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Ecco dunque alcune parole del Papa che dovremmo meditare lungamente. ”Oggi più che mai occorre sviluppare l’abitudine di dare importanza reale all’altro. Si tratta di dare valore alla sua persona, di riconoscere che ha il diritto di esistere, a pensare in maniera autonoma e ad essere felice.
Non bisogna mai sottovalutare quello che può dire o reclamare, benché sia necessario esprimere il proprio punto di vista. È qui sottesa la convinzione secondo la quale tutti hanno un contributo da offrire, perché hanno un’altra esperienza della vita, perché guardano le cose da un altro punto di vista, perché hanno maturato altre preoccupazioni e hanno altre abilità e intuizioni. È possibile riconoscere la verità dell’altro, l’importanza delle sue più profonde preoccupazioni e il sottofondo di quello che dice, anche dietro parole aggressive. Per tale ragione bisogna cercare di mettersi nei suoi panni e di interpretare la profondità del suo cuore, individuare quello che lo appassiona e prendere quella passione come punto di partenza per approfondire il dialogo.
- Ampiezza mentale, per non rinchiudersi con ossessione su poche idee, e flessibilità per poter modificare o completare le proprie opinioni. È possibile che dal mio pensiero e dal pensiero dell’altro possa emergere una nuova sintesi che arricchisca entrambi. L’unità alla quale occorre aspirare non è uniformità, ma una “unità nella diversità” o una “diversità riconciliata”. In questo stile arricchente di comunione fraterna, i diversi si incontrano, si rispettano e si apprezzano, mantenendo tuttavia differenti sfumature e accenti che arricchiscono il bene comune.
C’è bisogno di liberarsi dall’obbligo di essere uguali. E ci vuole anche astuzia per accorgersi in tempo delle “interferenze” che possono comparire, in modo che non distruggano un processo di dialogo. Per esempio, riconoscere i cattivi sentimenti che potrebbero emergere e relativizzarli affinché non pregiudichino la comunicazione. È importante la capacità di esprimere ciò che si sente senza ferire; utilizzare un linguaggio e un modo di parlare che possano essere più facilmente accettati o tollerati dall’altro, benché il contenuto sia esigente; esporre le proprie critiche senza però scaricare l’ira come forma di vendetta, ed evitare un linguaggio moralizzante che cerchi soltanto di aggredire, ironizzare, incolpare, ferire. Molte discussioni nella coppia ( e non solo ) non sono per questioni molto gravi. A volte si tratta di cose piccole, poco rilevanti, ma quello che altera gli animi è il modo di pronunciarle o l’atteggiamento che si assume nel dialogo.
- Infine, riconosciamo che affinché il dialogo sia proficuo bisogna avere qualcosa da dire, e ciò richiede una ricchezza interiore che si alimenta nella lettura, nella riflessione personale nella preghiera e nell’apertura alla società. Diversamente, le conversazioni diventano noiose e inconsistenti”.
(Papa Francesco)
A cura di Don Marco
LENTE d’INGRANDIMENTO: le “nuove” dipendenze e gli adulti
Quelle “dipendenze” dei ragazzi
che chiamano in causa gli adulti
Intervista alla dott.ssa Laura Rancilio, medico e operatore Caritas diocesana.
Ci sono quelle “vecchie” come alcol e droga, e quelle nuove, come lo smartphone. Ma quando si parla di dipendenze negli adolescenti, quel che conta non è tanto l’oggetto, quanto il disagio che ci sta sotto. A questi temi è dedicata la giornata di riflessione organizzata sabato 15 ottobre dalla Consulta diocesana allargata di Pastorale della salute, che sarà guidata da Laura Rancilio, medico, responsabile delle aree Aids, dipendenze e salute mentale di Caritas Ambrosiana. Le abbiamo chiesto qualche anticipazione.
Come distinguere il generico disagio adolescenziale da una vera dipendenza?
La dipendenza arriva dopo diversi anni, non basta un comportamento sbagliato. Certo, ci sono sostanze, come eroina e cocaina, che più facilmente generano dipendenza, ma in ogni caso ci vuole tempo. Dal punto di vista clinico, la definizione è legata a precisi criteri diagnostici. Sei dipendente quando arrivi ad avere tre o più “sintomi” tra quelli comunemente elencati nei manuali. Per esempio l’astinenza, che è la sofferenza fisica o psichica quando la sostanza viene a mancare, o la tolleranza, cioè la necessità di aumentare le dosi di una sostanza o la frequenza di un’abitudine per ottenere lo stesso effetto piacevole. Esistono adolescenti clinicamente dipendenti, ma è molto più ampio il numero di quanti usano sostanze in modo improprio, senza arrivare alla dipendenza vera e propria. Questo carica di grande responsabilità gli adulti che devono cogliere i segnali di allarme… Certo. Ci rendiamo davvero conto di come i nostri ragazzi si comportano nel loro tempo libero? E poi il dialogo è fondamentale: siamo capaci solo di sequestrare un cellulare o sappiamo davvero parlare a un ragazzo? Che significa non limitarsi a chiedere se ha fatto i compiti, ma per esempio domandargli se è felice. Oppure raccontare qualche fatica quotidiana di noi adulti: i ragazzi devono percepirci come vicini, non come alieni.
Quali altri consigli si sentirebbe di dare a genitori ed educatori?
