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Come gonfiare una gomma gigante con un pompa da biciletta ? Troppo spesso ciascuno di noi “delega” l’attenzione ai bisogni di chi è più in difficoltà “agli addetti ai lavori” magari aggiungendo …“e poi faccio già l’offertina in chiesa, do questo o quello alla Caritas”… Tutto va bene e tutto concorre ma : dobbiamo riscoprire la cultura della Carità/ solidarietà secondo il Vangelo e questo implica il coinvolgersi personalmente dentro relazioni di aiuto effettive e concrete… proprio come faceva Gesù. Questo umanizza e quindi contribuisce a rimettere in circolo la voglia di vivere e di impegnarsi di tante persone oggi ai margini anche a causa della cultura individualistica e del guadagno/successo a tutti i costi, senza remore di nessun genere. Nel 1982 il Vescovo di allora Card. Carlo Maria Martini volle indire una giornata di riflessione, preghiera e azione per richiamare il significato della solidarietà che sembrava andarsi smarrendo tra le persone.
Il contesto socio-economico dentro cui s’inserì questo evento era quello di una crisi in atto dentro la grande industria ( nell’84 anche da noi chiusero le acciaierie locali ). Negli anni seguenti gli effetti generarono un profondo mutamento del mondo del lavoro con la scomparsa di tante aziende molto significative. Da alcuni anni è in atto una crisi economica, sociale, ambientale che ci interpella tutti e appare decisivo lottare contro il pericolo dell’individualismo e i suoi effetti dannosi: la cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza. Occorre che le persone tornino ad incontrarsi, parlarsi, confrontarsi e che ciò avvenga non solo dietro uno schermo e una tastiera, ma attraverso incontri reali. Per tali ragioni per es.la Pastorale Sociale ha promosso l’idea che i cristiani di un territorio si possano ritrovare per scrivere una lettera a tutti coloro che abitano quella porzione di mondo. Alcuni territori hanno aderito a questa proposta e altri si stanno attivando. Cosa accadrà ancora non lo sappiamo, ma quello che conta è il provare ad attivare dei processi nella speranza che le città, i quartiere e le comunità locali tornino a pensare e ad agire in modo solidale. Non mancano gesti di solidarietà, segno di comunità attente ai bisogni dei fratelli e premurose nel soccorrere chi è povero. Però il Papa ci sprona ad andare più a fondo. Egli afferma: “La parola solidarietà si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni” (EG 188). Ci chiediamo: come rendere solidali le nostre città? Come uscire dall’idea che ognuno deve pensare a se stesso e non si possono aiutare i “troppi” bisognosi ? Come ritornare a quello stile evangelico che Gesù vive in tanti momenti della sua vita e che trova un’immagine efficace nei pani e pesci divisi tra tutti? Anche perché una buona fetta di problemi si potrebbe benissimo affrontare ad un livello più immediato e capillare, partendo dal vicino di casa anziano e solo, dal parente in difficoltà, dall’amico che si trovasse in condizioni di bisogno ecc… poi si arriva anche alle strutture e ai servizi più specifici. Infondo se si va in pronto soccorso per un raffreddore, poi quando arrivano i casi urgenti si crea alla fine un ingorgo incredibile...Chiediamo dunque a ciascuno non solo d’interrogarsi seriamente su come esercitare la solidarietà, ma anche di provare a immaginare azioni solidali per rispondere alla spinta individualistica in atto anche nei nostri condomini. Non basta sentir dire a inizio messa: “oggi è la Giornata della solidarietà”, ma è opportuno chiederci: sono una persona, siamo una comunità solidale? Cosa posso e cosa possiamo fare oggi per esserlo ancor di più e meglio?
Oggi 19 febbraio - giornata diocesana della Solidarietà, i nostri servizi caritativi offrono la possibilità a tutti i parrocchiani di visitare gli ambienti della Caritas parrocchiale. I volontari si mettono a disposizione dalle 11.00 alle 12.30 per rispondere a domande e raccogliere eventuali disponibilità a partecipare attivamente all’azione della Caritas parrocchiale nelle sue diverse articolazioni ( Centro Ascolto - Guardaroba - San Vincenzo…) secondo le possibilità di tempo, di orari e di competenze di ciascuno di noi.
