Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa
 
foglio domenicale
 
 

TEMPO di PASQUA NELL’ ANNO DELLA MISERICORDIA 3

Il secondo passaggio di questa nostra riflessione pasquale, prende in considerazione l’articolo del Credo Apostolico che ricorda il tremendo avvenimento della crocefissione preceduto dal massacro della flagellazione di Gesù e seguito dalla sua morte e sepoltura. 

 

 

 

 

 

 

Fu crocefisso, morì e fu sepolto

Il secondo passaggio di questa nostra riflessione pasquale, prende in considerazione l’articolo del Credo Apostolico che ricorda il tremendo avvenimento della crocefissione preceduto dal massacro della flagellazione di Gesù e seguito dalla sua morte e sepoltura.

Come abbiamo detto, Gesù ha dato alla sua morte un significato ben preciso e ha offerto nella sua ultima cena un gesto prezioso, in cui sono custoditi il senso e la realtà autentica del morire di croce per cui la tradizione cristiana ha sempre visto nell’Eucaristia il corpo del crocifisso da onorare in modo sommo. Propriamente il senso della morte di Gesù va trovato nelle sue piaghe : la fede cristiana non ha al centro propriamente la croce (che è il patibolo con cui gli uomini mettono a morte), ma il Crocifisso e la sua passione !

Scrive al proposito Mons. Brambilla : ”Il mistero della Croce è inesauribile, perché questo genere di morte contiene un segreto che non può essere rinchiuso nella pura descrizione storica degli eventi. Infatti, il Crocifisso è il luogo dove si manifestano i volti: il volto di Gesù assume da ora e per sempre il volto del Buon samaritano, che fascia le piaghe dell’uomo ferito, versandovi il balsamo che le cura e le guarisce; il volto di Dio prende i tratti del Padre che non risparmia il Figlio suo, l’unico amatissimo, e ci dà ogni cosa insieme con Lui; il volto dell’uomo ritrova i suoi contorni nella figura filiale dell’obbedienza di Gesù, la quale riplasma il cuore dell’uomo mediante il dono dello Spirito. Contemplando e immergendosi nel volto del Dio trinitario, l’uomo è trasformato e conformato al Signore Gesù. Questi tre aspetti rivelano il mistero della Croce e quindi il senso autentico del gesto di Gesù”.

Gesù vive dunque la sua morte come il dono incondizionato di sé stesso all’uomo e per l’uomo. La morte di Gesù ci dice che Gesù è completamente rivolto verso il Padre, affidato in modo totale a Lui, anche e soprattutto nel momento in cui sembra messa in discussione la sua missione, e il rapporto tra il suo messaggio e la sua persona. Gesù non fa valere se stesso neppure col pretesto di essere il rappresentante ultimo della verità di Dio, ma si affida totalmente al Padre suo, assumendo su di se la violenza e il rifiuto degli uomini. Essi cercano Gesù per consegnarlo, per versare il suo sangue. Alla fine però è Gesù che si lascia versare il sangue e offre lui il suo corpo, assumendo il rifiuto degli uomini e consegnandosi, nella libertà dello Spirito, al Padre suo. Non è la croce o il dolore,prima di tutto, ciò che definisce Gesù, ma il suo abbandono fiducioso al Padre, anche e soprattutto attraverso la croce e la sofferenza. E come se noi dicessimo: se c’è Dio ( e così pensano i capi del popolo, ma forse anche Giuda e, in misura diversa, gli altri, la gente, il popolo, le donne, i discepoli, Pietro, noi stessi) non può agire così, non può abbandonare Gesù, non può non sostenere la sua pretesa messianica, deve dar ragione a Gesù, deve confermare a sua missione... Noi non vogliamo accettare Dio così come è in se stesso. Dio comprende, perdona, salva dal di dentro il nostro stesso rifiuto e la nostra negazione e lo fa in Gesù e attraverso la sua Croce. Il Padre porta su di sé il nostro rifiuto; mandandoci il Figlio, lascia che il Figlio porti il peccato degli uomini. Egli stesso, il Padre, lascia andare il Figlio nel mondo: in Lui, Dio perdona, guarisce, abbraccia, fascia le ferite, raggiunge tutti gli uomini, ovunque si siano cacciati lontani da Lui e quindi , oggi, raggiunge anche noi, raggiunge anche me !

Ecco dove si manifesta in pienezza quel volto di Dio di cui Gesù è immagine definitiva, piena e compiuta: In Lui e nella sua morte Dio dona tutto se stesso in modo insuperabile. Scrive ancora Mons, Brambilla : “La vita di Dio sta tutta nel comunicarsi mediante il dono incondizionato di Gesù agli altri: la verità di Dio è la carità del Padre, apparsa in Gesù. In tal modo la dedizione senza condizioni con cui Gesù si affida al Padre rivela una donazione del Padre a Gesù, con cui offre la sua vita stessa, donandoci il suo bene più prezioso: il Figlio suo. E Paolo commenta: «che cosa non ci darà insieme con Lui?».

L’invocazione nostalgica del salmo: «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sai 27,8), la struggente attesa di Israele di vedere il volto di Dio, di entrare nell’intimità della sua alleanza, viene ora svelata sul volto sfigurato di Gesù morente, proprio nell’evento che è il frutto del suo più radicale rifiuto “.

