Domenica 8 maggio ore 16 in Sala Conferenze

 

 

C'è una premessa da fare. Nel dialogo interreligioso tra cattolici e musulmani  non c'è ancora una linea  precisa. Ci stiamo lavorando con le indicazioni della Chiesa.  Dopo 26 anni  il dialogo  sta muovendo  timidamente i primi passi, c’è stato tanto incontro per conoscersi ed aver fiducia gli uni negli altri. Simpaticamente questi incontri sono partiti entro la quotidianità della vita,   soprattutto in momenti  di festa, conviviali (a tavola).

Sono 80.000 islamici solo a Milano e 350.000 in diocesi.

Caratteristica che rende difficile il dialogo, nel primo passo, è che entrambe (islamica e cattolica) sono religioni universalistiche che si rivolgono con il loro messaggio di salvezza a tutti gli uomini. Nel passato  c’è stato il rischio di considerare gli altri non tanto fratelli ma infedeli e perciò nemici.

Oggi il mondo islamico non è ancora attento al dialogo  Per i cattolici   si parla di incontro sui valori comuni nel rispetto delle differenze, evitando la soluzione del ghetto (vedi Bruxelles o Parigi).

Certo è che l'Islam sta cambiando e non possiamo perciò  ritenerlo qualcosa di statico e di immobile.

A Milano esistono  gruppi di  musulmani diversi tra loro per modo di vivere l’islam, oltre  che per appartenenze nazionali (marocchini, tunisini, egiziani, algerini, ecc...) che fanno capo a scuole religiose che hanno la loro sede all'estero.

Il mondo cristiano è impegnato all’incontro e al dialogo partendo dalla "Nostra Aetate", (dichiarazione del Concilio Vaticano II - 1964) che, al n.2,  afferma che "la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini."

Questa è la ragione per cui il Sacro Concilio  raccomanda il dialogo con il mondo islamico "Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà."

Poi sono stati offerti altri documenti come: nel 1984 L’ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA DI FRONTE AI SEGUACI DI ALTRE RELIGIONI

(Riflessioni e orientamenti su dialogo e missione) del Segretariato per i non credenti;

nel dicembre del 1990 il documento "Noi e l'Islam" del cardinal Martini; nel 1991 il Dialogo e l'annuncio, documento del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

Questi autorevoli documenti del Magistero, vengono da analisi bibliche, da nuove riflessioni teologiche e da testimoni eccezionali del dialogo: da padre Charles de Foucault a padre Massignon, da La Pira a Dossetti, da mons. Padovese a don Andrea Santoro, che ho conosciuto di persona,  fino a san Giovanni Paolo II col suo importante intervento a Karthoum nell'incontro con tutti i capi delle religioni.

Quali indicazioni concrete?

1) Andare incontro agli islamici, facendo noi il primo passo e cercando tutti i  momenti  possibili.

2) Approfondire la conoscenza reciproca che è necessaria sia per noi, che sappiamo poco della fede islamica sia per loro che conoscono solo il Gesù - profeta - del - Corano.

3) Sanare le ferite del passato e del presente.

4) Testimoniando la Croce che è amore che dà la vita e fa risorgere

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 Don Giampiero Alberti, nato a Milano   l’8 settembre 1947, ordinato prete diocesano il 28 giugno 1972. Dopo anni di frequentazione del Medio oriente, si è laureato in Arabo-Islamologia nel 1994 e ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel 2002 sui testi tradotti in 

italiano per la presentazione dell'Islam. Ha esercita il suo ministero a Cesano Boscone (Milano) presso la Parrocchia di S. Ireneo ed è incaricato per i rapporti con l’Islam al Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano
Dal 1997-2003 per iniziativa del Cardinal Martini è stato incaricato presso la Conferenza Episcopale italiana al Consiglio Ecumenico delle Chiese (K.E.K.) di Ginevra, e al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (C.C.E.E.) di S. Gallo  nella commissione Islam in Europa.