TEMPO di PASQUA NELL’ ANNO DELLA MISERICORDIA 4

L’articolo del Credo prosegue con la menzione del descensus ad infer(n)os. Questa espressione coincide con la teologia del Sabato santo. Dal punto di vista del triduo pasquale, il Sabato santo è l’unico giorno dell’anno liturgico in cui il segno posto dalla Chiesa è l’assenza di ogni segno. È il giorno del silenzio e dell’attesa! Giorno del silenzio di Dio e della speranza della risurrezione.

 

 

 

 

 

 

Discese agli inferi e il terzo giorno risuscitò da morte

 

La speranza della risurrezione, riposta nel cuore di ogni uomo, è sospesa alla fine dei tempi quando Dio, fedele alla sua promessa farà sorgere dalla terra ogni vivente e suggellerà così la sua alleanza. Per ora l’uomo è chiamato ad avere fede  e vivere nell’attesa che si compia questa “beata” speranza“.

Nel frattempo gli uomini - anche molti di quelli che si dicono religiosi - mandano a morte e chiudono le tombe, pensando che il loro gesto ponga fine all’agire di Dio estromettendolo finalmente dai loro “ affari” spesso loschi e meschini. Essi controllano il perimetro della storia, e qualche volta credono che tale potere sia sufficiente a determinare il corso degli eventi.

Per loro la storia è la realtà che vedono solo con gli occhi del copro, gli eventi che essi misurano e iscrivono nel calendario solo se celebrano la loro azione intramondana spesso dipingendola di valore salvifico. Ormai per loro la vicenda di quel Gesù che pretendeva di “ farci toccare “ Dio con le nostre mani è finalmente chiusa, l’obiettivo è raggiunto, la bocca che diceva parole che vengono da lontano è zittita nella rigidità della morte. Addirittura mettono sigilli e  fanno la guardia alla misura delle cose che hanno stabilito con diritto e giustizia, secondo la prova della ragione che non vede dentro e al di là, per non dover credere a ciò che sempre minaccia le loro verità necessarie ed empiricamente accertate. 

Questa è la teologia del Sabato santo, giorno del silenzio di Dio e della speranza della risurrezione. Silenzio di Dio sperimentato nell’unico giorno lasciato agli uomini che vogliono rinchiudere il mondo nelle loro evidenze empiriche. Scrive sempre Mons. Brambilla:      ”Un mondo senza Dio, un mondo attraversato da un silenzio lacerante, un mondo che, sprofondando negli abissi degli inferi, diventa inferno a se stesso. Ma non è un mondo lasciato a se stesso. Quel silenzio è abitato dall’attesa di Dio e dalla speranza della vita che viene dall’alto. L’attesa della risurrezione in tutte le culture ha la forma del culto dei morti, anzi i reperti archeologici del culto dei morti sono uno dei segni caratteristici della cultura. La speranza ha i tratti del prolungamento della vita, della sopravvivenza del passato e del presente di là dalla morte. L’attesa della risurrezione è un impulso irresistibile e un’attesa indomabile, ma il suo immaginario è incerto e vario, colorato dai sogni terreni con cui una cultura s’immagina Dio e il futuro dell’uomo”. Anche quando, come avviene nella nostra società moderna, la speranza della risurrezione sembra oscurarsi e se ne hanno evidenti segni ogni volta che si celebra un funerale, allora la morte è rimossa e nascosta; la cosmesi della morte è il surrogato dell’attesa di vita tutta raccolta nell’attimo fuggente e nel frammento da possedere. Anche qui l’attesa è irresistibile anche se mascherata e sepolta sotto la rincorsa della vita, che “ben si fugge tuttavia”...

Ma ecco la sorpresa di Dio: “ Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno“. Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse” (Lc 24,1-11).

Nell’aria frizzante del mattino primaverile, dopo il sabato osservato secondo il comandamento (Lc 23,56), le donne vanno al sepolcro. La strada è vuota e all’orizzonte appare il sole luminosissimo del mattino di Gerusalemme. Il luogo è conosciuto, perché poco prima l’evangelista ha detto: «Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati» (Lc 23,54-55). L’evangelista Marco aggiunge un interrogativo retorico di grande effetto: «Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”» (Mc 16,3). La pietra tombale che gli uomini hanno posto per chiudere la carriera di Gesù è divenuta un masso opprimente. Chi rotolerà via questa pietra? Solo un annuncio che viene dall’alto lo può fare. È l’annuncio di Pasqua: È risorto non è qui! Possiamo articolare in tre momenti gli aspetti essenziali della fede pasquale.

