciplina generale e reale autonomia"

(N 260) La famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di

guida, anche se deve reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. A tale scopo non deve evitare di domandarsi chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidano per guidarli nel loro tempo libero. Soltanto i momenti che passiamo con loro, parlando con semplicità e affetto delle cose importanti, e le sane possibilità che creiamo perché possano occupare il loro tempo permetteranno di evitare una nociva invasione. C’è sempre bisogno di vigilanza. L’abbandono non fa mai bene. I genitori devono orientare e preparare i bambini e gli adolescenti affinché sappiano affrontare situazioni in cui ci possano essere, per esempio, rischi di aggressioni, di abuso o di tossicodipendenza.

 

Il Papa propone ai genitori una autentica formazione fondata sul “dialogo educativo che coinvolga la sensibilità e il linguaggio proprio dei figli”, in un atteggiamento di grande coerenza. Una formazione etica efficace implica il mostrare alla persona fino a che punto convenga a lei stessa agire bene. Oggi è spesso inefficace chiedere qualcosa che esiga sforzo e rinunce, senza mostrare chiaramente il bene che con ciò si potrebbe raggiungere” ( N 265).

Per agire bene non basta “giudicare in modo adeguato” o sapere con chiarezza che cosa si deve fare, benché ciò sia prioritario. Molte volte ( noi adulti ) siamo incoerenti con le nostre convinzioni personali, persino quando esse sono solide. Per quanto la coscienza ci detti un determinato giudizio morale, a volte hanno più potere altre cose che ci attraggono, se non abbiamo acquisito che il bene colto dalla mente si radichi in noi come profonda inclinazione affettiva, come gusto per il bene che pesi più di altre attrattive e che ci faccia percepire che quanto abbiamo colto come bene lo è anche “per noi” qui ed ora. Una formazione etica efficace implica il mostrare alla persona fino a che punto convenga a lei stessa agire bene. Oggi è spesso inefficace chiedere qualcosa che esiga sforzo e rinunce, senza mostrare chiaramente il

bene che con ciò si potrebbe raggiungere.

 

Con accenti pedagogici davvero innovativi il Papa ricorda che “l’educazione morale è un coltivare la libertà mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi che aiutino le persone a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere a compiere spontaneamente il bene” (N 267) “La libertà è qualcosa di grandioso, ma possiamo perderla. L’educazione morale è un coltivare la libertà mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi che aiutino le persone a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere a compiere spontaneamente il bene. La virtù è una convinzione che si è trasformata in un principio interno e stabile dell’agire. La vita virtuosa, pertanto, costruisce la libertà, la fortifica e la educa, evitando che la persona diventi schiava di inclinazioni compulsive disumanizzanti e antisociali. Infatti la dignità umana stessa esige che ognuno « agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali. 

Ma nell’opera educativa deve prevedere in considerazione il valore della sanzione perché bambini e adolescenti si rendano conto che “le cattive azioni hanno delle conseguenze” (268). Ma in termini positivi Papa Francesco invita a orientare i figli a imparare la logica cristiana del perdono, a chiedere perdono, a riparare il danno causato agli altri, a riconoscere con gratitudine che è stato un bene per lui crescere in una famiglia, a sopportare le esigenze imposte da tutto il processo formativo. Insomma il Papa è persuaso che un figlio“corretto con amore si sente considerato, percepisce che è qualcuno, avverte che i suoi genitori riconoscono le sue potenzialità” (269).

