QUARESIMA 2017 e visita del PAPA A MILANO 3 Da quattro anni Papa. Quando Jorge Mario Bergoglio, la sera del 13 marzo 2013, si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni in qualità di successore del primo Papa dell’epoca moderna ad aver rinunciato al soglio di Pietro, tranne che per (pochi) addetti ai lavori non era nella lista dei candidati. |
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In questi primi quattro anni, il Papa venuto “dalla fine del mondo”, come lui stesso si è definito, ci ha ormai abituato alle sorprese di quello che, oltre che delle parole, è un magistero dei gesti. Caratterizzato dalla “rivoluzione della tenerezza” e da una parola – accoglienza - declinata a tutto tondo: verso i poveri e gli ultimi, verso i migranti, verso le famiglie e i giovani, verso i non credenti e i “fratelli” delle altre religioni.
Due encicliche e due esortazioni apostoliche, 17 viaggi apostolici internazionali e 12 in Italia, tre Concistori, un Sinodo in due tempi sulla famiglia preceduto dalla consultazione di tutta la Chiesa universale, un Giubileo straordinario dedicato alla misericordia, la prima riforma della Curia romana dopo la Pastor bonus, portata avanti in maniera collegiale. Questo il bilancio di quattro anni di papa Francesco.
Non è un caso che il quinto anno di Pontificato si apra con il primo anniversario ormai alle porte dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, a conclusione del suo primo Sinodo, e con l’inizio di un percorso che - tramite il nuovo Sinodo dedicato ai giovani - chiamerà ancora una volta a raccolta la Chiesa cattolica in tutte le sue articolazioni. A cominciare proprio dai suoi giovani protagonisti, definiti già nel documento preparatorio maestri nel compito di aiutare la Chiesa a intravedere le strade del futuro.
“Accogliere, discernere, integrare”: sono i tre verbi dell’Amoris Laetitia, cui fanno eco altri quattro verbi - “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” - contenuti in quella che si può definire una Magna Charta delle migrazioni: il discorso del 21 febbraio scorso ai partecipanti al Forum su migrazioni e pace. E proprio il dramma dei migranti, vittime di un Mediterraneo trasformatosi in un cimitero, è stato l’impulso per il primo viaggio in Italia di Francesco, a Lampedusa, mentre le “carrette del mare” sono state il fulcro delle meditazioni della Via Crucis 2016 preparate dal cardinale Gualtiero Bassetti.
Dai migranti alla famiglia: ha suscitato una vasta eco, anche mediatica, il recente discorso alla Rota Romana, in cui il Papa ha chiesto - tra l’altro - ai parroci di essere vicini ai giovani che scelgono di convivere. Quasi un filo rosso tra il suo primo Sinodo, in cui ha invitato tutta la Chiesa di porsi “in uscita” partendo dall’ascolto della difficoltà delle coppie e delle famiglie, così come sono, con le loro fragilità, e il Sinodo che si celebrerà nel 2018.
La preghiera per la Siria, gli ulivi piantati in Vaticano con Perez e Abu Mazen, l’abbraccio con Kirill a Cuba, quello con Bartolomeo a Lesbo, il viaggio in Svezia per il 500° anniversario della Riforma protestante e il prossimo, ancora allo studio, con Justin Welby in Sud Sudan. È fuor di dubbio che con Francesco il dialogo ecumenico abbia conosciuto un’accelerazione.
Come per tutta l’opera di riforma avviata nella Chiesa - e che finora ha prodotto il C9, la Segreteria per l’economia e la Segreteria per la comunicazione, due nuovi dicasteri (Laici, famiglia e vita e Servizio allo sviluppo umano integrale), la Commissione per la tutela dei minori e la Commissione per il diaconato femminile - lo stile scelto da Francesco nell’Evangelii Gaudium, il suo documento programmatico, è quello di avviare processi, più che occupare spazi. Compiere un tratto di strada insieme, fin dove si può, partendo dai legami di amicizia personali o dalla capacità di empatia e prossimità con chi non incrocia abitualmente i sentieri ecclesiali, come i non credenti. Sullo sfondo, apparentemente dietro le quinte ma in realtà motore della testimonianza personale del cristiano oltre che della storia - quella macro e quella micro - la misericordia del Buon Samaritano, che si china per versare olio su chi è ferito in vario modo dalla vita.