La morte di Gesù diventa dunque il luogo della riconciliazione universale dal momento che essa è il gesto radicale d’amore che rivela e comunica l’inaudita potenza dell’ amore del Padre. In Gesù il Padre ci ha dato la sua stessa vita, lasciandola in balìa del tradimento, dell’abbandono, della morte violenta e della sopraffazione degli uomini. Per questo Gesù muore per noi in due sensi : “a causa” del nostro peccato e “a vantaggio” degli uomini. Assumendo e portando il nostro rifiuto, lo riconcilia nel luogo stesso dove noi abbiamo chiuso le porte a Dio, e lo trasforma nel suo gesto d’amore incondizionato.

Lo Spirito di comunione, che tiene uniti il Padre e il Figlio anche nel momento della massima separazione, trasforma la nostra distanza peccaminosa trasfigurandola in una vicinanza risorta. Forse solo qui, in punta di piedi, può essere posta la domanda su cui invece noi abbiamo spesso costruito interminabili discorsi. Perché era “necessaria” la sofferenza, il dolore a cui Gesù si è sottomesso? Dio non poteva salvarci in un modo più facile, meno violento, non poteva condonarci tutto, senza la croce del Figlio? Perché una morte così? A queste formidabili domande non si può rispondere che balbettando. Gesù ci riconcilia — si dice — non perché soffre, ma mentre soffre: la sofferenza non è una scelta di Dio, ma una conseguenza del rifiuto degli uomini. La croce è il patibolo che gli uomini innalzano sempre da capo, perché è meglio che «uno muoia al posto di tutti».

“Il Crocifisso è il volto della croce redenta, della sofferenza assunta, della speranza nella morte. Tuttavia, la sofferenza non è solo il luogo della riconciliazione (il “mentre”), ma anche il modo della sua realizzazione (il “come”). La sofferenza, il dolore, la croce, sono il prodotto del nostro rifiuto di Dio, la conseguenza della negazione di Dio da parte della nostra libertà. Dio non ci salva automaticamente, non ci guarisce con un tocco di bacchetta magica, non mette una pietra sopra e fine... Egli ricupera la libertà facendola tornare al suo posto per far trovare “il posto” giusto alla nostra libertà. Il ritorno della libertà ferita dal peccato richiede un lungo cammino. Ognuno sa quanto è faticoso questo ritorno! Dio non ci salva magicamente, ma prende a cuore la nostra libertà, favorendo un ritorno di tutto l’uomo; Egli rinnova la libertà dal di dentro, ricupera il corpo, gli affetti, i desideri, le meschinità, le tristezze, le povertà.

Egli purifica il cuore indurito dell’uomo, trasfigurandolo nel cuore credente che si abbandona all’azione del suo Spirito. Egli ci offre un dono che è un “perdono”! Noi sappiamo che una liberazione autentica non solo spezza le catene, ma toglie anche le cause che le hanno prodotte, strappa le radici che soffocano il cuore e incurvano l’uomo su di sé”.

Allora, la morte di Gesù non è solo liberazione della volontà egoista e ribelle dell’uomo, ma è cancellazione del male fin nel profondo del cuore dell’uomo, fin nelle profondità di tutta l’umanità, dal primo uomo fino alla fine dei tempi.

 

A cura di don Marco


 

 

  

 

“La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato 

 Domenica, 17 Aprile, durante la Messa, leggeremo Giovanni 15, 9 - 17 .

In questo brano , al versetto 11, leggiamo “Vi continuo a rivelare queste cose”

“Vi continuo a rivelare (Tauta lelalêka)“ La chiave di volta dell’intera pagina giovannea, sottolinea il rapporto tra l’anelito del cuore umano, che cerca la propria felicità sin dal primo istante di vita, e la risposta che procede dall’alto, dallo Spirito di Dio. La rivelazione, iniziata nelle parole e nei segni di Gesù, durante la sua vita, continua nella sua manifestazione del Risorto mediante lo Spirito , anche dopo la sua croce. Per questo motivo è utilizzata la forma al perfetto del verbo lelalêka : ciò che è iniziato, perdura ancora nel presente e non viene meno, nonostante l’assenza apparente di colui che è presso il Padre e cammina al nostro fianco.

 
 
 CALENDARIO 
 

17/4 Domenica IV di PASQUA

ore 16.00: “Giotto: fede e arte” (in sala conferenze) a cura di A. Dell’Acqua

 

18/Lunedì

ore 21.00 Corale

 

19/4 Martedì

ore 21.00: Direttivo Primavera 2005

ore 21.00: Gruppo missionario parrocchiale

 

20/4 Mercoledì

ore 20.00: Direttivo e assemblea soci“ Rogoredo Vivere “ 

 21/4 Giovedì

ore 20.00: Emmaus decanale giovani

ore 21.00: Incontro Caritas unitario

 

22/4 Venerdì

ore 15.00: Incontro 3a età

ore 21.00: Animatori gruppi del Vangelo (per Maggio)

 

23/4 Sabato

 Pellegrinaggio decanale 3amd e Ado

 24/4 Domenica V di PASQUA

Pellegrinaggio decanale 3amd e Ado

ore 15.30: Battesimi (2° turno)

ore 15.45: Basket young

ore 17:30: Basket old

SUFFRAGI

 

18/Lunedì

ore 18.00 Santini Giovanni

 

20/4 Mercoledì

ore 18.00 Aiolfi Francesco

 

21/4 Giovedì

ore 18.00 Rosa Martuscelli; Quirino Malandrino

 

22/4 Venerdì

ore 18.00 Defunti della Parrocchia

 

OFFERTE

 

A Maria Ausiliatrice €50,00

 

ARCHIVIO

 

Hanno fatto ritorno alla casa del Padre celeste:

Caraffini Angela Emilia di anni 77;

Caroli Cesare di anni 81