Non poteva mancare da parte del Papa l’indicazione della famiglia come  luogo privilegiato dell’opera educativa: infatti, scrive: "la famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà”  (N 274 - 276 ). “La famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà. Ci sono inclinazioni maturate nell’infanzia che impregnano il profondo di una persona e permangono per tutta la vita come un’emozione favorevole nei confronti di un valore o come un rifiuto spontaneo di determinati comportamenti ( le buone abitudini…). Molte persone agiscono per tutta la vita in una certa maniera perché considerano valido quel modo di agire che hanno assimilato dall’infanzia, come per osmosi: “A me hanno insegnato così”; “questo è ciò che mi hanno inculcato”. Nell’ambito familiare si può anche imparare a discernere in modo critico i messaggi dei vari mezzi di comunicazione. Purtroppo, molte volte alcuni programmi televisivi o alcune forme di pubblicità incidono negativamente e indeboliscono valori ricevuti nella vita familiare”…” La famiglia è l’ambito della socializzazione primaria, perché è il primo luogo in cui si impara a collocarsi di fronte all’altro, ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare, a convivere. Il compito educativo deve suscitare il sentimento del mondo e della società come “ambiente familiare”, è un’educazione al saper “abitare”, oltre i limiti della propria casa.

Nel contesto familiare si insegna a recuperare la prossimità, il prendersi cura, il saluto. Lì si rompe il primo cerchio del mortale egoismo per riconoscere che viviamo insieme ad altri, con altri, che sono degni della nostra attenzione, della nostra gentilezza, del nostro affetto. Non c’è legame sociale senza questa prima dimensione quotidiana, quasi microscopica: lo stare insieme nella prossimità, incrociandoci in diversi momenti della giornata, preoccupandoci di quello che interessa tutti, soccorrendoci a vicenda nelle piccole cose quotidiane. La famiglia deve inventare ogni giorno nuovi modi di promuovere il riconoscimento reciproco”.

È significativa l’attenzione che il testo dedica alla educazione sessuale, un tema relativamente nuovo nella pastorale della Chiesa. L’Esortazione ne sostiene la necessità soprattutto oggi “in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità”. Essa va realizzata “nel quadro di un’educazione all’amore, alla reciproca donazione” ( N 280 -281 ) “Il Concilio Vaticano II prospettava la necessità di « una positiva e prudente educazione sessuale » che raggiungesse i bambini prospettava la necessità di « una positiva e prudente educazione sessuale » che raggiungesse i bambini e gli adolescenti « man mano che cresce la loro età » e « tenuto conto del progresso della psicologia, della pedagogia e della didattica ». (Dichiarazione : Gravissimum educationis). Dovremmo domandarci se le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida. È difficile pensare l’educazione sessuale in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità. Si potrebbe intenderla solo nel quadro di una educazione all’amore, alla reciproca donazione. In tal modo il linguaggio della sessualità non si vede tristemente impoverito, ma illuminato. L’impulso sessuale può essere coltivato in un percorso di conoscenza di sé e nello sviluppo di una capacità di dominio di sé, che possano aiutare a far emergere capacità preziose di gioia e di incontro amoroso”.

Il testo avverte che l'espressione oggi diffusa 'sesso sicuro' trasmette  "un atteggiamento in se negativo” quasi a fare intendere  che la naturale finalità procreativa della sessualità abbia qualcosa di “insicuro” in se stessa, come se un eventuale nascituro fosse un nemico da cui proteggersi. (N 283). Frequentemente l’educazione sessuale si concentra sull’invito a “proteggersi”, cercando un “sesso sicuro”. Queste espressioni trasmettono un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere. Così si promuove l’aggressività narcisistica invece dell’accoglienza. È irresponsabile ogni invito agli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri, come se avessero la maturità, i valori, l’impegno reciproco e gli obiettivi propri del matrimonio. Così li si incoraggia allegramente ad utilizzare l’altra persona come oggetto di esperienze per compensare carenze e grandi limiti.

È importante invece insegnare un percorso sulle diverse espressioni dell’amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso. Tutto questo, infatti, prepara ad un dono di sé integro e generoso che si esprimerà, dopo un impegno pubblico, nell’offerta dei corpi. L’unione sessuale nel matrimonio apparirà così come segno di un impegno totalizzante, arricchito da tutto il cammino precedente.