A cura di don Marco
XVI Assemblea diocesana dell’Azione Cattolica ambrosiana
Un richiamo di gratitudine «per il cammino di questa Associazione cosi decisiva per la storia della Chiesa italiana non solo per la sua durata, 150 anni, ma per come ha contribuito anche alla vita buona del nostro Paese». Inizia così l’intervento del Cardinale Scola che apre la XVI Assemblea Diocesana Elettiva dell’Azione Cattolica ambrosiana.
«Ci troviamo in un momento particolare della vita dell’Europa», premette subito l’Arcivescovo, definendo l’orizzonte di riferimento in cui inserire la riflessione e i prossimi cammini, secondo il titolo scelto per l’Assise: “Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale”. È, infatti, la «fase storica di transizione» presente che ci domanda «la responsabilità grave di trovare nuovi stili di vita e nuove forme di annuncio e di proposta cristiana».
La chiave di lettura è quella offerta dal Papa al V Convegno Ecclesiale della Chiesa Italiana di Firenze, in cui il Santo Padre aveva parlato di «un cambiamento di epoca in cui siamo immersi più che di un’epoca di cambiamento». È questo che crea nuove e inedite sfide. «In tale logica la nostra Chiesa ambrosiana ha riconosciuto già da tempo – sottolinea Scola – l’urgenza di un’azione educativa al pensiero e ai sentimenti di Cristo, perché senza crescere nella dimensione culturale della fede, aperta a tutti (il realismo cristiano implica una cultura popolare), rischiamo di non saper rispondere all’appello che la Provvidenza ci rivolge oggi in ogni aspetto della realtà. Infatti, è solo secondo Cristo e pensando Lui attraverso tutte le cose che queste nuove sfide possono diventare opportunità inedite per conoscere sempre di più Cristo stesso e, così, costruire piazze e ospedali da campo, dove incontrare i nostri fratelli uomini, nessuno escluso»
Il riferimento è all’articolato “Discorso alla Città” del 2016. «Per alcuni il Vecchio Continente è giunto alla sua fine con il terrorismo, l’ondata migratoria nella sua complessità, la crisi finanziaria e quella politica» Emergenze a cui occorrerebbe aggiungere «la gravissima situazione demografica perché, senza decise politiche a medio o lungo termine che favoriscano la famiglia, non si vede come si possa far fronte a questa obiettiva tragedia».
Quale, dunque, il ruolo dei cristiani tra segnali di allarme gravi e trends sociali complessi? «Essere, come si dice in Evangelii Gaudium, non discepoli e, poi, missionari, ma discepoli-missionari». Cosa che implica una rivoluzione teologica e pastorale. «Il tempo dei laici come clienti della Chiesa è inesorabilmente finito», scandisce l’Arcivescovo, che aggiunge: «Fare nuove tutte le cose indica che è il Signore a fare, noi siamo chiamati a essere co-agonisti. Gesù ci invita a collaborare con Lui, custodendo l’essenziale ed essendo incorporati a Cristo stesso con uno slancio di apertura, appunto, missionaria come fattore identificante la figura del cristiano». Insomma, per parafrasare il titolo dell’Assemblea, radicati, mettendo radici nel futuro con fiducia, «sapendo e credendo, con perseverante ostinazione, che l’avvenire sarà la manifestazione della misericordia del Padre e che, quindi, non abbiamo nulla da temere».