Come i senzatetto, a cui il Papa ha dedicato un inedito appuntamento giubilare, istituendo la Giornata mondiale dei poveri, o i carcerati, che in una delle istantanee più memorabili del Giubileo hanno riempito la basilica di San Pietro con una compostezza umile e fiera nello stesso tempo, più eloquente di tante parole. Perché la vita, la sua serietà e il suo peso specifico, si possono apprezzare davvero solo con gli “occhiali” delle periferie, troppo spesso martoriate e dimenticate dalla “globalizzazione dell’indifferenza”. Messe a rischio - come l’intero scacchiere - dalla “terza guerra mondiale a pezzi”, per scongiurare la quale Francesco non si stanca di esortare governi e singoli cittadini a lavorare artigianalmente per la pace.
Dal sito della diocesi
Misericordia et misera : una regola di vita per il cristiano operatore di misericordia
La scorsa settimana abbiamo vissuto un momento prezioso e intesto come comunità, sufficientemente partecipato ( poteva esserci sicuramente molta più gente ai diversi momenti ma così vanno i tempi …) e che rappresenta insieme all’Assemblea parrocchiale di inzo anno e al mese/ festa di maggio una delle tre occasioni comunitarie forti che abbiamo scelto come “ passo” comune frutto della visita pastorale dello scorso anno.
Qui di seguito riprendo in sintesi la presentazione del testo che ci ha accompagnato nelle meditazioni di questi giorni : la breve ma intensa lettera apostolica post giubilare di Papa Francesco “Misericordia et Misera “. “La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa”, perché l’incontro tra Gesù e l’ adultera è l’”icona” non solo dell’Anno Santo straordinario , ma diventa immagine sintetica per dire lo stile del cristiano il suo modo di divere e operare. Nella Lettera apostolica “Misericordia et misera” - sulla quale stiamo riflettendo in questa settimana di spiritualità per cercare di cogliere ed evidenziare quelli che dovrebbero diventare per ciascuno di noi e per la nostra comunità cristiana gli elementi costitutivi di una regola di vita che ci aiuti a realizzare il vangelo della misericordia nella nostra quotidianità al fine di essere uomini e donne più liberi e felici come dice Papa Francesco - in questa lettera egli afferma che “questo è il tempo della misericordia”, e auspica una “conversione pastorale” che metta al centro i poveri e l’ascolto di bisogni della gente del nostro tempo. “Le nostre comunità si aprano a raggiungere quanti vivono nel loro territorio perché a tutti giunga la carezza di Dio attraverso la testimonianza dei credenti”. La tentazione di fare la “teoria della misericordia” si supera “nella misura in cui questa si fa vita quotidiana di partecipazione e di condivisione”. Tra le indicazioni forti del documento ne troviamo una che ha catalizzato l’attenzione di tutti, complice la solita stampa con il suo metodo un po’ mordi e fuggi che non aiuta in generale a comprendere mai la profondità dei problemi e delle questioni . SI tratta della questione della scomunica per l’aborto. Scrive il Papa : “ In forza di questa esigenza, perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti( non più solo i parroci e i superiori e i cappellani dei santuari o degli ospedali ecc…), in forza del loro ministero - cioè per il fatto stesso di essere preti validamente ordinati - la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Ed è costretto a precisare l’ovvio : “ Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente”, ma aggiungendo un dato di sapienza pastorale e di finezza teologica altissima: “Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre. Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione”. Inoltre ha prorogato la facoltà per estensione dell’assoluzione dai peccati anche ai sacerdoti lefevbriani “fino a nuove disposizioni”; così pure ha prorogato il servizio dei “Missionari della misericordia” in giro per il mondo e ha fatto la proposta di dedicare una domenica alla promozione della Bibbia nelle diocesi e di istituire una Giornata mondiale dei poveri, nella XXXIII domenica del tempo ordinario che per noi sarebbe la I domenica di Avvento. Tutto questo per rispondere concretamente ad una sfida enorme del nostro tempo descritta magistralmente al n 3 del testo: “In una cultura spesso dominata dalla tecnica, sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza e solitudine in cui cadono le persone, e anche tanti giovani”. Per aprirci ad un futuro non “ostaggio dell’incertezza” la misericordia è l’unico antidoto a “malinconia, tristezza e noia, che lentamente possono portare alla disperazione”. No alle “chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”, sì alla misericordia come “vento impetuoso e salutare”, di fronte al quale “non si può rimanere indifferenti, perché cambia la vita” come ci testimoniano i vangeli e la storia personale di tantissimi uomini e donne in questi 21 secoli. Ora “è tempo di guardare avanti”, tramite una “conversione pastorale” - dice il Papa - che tocchi la liturgia, i sacramenti, la catechesi, l’ascolto della Parola di Dio, la cura e la preparazione dell’omelia. “È mio vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa”, scrive il Papa proponendo una domenica dedicata “interamente” alla Bibbia, con iniziative di “creatività” pastorale tra cui “la diffusione più ampia della lectio divina”.