L’educazione dei figli dev’essere poi caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede”

È fondamentale, infatti che i figli vedano il loro rapporto con Dio nelle azioni quotidiane a partire dalla preghiera personale e familiare e dalle espressioni della pietà religiosa e popolare. Questi numeri meritano di essere riportato integralmente (N 287-88-89)L’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede, che è reso difficile dallo stile di vita attuale, dagli orari di lavoro, dalla complessità del mondo di oggi, in cui molti, per sopravvivere, sostengono ritmi frenetici. Ciò nonostante, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. Questo inizia con il Battesimo, nel quale, come diceva sant’Agostino, le madri che portano i propri figli « cooperano al parto santo ( cioè generare Cristo nei figli) ». Poi inizia il cammino della crescita di quella vita nuova. La fede è dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, e non è il risultato di un’azione umana, però i genitori sono strumento di Dio per la sua maturazione e il suo sviluppo. Perciò « è bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Vergine. Quanta tenerezza c’è in quel gesto! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in spazio di preghiera ». La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di avere fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo in questo modo « una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese » (Sal 144,4) e « il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà » (Is 38,19). Questo richiede che invochiamo l’azione di Dio nei cuori, là dove non possiamo arrivare. Il granello di senape, seme tanto piccolo, diventa un grande arbusto (cfr Mt 13,31-32), e così riconosciamo la sproporzione tra l’azione e il suo effetto. Allora sappiamo che non siamo padroni del dono ma suoi amministratori premurosi. Tuttavia il nostro impegno creativo è un contributo che ci permette di collaborare con l’iniziativa di Dio. Pertanto, « si abbia cura di valorizzare le coppie, le madri e i padri, come soggetti attivi della catechesi […]. È di grande aiuto la catechesi familiare, in quanto metodo efficace per formare i giovani genitori e per renderli consapevoli della loro missione come evangelizzatori della propria famiglia “.

288 L’educazione alla fede sa adattarsi a ciascun figlio, perché gli strumenti già imparati o le ricette a volte non funzionano. I bambini hanno bisogno di simboli, di gesti, di racconti. Gli adolescenti solitamente entrano in crisi con l’autorità e con le norme, per cui conviene stimolare le loro personali esperienze di fede e offrire loro testimonianze luminose che si impongano per la loro stessa bellezza. I genitori che vogliono accompagnare la fede dei propri figli sono attenti ai loro cambiamenti, perché sanno che l’esperienza spirituale non si impone ma si propone alla loro libertà. È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante. Per questo i momenti di preghiera in famiglia e le espressioni della pietà popolare possono avere maggior forza evangelizzatrice di tutte le catechesi e tutti i discorsi.

Desidero esprimere in modo speciale la mia gratitudine a tutte le madri che pregano incessantemente, come faceva santa Monica, per i figli che si sono allontanati da Cristo.

  1. L’esercizio di trasmettere ai figli la fede, nel senso di facilitare la sua espressione e la sua crescita, permette che la famiglia diventi evangelizzatrice, e che spontaneamente inizi a trasmetterla a tutti coloro che le si accostano, anche al di fuori dello stesso ambiente familiare. I figli che crescono in famiglie missionarie spesso diventano missionari, se i genitori sanno vivere questo compito in modo tale che gli altri li sentano vicini e amichevoli, e così che i figli crescano in questo stile di relazione con il mondo, senza rinunciare alla propria fede e alle proprie convinzioni. Ricordiamo che Gesù stesso mangiava e beveva con i peccatori (cfr Mc 2,16; Mt 11,19), poteva fermarsi a conversare con la samaritana (cfr Gv 4,7-26), e ricevere Nicodemo di notte (cfr Gv 3,1-21), si lasciava ungere i piedi da una donna prostituta (cfr

Lc 7,36-50), e non esitava a toccare i malati (cfr Mc 1,40-45; 7,33). Lo stesso facevano i suoi apostoli, che non erano persone sprezzanti verso gli altri, reclusi in piccoli gruppi di eletti, isolati dalla vita della gente. Mentre le autorità li perseguitavano, loro godevano della simpatia di tutto il popolo.”

E’ così che le famiglie potranno essere sempre più luogo educativo ma anche vere Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società odierna.