Le donne, arrivate al sepolcro, «trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù» (v 2). La sottrazione del corpo è il primo momento dell’esperienza pasquale. Le donne non trovano più il corpo del Signore Gesù, non possono più ritrovarlo come un corpo passato, come un cadavere gelido e muto. Non debbono più cercarlo così, debbono spingersi “oltre” la loro ricerca, che vuole onorare il corpo di Gesù come si unge e s’imbalsama una vicenda “passata”...

Vengono alla mente le icone che raffigurano la risurrezione di Gesù, come un descensus ad infer(n)os, una discesa negli inferi del Risorto vivente. Il Cristo in veste sfolgorante, di bianco luminosissimo orlato d’oro, scende come un angelo dal cielo, e disegna con la tunica svolazzante quasi la scia d’una meteora che viene dall’alto. Toccando terra scardina le porte dell’Ade che si dispongono in forma di croce sotto i suoi piedi: vittoria della vita e della carità di Gesù attraverso la sua morte, allusa nei segni e strumenti della passione che stanno presso le porte degli inferi.

Gesù afferra le mani di Adamo ed Eva, che s’avvinghiano a Lui, quasi per essere strappati dal regno dei morti. Il primo Adamo e la Madre dei viventi sono così sollevati da Colui che è il Nuovo Adamo e il Vivente. Sullo sfondo del panorama il gruppo formato da Abele, Mosé, Davide, Salomone, il Battista e altre figure di profeti che rendono testimonianza alla venuta del Risorto. L’attesa degli uomini d’ogni tempo, fin dal primo uomo, è orientata al Cristo risorto, è risollevata dal regno della morte, è innalzata dalle braccia del Vivente”...

Il cuore dell’uomo, anche di quello moderno e tecnologico si attende questo, ma da solo non può raggiungerlo, se non irrompe dall’alto l’annuncio della risurrezione. Vedere il volto di Dio nel vivente Risorto corrisponde all’attesa dell’uomo, ma non è nella sua possibilità passare dalla tomba all’incontro con Lui. Solo la mano del Risorto, segno della fedeltà di Dio, può gettare un ponte tra il desiderio dell’uomo e la visione di Dio e questa è la Pasqua.

A cura di don Marco

 

Lente d’ingrandimento : Il Papa nell’isola di Lesbo

 

Riproponiamo qui un articolo tratto da Avvenire di domenica scorsa per aiutarci a comprendere il gesto del Papa e Patriarchi ortodossi avvenuto lo   scorso Sabato in Grecia :

A Lesbo c'è stato l'incontro con la «bancarotta» dell'umanità e della solidarietà. Quella che anche la civile Europa sta vivendo in questi ultimi anni davanti all'immane tragedia dei profughi. Incrociare i loro sguardi ed entrare nei drammi di queste persone non può più permettere di considerare le vite di bambini, donne e uomini come capi di bestiame "fuori recinto", non può consentire di condannare alla pena turca del rimpatrio forzato decine di migliaia di famiglie in fuga dalla guerra e dalla miseria.

A Lesbo non c'è stato bisogno di dire tante parole. Sono bastati i gesti eloquenti e condivisi di tre capi di Chiese cristiane, il Papa e i «fratelli» Patriarchi ortodossi, per ricordarci chi siamo e invocare la responsabilità in un momento in cui altri leader (anche) cristiani, stavolta politici, alzano barriere in Europa.

La breve ma intensa giornata a Lesbo ha segnato con coraggio un punto di direzione nelle rotte smarrite della nostra civiltà che, rigettando la sua capacità di soccorso e di accoglienza nei confronti del povero perseguitato, dimostra di aver reciso e comunque ha rinnegato una delle sue fondamentali radici cristiane. Francesco e Bartolomeo, i due leader delle Chiese cristiane si sono uniti con l'arcivescovo di Atene e primate della Chiesa ortodossa di Grecia Ieronymos II, per compiere insieme un passaggio esemplare e dirimente di comune accordo, di effettiva e solidale collaborazione. 

La testimonianza di questo agire insieme per l'umanità incalza positivamente la politica mentre segna, in chiave ecumenica, non solo un emblematico e decisivo passo avanti, ma apre plasticamente alla prospettiva dell'unità piena. Francesco, Bartolomeo e Ieronymos hanno parlato a una sola voce. Hanno firmato una dichiarazione congiunta. Hanno indicato soluzioni concrete. Insieme hanno sottolineato che la crisi dei rifugiati è un problema europeo e internazionale che richiede una risposta comprensiva che rispetti le leggi europee e della, comunità delle nazioni.