Nascono, da qui, le tre indicazioni che il Cardinale lascia ai delegati: «In primo luogo vi chiedo l’insistenza sulla testimonianza che siamo chiamati a offrire nel quotidiano. È nell’esistenza di tutti i giorni che ognuno di noi affronta la realtà con le sue circostanze e rapporti. La realtà è la mano di Dio nella storia che viene incontro alla famiglia umana. Infatti, la potenza del Risorto si manifesta nel reale». Quindi, la vita stessa è interamente vocazione e solo se lo si comprende «si può aderire allo specifico stato di vita a cui siamo chiamati. Per questo la riforma della Chiesa – la nuova forma che deve assumere –, ha ancora oggi un suo pilastro portante nella famiglia come soggetto diretto di azione ecclesiale, cioè di annuncio di Cristo, di evangelizzazione. È assai significativo che papa Francesco parli del matrimonio come vera e propria vocazione e non come fatto naturale». A fronte di ciò, al contrario, per Scola, la teologia della famiglia è ancora molto immatura: «L’amore di Cristo sposo per la Chiesa sposa è il fondamento e il compimento dell’amore tra uomo e donna e la famiglia è crocevia di maturazione, soggetto di missione ». Il primo luogo, insomma, in cui toccare con mano la convenienza umana della sequela e del compito dell’annuncio. «In questo contesto, il fedele laico, con la sua imprescindibile responsabilità ecclesiale e civile, è fondamentale anche se siamo ancora lontani da ciò che ha indicato il Concilio a causa del clericalismo, che non è unicamente dei sacerdoti, cioè il vivere solo un ruolo e non trasformare in criterio di azione concreta l’amore di Cristo. I profondi cambiamenti antropologici e anche legislativi non devono preoccupare: dobbiamo essere vicini a tutti, alle famiglie in difficoltà, però con una testimonianza gioiosa dell’amore bello, fedele, fecondo tra l’uomo e la donna». L’appello è a semplificare le strutture anche relativamente alla seconda consegna: una decisa azione educativa con i giovani, superando la frattura tra territorio e ambienti di vita e offrendo luoghi di educazione per riconoscere la vita come vocazione». Infine, «la missione dell’Azione Cattolica nella Chiesa locale. La grande storia che avete alle spalle vi autorizza a praticare il carisma dell’unità e a farlo con ostinazione, accogliendo l’indicazione preziosa del Santo Padre che bisogna abitare e non evitare i conflitti. Vi invito a un superamento della frattura tra il territorio e gli ambienti di vita che segna tanto i nostri giovani». Obiettivo: valorizzare tutti i carismi, con la pluriformità nell’unità, «essendo attori indomiti di una unità diversa tra tutte le aggregazioni antiche e nuove che lo Spirito fa sorgere e che la Chiesa riconosce».
«Sono molto lieto del lavoro che si sta facendo con il Coordinamento delle Associazioni e dei Movimenti: forse stiamo uscendo dalla fase delle contrapposizioni ideologiche e siamo in grado di capire che l’unità è straordinariamente necessaria, come ci dice Gesù».
Dal sito della diocesi
19/2 Domenica VII dopo l’Epifania
ore 9.00: 7° incontro fidanzati
ore 15.00: Corso decanale catechiste
ore 15.30: Battesimi (2° turno)
ore 21.00: Incontro formativo operatori e volontari della salute
20/2 Lunedì
ore 21.00: Incontro con il Console d’Armenia (saldo rette pellegr.)
21/2 Martedì
ore 21.00: CPP e CDO uniti/4 (per Quaresima aperto a caritas, liturgia, catechesi, missioni...)
22/2 Mercoledì
ore 21.00: Cenacolo
23/2 Giovedì
ore 21.00: Lectio decanale AC adulti
24/2 Venerdì
ore 18.00: S. Messa defunti della Parrocchia
25/2 Sabato
ore 10.00: Catechesi 1° anno (2ael) /Tappa 7°
26/2 Domenica Ultima dopo l’Epifania
ore 9.00: 8° incontro fidanzati
ore 10.00: Domenica insieme 2°anno (3ael)
SUFFRAGI
20/2 Lunedì
ore18.00 Baioni Gaspare; Tavernar Basilio e Paolazzi Bernardina
21/2 Martedì
ore 8.00 Per le anime del Purgatorio
ore18.00 Primo Tina e Angelo
22/2 Mercoledì
ore18.00 Marisa e Luigi Manzoli; Rosa e Angelo Mancini; Giovanna e Alberto Milanesi.
23/2 Giovedì
ore18.00 Tion Adriano; Marchetti Caserio
24/2 Venerdì
ore18.00 Defunti della Parrocchia
ARCHIVIO
Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo: Flores Christopher; Maldifassi Leonardo; Avelluto Vittoria.
PROMEMORIA
Si ricorda ai partecipanti al pellegrinaggio in Armenia - e a chi fosse interessato - che il 20 febbraio alle ore 21.00 sarà con noi il CONSOLE d’ARMENIA per un incontro a tutto campo sulla realtà del suo paese e notizie diverse. Inoltre il 20 febbraio scade il termine per versare il saldo.