“Il sacramento della riconciliazione ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana”, raccomanda il Papa. “Noi confessori”, aggiunge fornendo accurate disposizioni per lo svolgimento del ministero, abbiamo “la responsabilità di gesti e parole che possano giungere nel profondo del cuore del penitente, perché scopra la vicinanza e la tenerezza del padre che perdona”. Anche “nei casi più complessi”.
“Tutti abbiamo bisogno di consolazione”, scrive Francesco . In un momento di “crisi” come il nostro, la “forza consolatrice” deve andare prima di tutto alle “nostre famiglie”, le cui situazioni vanno valutate da parte del sacerdote con “un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante”, come si raccomanda nell’Amoris Laetitia. Anche il rito delle esequie va difeso dalla tendenza della cultura contemporanea “a banalizzare la morte fino a farla diventare una semplice finzione, o a nasconderla”.
“Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata”. Il Papa fa risuonare le parole pronunciate durante la Messa di chiusura del Giubileo, quando additava a tutta la comunità cristiana la “via della carità”, “la strada della misericordia che permette di incontrare tanti fratelli e sorelle che tendono la mano perché qualcuno la possa afferrare per camminare insieme”. “Le nostre comunità si aprano a raggiungere quanti vivono nel loro territorio perché a tutti giunga la carezza di Dio attraverso la testimonianza dei credenti”. Certo mette anche in guardia da un rischio il Papa: la tentazione di fare la “teoria della misericordia”, rischio che si supera “nella misura in cui questa si fa vita quotidiana di partecipazione e di condivisione”. La misericordia ha anche un “valore sociale”, rimarca il Papa chiedendo di “rimboccarsi le maniche per restituire dignità a milioni di persone che sono nostri fratelli e sorelle, chiamati con noi a costruire una città affidabile”. Il mondo continua infatti a generare nuove forme di povertà spirituale e materiale che attentano alla dignità delle persone”. Bisogna “dare spazio alla fantasia della misericordia”, allora, per fare crescere una “cultura della misericordia” che sia capace di generare “opere di misericordia” , e non solo “ analisi e teorie. E conclude: “Questo è il tempo della misericordia, per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”. È uno che sguardo include tutti, quello evocato qui dal Papa, uno sguardo che ne richiama un altro altrettanto inclusivo, quello in cui “rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”.
A cura di Don Marco
CALENDARIO
26/3 Domenica IV di Quaresima
27/3 Lunedì
28/3 Martedì Inizio del Pellegrinaggio di Quaresima in Armenia
29/3 Giovedì
31/3 Venerdì Ritiro decanale giovani
ore 8.30 - 18.00 (anim 1amd) Via Crucis
ore 21.00: Via Crucis per tutti
25/3 Sabato Ritiro decanale giovani
26/3 Domenica V di Quaresima Ritiro decanale giovani
SUFFRAGI
27/3 Lunedì
ore 8.30 Vittorio-Egidio-Giuseppina-Andreina
ore 18.00 Santini Giovanni e Calossi Elido; Ilde
28/3 Martedì
ore 8.30 Per le anime del Purgatorio
ore 18.00 Napodano -Turnu; Annunziato e Antonia
29/3 Mercoledì
ore 18.00: Meazzi Orsola e Antonio; Silvestri Giulia
30/3 Giovedì
ore 18.00: Defunti della Parrocchia