Insieme è stata sottolineata la necessità di proteggere le persone dal rischiare la vita attraversando il Mare Egeo e il Mediterraneo, combattendo le reti del traffico delle persone umane, escludendo le rotte pericolose e sviluppando procedure sicure e regolate di stanziamento in Europa.

Tutte così riassunte da papa Francesco: «Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l'emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l'emergenza».

Nel corso dell'intervista concessa nel volo di ritorno a Roma, il Papa ha mostrato visibilmente commosso i disegni regalati dai bambini del campo profughi di Mòria e ha voluto ribadire che tutti devono essere aiutati e non bisogna fare distinzione tra quelli che fuggono per la guerra o per la miseria. «Io – ha detto – inviterei i trafficanti di armi a passare una giornata in quel campo».

Ma soprattutto il gesto finale è destinato a portare frutto. Non si era mai visto un seguito papale formato da tre famiglie di rifugiati musulmani scendere la scalette dell'aereo che lo riportava a Roma.

Questi sono i fatti che restano e che interpellano tutti. «La carità – aveva affermato il patriarca Bartolomeo nella sua lettera indirizzata al Papa per invitarlo a Lesbo – non può essere ridotta a un mero accordo politico, sia pur indispensabile, perché il denaro, benché necessario, non è sufficiente a rispondere a questa crisi umanitaria. Alle suppliche umane devono rispondere gesti altrettanto umani per ispirazione del cuore». Così è stato. Così sia.

 

 

 

“La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato

Domenica, 24 Aprile, durante la Messa, leggeremo Giovanni 13, 31 - 35 .

In questo brano , al versetto 34, leggiamo “che vi amiate l’un l’altro; come io ho amato voi” Siamo chiamati ad assimilare la vita del Maestro: solo così diventa possibile amare sino all’estremo:  kathôs êgapêsa humas (come/perché io ho amato voi) . Il senso di quel kathôs (come/perché) è stato spiegato da Gesù con il segno della lavanda dei piedi. Questa è dunque la novità , rispetto al primo comandamento di Deuteronomio: il modo di essere di Gesù, la misura del suo amore e il bisogno di «mangiare la sua carne», per assimilare la sua decisione d’amore e rendere così possibile ciò che, senza di lui, continuerebbe a rimanere impossibile. Anche le «dieci parole» iniziano con ʾānōkî JHWHʾ ĕlōhèkā... «Io Sono JHWH tuo Dio...» e terminano con ʿekā «il tuo prossimo» : le «dieci parole» conoscono bene che non è possibile separare l’amore di Dio e l’amore del prossimo, come afferma la Giovanni nella sua prima Lettera.

 

 
 
 CALENDARIO 
  

24/4 Domenica V di PASQUA

Pellegrinaggio decanale 3amd e Ado

ore 15.30: Battesimi (2° turno)

ore 15.45: Basket young

ore 17:30: Basket old

25/4  Lunedì

Pellegrinaggio decanale 3amd e Ado

 

26/4  Martedì

ore 21.00 CPP - visita pastorale

 

28/4  Giovedì

ore 21.00: Lectio Divina decanale con l’AC (Parrocchia della Medaglia)

 

30/4  Sabato

ore 9.30: Ritiro Prima Comunione (1° turno)

ore 15.45: Pallavolo U14 young

ore 17.45: Pallavolo U14 old

 

1/5 Domenica VI di PASQUA

ore 11.30: PRIME COMUNIONI (1° turno)

ore 18.00: S. Messa apertura mese mariano del Giubileo 

SUFFRAGI

 

27/4  Mercoledì

ore 18.00 Francesco Leonardi; Pante Gina; Monica e Nonni

ARCHIVIO

 

Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo: Guglielminetti Emma; Lubes Federico; Nardin Giada; Caporali Mirko Adriano

 Si sono uniti con il sacramento del matrimonio: Inchingolo Vincenzo e Iaquinta Giusy

 Hanno fatto ritorno alla casa del Padre celeste: Quattrini Sandro di anni 75; Bordonali Ida Soridea di anni 99

 

OFFERTE

 

Offerta per funerale €120.00. Offerta per funerale €150.00

 

COMUNICAZIONE

 

In occasione del festone si allestirà l’Angolo delle sorprese: chiediamo se avete oggetti in ottimo stato per confezionare le sorprese stesse ; vanno consegnati in segreteria entro il 15 maggio. p.v.  

 

S.O.S Guardaroba Caritas
Necessitano : 1 carrozzina , 1 lettino bimbo, lenzuola,salviettte, jeans uomo/donna, magliette uomo, scarpe sportive uomo/donna, giacche uomo legggere sportive. Consegnare in ufficio parrocchiale. Non ritiriamo altro per il momento. Grazie