PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE  - 12 marzo 2016   

IV INCONTRO : il desiderio di UMANITA’ – Mc 9,14-27

 

P.: Nel nome del Padre...

 Chiediamo al Signore che ci insegni a pregare:

 Ormai io te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e sono disposto ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo con giustizia eserciti il dominio ed io desidero essere di tuo diritto. Comanda ed ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci ed apri i miei occhi affinché possa vedere i tuoi cenni.

Allontana da me i movimenti irragionevoli affinché possa riconoscerti.

(Davide Maria Turoldo)

 Preghiamo a cori alterni

 

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,

perché io sono povero e infelice.

Custodiscimi perché sono fedele;

tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera. 

Pietà di me, Signore,

a te grido tutto il giorno.

Rallegra la vita del tuo servo,

perché a te, Signore, innalzo l'anima mia. 

Tu sei buono, Signore, e perdoni,

sei pieno di misericordia con chi ti invoca. 

Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera

e sii attento alla voce della mia supplica.

Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido

e tu mi esaudirai. 

Fra gli dei nessuno è come te, Signore,

e non c'è nulla che uguagli le tue opere. 

Tutti i popoli che hai creato verranno

e si prostreranno davanti a te, o Signore,

per dare gloria al tuo nome;

grande tu sei e compi meraviglie:

tu solo sei Dio. 

" Mostrami, Signore, la tua via,

perché nella tua verità io cammini;

donami un cuore semplice

che tema il tuo nome. 

Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore

e darò gloria al tuo nome sempre,

perché grande con me è la tua misericordia:

dal profondo degli inferi mi hai strappato. 

Mio Dio, mi assalgono gli arroganti,

una schiera di violenti attenta alla mia vita,

non pongono te davanti ai loro occhi. 

Lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,

volgiti a me e abbi misericordia:

dona al tuo servo la tua forza,

salva il figlio della tua ancella. 

Dammi un segno di benevolenza;

vedano e siano confusi i miei nemici,

perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.

 Gloria

 Ascoltiamo la Parola di Dio ( Mc 9,14-27 )

14 E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15 E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16 Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17 E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18 Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19 Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; 22 anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24 Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26 Gridando e scuotendolo fortemente, usci. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «E morto». 27 Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.

 

COMMENTO BIBLICO … per entrare nel testo

 

  1. 14 E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.

L'inizio di questo racconto è molto movimentato, proviamo a immaginare la scena: Gesù sta giungendo sul luogo con i tre discepoli della trasfigurazione, stanno parlando della venuta di Elia che dovrebbe precedere la resurrezione dai morti. Gli altri nove discepoli sono attorniati dalla folla numerosa, gli scribi stanno discutendo con loro. Possiamo immaginare che oggetto del dibattito sia la malattia di questo ragazzo che loro, in assenza di Gesù, non riescono a sconfiggere. 

  1. 15 E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia' e corse a salutarlo.

Ora la folla si muove incontro a Gesù ammirata. Lo accoglie con uno stato d'animo bello, fatto di gratitudine e attesa, di buona disposizione e apertura. 

  1. 16 Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».

Gesù chiede, si interessa della vita dei suoi discepoli, li interroga, vuole capire come vivono, cosa fanno in sua assenza, perché sono alle prese con questi intellettuali, vuole capire quale è il problema. Li ha lasciati da soli ma in un certo senso li ha portati con sé. Come mostra Gesù, c'è una forza relazionale importante nel saper domandare, nell'interessarsi senza invadenza, nel saper prendersi a cuore le 'questioni' degli altri. 

  1. 17-18 E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».

Colpisce il fatto che a rispondere sia il papà chiamato però uno della folla, come se il figlio malato fosse il figlio di tutti. Forse Marco vuoi sottolineare che un po' tutti noi siamo bisognosi dell'aiuto del Signore, ci accomuna questa conoscenza del male e questo non essere capaci di liberarcene da soli. Siamo di fronte a un ragazzo che è intrappolato, non può entrare in relazione, la sua non è una vita umana, non è nemmeno se stesso. È posseduto da questo male che lo domina, che fa da padrone nella sua persona impedendogli ogni comunicazione. In questo ragazzo è presente il male radicale dell'uomo, quello che getta nella solitudine, che rende muti, incapaci di relazioni e comunicazione. ( Interessante leggere al proposito l’episodio dell’indemoniato di Gerasa in Mc 5,1-20 ) 

  1. 19 Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me».