Sicuramente di farsi una cultura: se è vero che tutte le dipendenze hanno meccanismi simili, ogni situazione ha i suoi “specifici” che vanno conosciuti. Per capire se mio figlio utilizza cannabis devo conoscerne i sintomi. Spesso i genitori sono gli ultimi ad accorgersi, non tanto perché trascurano i figli, quanto perché li amano a tal punto da essere convinti che al proprio “bambino” certe cose non possano capitare. Insegnanti ed educatori possono avere lo sguardo più lungo.
Le nuove dipendenze sono più pericolose, perché meno conosciute?
No. La più vecchia dipendenza del mondo è quella da alcol, ma il fatto che sia ben conosciuta non la rende meno pericolosa; anzi, tendiamo a misconoscerla, soprattutto in culture, come la nostra, in cui un buon bicchiere è considerato un elemento di aggregazione. Così si permette ai nostri figli di assaggiare un goccio di spumante durante le feste, quando l’alcol non andrebbe assolutamente dato ai ragazzi sotto i 16-18 anni.
Tra le nuove dipendenze, quale la preoccupa di più?
Direi il gioco d’azzardo, fenomeno che sta diventando molto ampio e che nel 2002 il Governo Amato ha legalizzato. Fino a 15 anni fa era molto regolamentato e contingentato, oggi è una forma di business: è diventato la quarta industria in Italia. In teoria il gioco è vietato ai minori, ma in tutte le inchieste i ragazzi dichiarano di giocare: del resto basta andare su Internet utilizzando il profilo di un maggiorenne compiacente. Meno facile il gioco alle macchinette, dove il ragazzo rischia di essere riconosciuto; ma anche lì non sempre il gestore è onesto e glielo impedisce.
Quale può essere il contributo della Chiesa alla prevenzione delle dipendenze nei giovani?
Sacerdoti, associazioni ed educatori possono educare a una vita bella, vissuta bene. Cercare di far ragionare i ragazzi su quei legami e quelle “dipendenze” relazionali positive che ci fanno diventare grandi.
Dal sito della diocesi
GRUPPI DEL VANGELO e ascolto della PAROLA DI DIO in parrocchia
I gruppi del vangelo rappresentano da anni una importante occasione di ascolto, approfondimento e preghiera a partire sempre dalla Parola di Dio. Vi partecipano circa 50/60 persone che si ritrovano a gruppi - 6 attualmente - nelle case o in oratorio, aiutati da alcuni animatori. E’ importante che coloro che partecipano ad un gruppo compiano un cammino personale di crescita e di responsabilizzazione, anche missionaria e caritativa. Questa esperienza ha certamente bisogno di essere rivitalizzata, e proposta con maggiore efficacia. Forse da troppo tempo ne diamo l’esistenza per scontata. Ecco allora l’idea di presentarla nuovamente sul nostro foglio delle campane senza trascurare altre preziose occasioni di incontro e confronto sempre a partire dalla Parola di Dio. Nel decanato esistono occasioni di “ Lectio” o di approfondimento di diversi temi biblici come il CORSO BIBLICO DECANALE e LA LECTIO divina per gli Adulti proposta ogni anno dall’AC, ma anche - per i giovani 18-25 enni la Scuola della Parola Giovani ( vedere le rispettive date e orari sul sito della parrocchia sezione calendario ). Nella nostra parrocchia dobbiamo ricordare anche il PERCORSO nato pensando soprattutto ad adulti e giovani “ricomincianti” dal titolo: “Parabole di Vita Cristiana “ ( vedere volantino in chiesa ), che parte sempre dalla lettura di un brano biblico con il quale si confronta la vita di ciascuno.
I gruppi del vangelo hanno però una storia e un metodo almeno 30ennale, supportato ogni anno da una proposta di testi fatta dalla commissione biblica diocesana per i centri di Ascolto della Parola. Il percorso però può offrire anche altre piste di riflessione sulla Parola, magari scegliendo (come quest’anno per es.) di leggere insieme una lettera apostolica o un testo breve dell’ AT.
Come ricordavamo, gli incontri sono guidati da alcuni animatori che negli anni hanno fatto un cammino di preparazione personale e ogni mese si ritrovano con Don Marco a preparare l’incontro del mese successivo nelle case o in oratorio. Quest’anno in particolare vorremmo tenare di proporre mensilmente , una domenica pomeriggio dalle 16.15 alle 17.15 un settimo gruppo con don Marco per adulti - giovani
Interessati a pregare e approfondire la Parola di Dio insieme.
Il metodo/sturttura dell’incontro possiamo riassumerlo in quattro momenti :
- Attendere la parola - recita di un salmo.
- Ascoltare la parola - lettura del brano della Bibbia. “Dio ci parla e noi ascoltiamo” - commento introduttivo dell’animatore.
- Comunicazione nella fede - ognuno può esprimere le proprie “risonanze” cioè le meditazioni, i sentimenti suscitati dall’ascolto.
4.Rimanere nella Parola - con una preghiera conclusiva che riprende i temi della “lectio”.
Queste occasioni e proposte di ascolto della Parola di Dio trovano origine e sostegno nei documenti del magistero recente e nell’insegnamento dei vescovi , secondo quanto si legge nella costituzione conciliare Dei Verbum :”La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo”.
“La Bibbia in pillole” curiosità bibliche a cura di D. Di Donato
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