La diagnosi di Gesù è semplice, il male radicale è l'incredulità che porta poi alla perdita di se stessi, della propria libertà di figli. Questo ragazzo sembra incarnare la mancanza di fede nostra e dei discepoli. Per questo Gesù perde la pazienza e quando Dio perde la pazienza cosa fa? Salva! L'ira di Dio è la salvezza. Vuol dire: basta, ho già visto! Arrivo! Portatemelo! 

  1. 20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando.

Di nuovo la descrizione del male con un dato in più: il ragazzo non sta in piedi, aderisce alla terra e rotola, il suo corpo non comunica più nulla, si muove in modo caotico, nulla di umano sotto gli occhi di Gesù, e nostri. Questa insistenza nella descrizione della malattia (ripresa ben quattro volte) dice come il male sia centrale nella vita di tutti, lo incontriamo in noi e negli altri e sempre, nella sua espressione radicale, è ciò che ostacola con forza la nostra verità di esseri umani, figli liberi di Dio e fratelli tra noi. Il male compromette la parola, sfigura il volto, annulla la comunicazione, toglie stabilità.

  1. 21-22 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso Io ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».

Dopo l'ulteriore descrizione del male che in tutti i modi vuole strappare questo ragazzo a se stesso, ecco che si apre al dubbio sulla volontà di Dio (Mc 1,40), sulla sua potenza; il male che sfigura la nostra vita e quella dei nostri cari ci pone di fronte a Dio con esitazione, spesso con l'accusa che Egli non sappia o non voglia agire. 

  1. 23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

Il problema non è se Dio possa, è se noi crediamo. Dio è legato, nella sua possibilità, alla nostra fede, all'ascolto della sua Parola che ci fa liberi, che ci consente di attraversare ogni male con fiducia, senza sentirci sopraffatti. La fede in Dio, nel bene che sostiene sempre la nostra vita, ci rende simili a Gesù, nostro fratello maggiore, che attraversa il male e la-morte con fiducia. 

  1. 24 Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».

È una bella preghiera quella del padre di questo ragazzo che afferma di credere ma anche di essere incredulo. Sente che la sua fede è poca eppure sufficiente per credere almeno una cosa: che Gesù lo possa aiutare nella sua incredulità. La vera fede è proprio questa, non tanto la certezza della solidità della nostra fede, che è sempre carente, vacillante, dubbiosa, ma la fede in Lui che può venire incontro alla nostra pochezza nella fede. 

  1. 25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più».

Lo spirito non è solo muto ma anche sordo, e il ragazzo è muto perché sordo, l'ostacolo profondo al vivere da esseri umani, che comunicano e stabiliscono relazioni buone, è l'essere incapace di accogliere la Parola del Signore che ci comunica il Suo grande amore. L'ordine di Gesù è perentorio, sembra metterci proprio tutta la sua potenza perché ha a cuore la nostra umanità che è bella, promettente, gioiosa, capace di far felice il Padre a patto che sia liberata da ciò che la avvilisce e la deforma. E così Gesù intima al male  di non entrare mai più in quel ragazzo, perché l'incredulità tenterà sempre di entrare in ciascuno di noi e questa è la forma più subdola e pericolosa del male ! Saremo sempre tentati nella vita di dare ascolto a quelle parole che ci strappano alla nostra umanità profonda di figli liberi di Dio e fratelli tra noi. 

  1. 26-27 Gridando e scuotendolo fortemente, usci. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.

Ultimo fremito convulso, disumano del ragazzo che poi appare come morto; si nomina ben due volte la morte in questo breve versetto, a sottolineare che siamo ancora distanti dalla vita, c'è bisogno di altro, del gesto, del contatto di Gesù. A dare la vita, a dare l'umanità, a far alzare, risorgere, concorre anche la dimensione fisica. Il corpo dice molto del bene e dell'amore che ci tiene in vita, dice molto sul fatto che non siamo più sordi alla sua Parola. Il tocco di Gesù richiama alla vita questo 'figlio', gli restituisce la posizione tipica dell'essere umano che riprende a camminare, per avvicinarsi al cielo, per protendere le braccia, per lodare e ringraziare il Signore.

 

 

 

PER AIUTARE LA RIFLESSIONE DI COPPIA

Tutta la vicenda è mossa dal desiderio di un padre che chiede per il figlio la possibilità di accedere a una vita umanamente piena. Il brano ci guida istruendoci sui passi che anche a noi sono possibili per liberarci da quegli 'spiriti' che tengono lontani dalla presenza di Dio promessa da Gesù.

E giunti... È in atto una discussione e quando si discute quasi sempre si pretende di avere ragione, non c'è un vero dialogo, che è più faticoso ed è basato sul confronto per cercare insieme la verità. In famiglia capita spesso di discutere : si scontrano spesso diversi punti di vista. Ci sono situazioni che non portano a nulla, ognuno rimane arroccato sulle sue posizioni.

Tutta la folla... È da notare che i presenti non vanno a cercare Gesù, che arriva di suo. Tutta la folla sembra contenta, forse non si aspettava di vederlo e gli corre incontro. Chi si meraviglia sa di essere di fronte a qualcosa/qualcuno che è li per lui/lei ma di cui non dispone, che deve solo accogliere, salutare e attendere. La meraviglia è il sentimento che rende la vita non mai scontata, riconosce l'altro/a sempre ulteriore alle mie attese e alle mie previsioni. Forse questa folla anonima dice qualcosa di profondo alla nostra vita di coppia. Anche noi siamo contenti di avere con noi Gesù grazie al Sacramento del matrimonio. Ma abbiamo necessità di rinnovare questo incontro altrimenti la Sua rimane una vicinanza superficiale, è importante che lo riconosciamo presso di noi con meraviglia e affetto. E l'incontro con Gesù si rinnova ogni giorno nel quotidiano, nel nostro essere sposi cristiani e perciò non basta tenere pulita la casa, cucinare bene, seguire i figli con attenzione, curare il proprio corpo, dialogare con il coniuge, occorre fare tutte queste cose con e per amore. Gesù si informa su quello di cui stanno discutendo, vuol capire. Impariamo da Lui il modo bello di interessarsi gli uni degli altri, di averci a cuore reciprocamente, di avere un pensiero del tipo: chissà cosa starà facendo?... come fa Gesù che, in qualche moda, li ha portati con sé.

Uno Gli rispose... Questo papà conosce bene la malattia e ne riconosce tutti gli effetti, le manifestazioni, come noi conosciamo fino in fondo il nostro 'male', i nostri difetti che ci dividono. Questo papà riconosce di aver bisogno di aiuto ma i discepoli non riescono a guarire il ragazzo quasi a dire che non basta dirsi discepoli per vincere il male, occorre essere pieni di fede. Per noi vale lo stesso: non basta essere sposati in chiesa per diventare una coppia cristiana, occorre un'adesione completa a Gesù, ascoltarlo col cuore . Quante volte ci capita di  pensare: "Quando arrivo a casa e non ti trovo perché sei in giro a fare la passeggiata col cane e la cena non è pronta al momento mi verrebbe voglia di arrabbiarmi. Se invece penso cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto, mi rassereno e cerco di capire anche le tue esigenze di stare all'aria aperta per scaricare un po' le tue tensioni".

Egli allora... Gesù è deluso e fa notare a tutti la mancanza di fede. Sembra stanco di avere intorno gente incredula, nonostante quello che Lui fa. Perché questo? Essere increduli significa non ascoltare la Parola che ci fa conoscere la nostra verità più profonda di figli liberi di Dio e da lui amati. Gesù è venuto a dirci con tutto se stesso questa verità che ci permette di vivere bene la vita, qualunque sia la difficoltà che incontriamo. Lui per primo ha vinto il male della morte attraverso la fiducia nel Padre. Senza l'ascolto di Gesù e della sua Parola siamo anche noi come questo ragazzo, viviamo da 'posseduti', scossi da 'altro' digrigniamo i denti fino a 'seccare' e alla fine morire. Per noi coppie avere fede in Gesù vuol dire riconoscere tutto il bene che abbiamo ricevuto dal Padre e avere fiducia in Lui. È un po' come sottomettersi, abbandonarsi, lasciarsi consigliare, correggere nell'accogliere i propri limiti, nel dare giudizi, nell'essere rispettosi, ma anche misericordiosi e pronti al perdono. Avere fede significa credere che c'è una presenza reale vicino a noi che ci ama infinitamente e che vuole il nostro bene, fa i nostri interessi e non vuole altro che restituirci alla pienezza della nostra umanità.

E glielo portarono... Alla vista di Gesù riparte la crisi. Quando decidiamo di affrontare un problema, una difficoltà, facciamo fatica a lasciarci andare, mettiamo in atto le nostre resistenze. Digrigniamo i denti, siamo rigidi, come il ragazzo epilettico perché in verità facciamo fatica a vincere i nostri egoismi. "Quando mi rimproveri di dimenticarmi delle cose da fare ormai già stabilite, mi sento offeso, faccio fatica ad accettare l’osservazione e psaas poi del tempo   prima che riusciamo a liberarci del risentimento. E’ importante sapere di correre questo rischio,  per non perdere il controllo e farsi travolgere.

Gesù interrogò il padre... Il padre chiede aiuto, le prova un po' tutte pur di restituire al figlio la salute, chiede misericordia al Signore. Un invito a non perdere la speranza, a provare e riprovare perché la nostra relazione ritrovi serenità, pace, perché quel figlio, quella figlia ritrovi la gioia di vivere, perché, in generale, il male allenti la sua presa sulla nostra vita. Chiedere aiuto è via di salvezza per la famiglia, per la coppia, cosa spesso difficile ma che, se 'osata', può veramente riaprire la via della vita. Perché di fatto la fede intercetta la profondità del problema del male e lì entra a dire una parola, altrimenti non è fede: o incontra e attraversa la morte oppure rimane qualcosa di artificioso. La fede diventa richiesta di aiuto nella sofferenza e nel dolore, diventa un rivolgerci a Lui per chiedere la Sua misericordia.

Gesù gli disse... Se tu puoi, ripete Gesù al papà. Gesù lo porta a rimeditare le sue parole perché vuole lasciarci liberi di credere veramente, non ci obbliga. Gesù accompagna quest'uomo verso la fede: tutto è possibile per chi crede! Gli sta facendo capire che con le sole nostre forze umane non possiamo vincere il male, ma se ci affidiamo a Lui, che ci dà il dono dello Spirito, allora potremo ricevere qualunque cosa, superare ogni ostacolo fino ad attraversare il male della morte. Ed è questo il primo miracolo: che la sofferenza non ci trascini nella disperazione, anche se la guarigione tarda o non arriva.

Il padre del fanciullo... questo papà si rende conto della sua poca fede, dei suoi limiti, non chiede più la guarigione di suo figlio ma chiede la propria conversione, inizia il suo cammino verso la fede che riconosce debole se non inesistente: aiutami nella mia incredulità. Anche noi sposi dobbiamo riconoscere che non basta la decisione di amare, la volontà di stare insie-

Dobbiamo anche noi, come quel papà, avere il coraggio di chiedere al Signore di aiutarci a 'credere' sempre più in Lui, nella vita, nel nostro coniuge, nel bene della famiglia. È importante credere che Lui è con noi, nella nostra relazione e sostiene il nostro cammino di sposi donandoci, se glielo chiediamo, la forza di credere nel bene, in Dio.

Allora Gesù... Gesù scaccia lo spirito muto e sordo. Un sordo per natura non è necessariamente anche muto, ma il divenire sordi porta progressivamente a perdere l'uso della parola. La parola manca a chi non sa ascoltare, per cui chi è sordo alla parola diventa muto perché non può rispondere all'amore. E questo accade con la Parola del Signore: meno la ascoltiamo meno sappiamo parlare, ma capita anche per la parola dello sposo, della sposa. L'ascolto è sempre la condizione richiesta per poter parlare, per questo siamo dotati di due orecchi e di una bocca soltanto! In una coppia di sposi l'ascolto è elemento fondamentale per una buona relazione e sarà fatto 'col cuore', così da accogliere in profondità quello che il nostro sposo/a sta dicendo e sta provando; solo allora potrò dire una parola feconda, non di giudizio e di condanna ma di accoglienza e di vita.

Gridando e scuotendolo fortemente... Lo spirito immondo dopo il comando di Gesù abbandona il ragazzo lasciandolo però tramortito. Alla fine dello scontro con ciò che ostacola la pienezza e la bellezza della vita, non si è mai brillanti e in piena forma, ma silenziosi, poco sorridenti, magari doloranti nell'animo. Spossati e affranti abbiamo bisogno di un gesto di affetto, di un tocco di presenza e accoglienza. Gesù prende per mano il ragazzo, lo risolleva e lo fa alzare in piedi, come risorto. È bello il gesto di Gesù, questo 'prendere per mano' che ha un sapore di amicizia, di confidenza, di famiglia. Dopo il tocco di Gesù, dopo un gesto di affetto, di contatto buono, si può di nuovo camminare, cioè si ricomincia a vivere.