PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA IN ROGOREDO

GRUPPO FAMIGLIE PARROCCHIALE  - 20 febbraio 2016   

III INCONTRO : il desiderio di CAMMINARE – Mc 2,1-12

 

P.: Nel nome del Padre...

Chiediamo al Signore che ci insegni a pregare:

 Tutti:

Concedici, o Dio misericordioso,

di desiderare con ardore ciò che tu approvi,

di ricercarlo con prudenza,

di riconoscerlo secondo verità,

di compierlo in modo perfetto,

a lode e gloria del tuo nome.         (San Tommaso d'Aquino)

 

Preghiamo a cori alterni Salmo 146 (145)

 Loda il Signore, anima mia:

loderò il signore finche o vita

canterò inni al mio Dio.

Non confidate nei potenti,

in un uomo che non può salvare.

Esala lo spirito e ritorna alla terra:

in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. 

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:

la sua speranza è nel Signore suo Dio,

che ha fatto il cielo e la terra,

il mare e quanto contiene, 

che rimane fedele per sempre,

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati. 

Il Signore libera i prigionieri,

il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti, 

il Signore protegge i forestieri,

egli sostiene l'orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio (Mc 2,1-12)

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 'Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti la erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro :” Perché costui parla così ? Bestemmia ! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? 'Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?  Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, "ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

 

COMMENTO BIBLICO … per entrare nel testo 

Questo brano si colloca all'inizio della vita pubblica di Gesù, quando il Maestro comincia a essere conosciuto. Di villaggio in villaggio la gente parla e racconta di quello che compie. La fama si diffonde, così la folla lo segue attraverso la Galilea, avvertendo in Lui qualcosa di grande che intercetta un bisogno profondo, di salute, di compagnia, di senso di salvezza... Decidendo di seguirlo questa folla svela il desiderio profondamente umano di incontrarsi con Dio. 

vv 1-2 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

Gesù si ritrova nuovamente a Cafarnao, in una casa non identificata, una casa qualunque... ancora una volta, dopo il miracolo della guarigione della suocera di Pietro (Mc 1, 29-31), Gesù sceglie una casa e non il tempio, non un luogo sacro ma un luogo del quotidiano, un luogo della famiglia. Là si raduna molta gente che però diventa un ostacolo per chi vuole 'entrare' dalla porta al cospetto di Gesù.

vv 3-4  Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il tettuccio su cui giaceva a paralitico.

Poiché il percorso orizzontale è precluso i portatori scelgono di salire sul tetto della casa e far scendere il paralitico davanti a Gesù attraverso un buco ricavato nel tetto. É importante che i due si trovino insieme nello stesso luogo, l'uno di fronte all'altro. Notiamo facilmente che quando il paralitico viene portato a Gesù, non solo non cammina: non parla! Il testo non dice che ha chiesto di essere guarito. Tuttavia l'intervento di altre persone è fondamentale per la sua guarigione, altri sembrano prendere l'iniziativa al suo posto, altri si fanno carico della sua infermità aprendogli la via di una vita sanata. Possiamo immaginare che siano persone della famiglia, parenti, amici, o comunque vicini del paralitico. Per raggiungere traguardi importanti ci vuole sempre qualcuno che ci aiuti e bisogna, in un certo senso, 'aggirare' la folla, l'anonimato, la corrente e saper cambiare creativamente orientamento in pochi minuti.

 v 5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».

Gesù vede la procedura complicata che permette al paralitico di raggiungerlo attraverso il tetto e insieme 'vede' la loro fede. Vede e interpreta il loro gesto come un atto di fede. L'evangelista introduce qui il termine proprio della fede, `pistis' in greco cioè, l'atteggiamento che permette a Gesù di entrare in relazione e manifestare la sua forza. C'è una reciprocità 'miracolosa', salvifica, tra il paralitico e Gesù; grazie alla fede degli accompagnatori si apre una porta che permette a Gesù di agire liberamente: la fede, propria o altrui, è lo spazio specifico da Lui richiesto per far fluire l'energia divina della guarigione e della salvezza. E quel movimento `verticale', dall'alto del tetto verso il luogo in cui sta Gesù, già di per sé allude alla relazione con Dio. Gesù quindi non guarisce per compassione ma per ammirazione del coraggio e della fede di chi ha di fronte. Lo chiama 'figliolo', forma familiare che rivela il suo parlare a nome di un Dio affettuoso, che stabilisce  la relazione sotto una forma paterna e certamente anche materna: con la Sua parola egli rigenera alla vita. Tutti a questo punto si aspettano che lo risani, rimettendolo in piedi. Invece l'intervento di Gesù sposta l'attenzione dal piano fisico a quello spirituale: guarisce anzitutto dal peccato, che è una malattia più grave di quella fisica perché allontana dalla relazione con Dio paralizando tutto l’uomo . Fermarsi alla sola salute fisica può trarre in inganno facendoci mancare il bersaglio, il centro: l'obiettivo ultimo della vita è la salvezza, non la salute (che presto o tardi, comunque, se ne va per tutti). Ricordiamo che il passivo usato da Gesù ti sono rimessi i peccati implica Dio come soggetto. A Gesù noi per lo più chiediamo la guarigione del corpo, Egli però mette in primo piano la guarigione interiore, il ristabilire una buona relazione con Dio che mette in salvo dalla paralisi e dalla disperazione di una vita insensata.

vv 6-7 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».

Gli scribi sono presenti in una posizione di onore, senza muoversi, senza alzarsi per andare a vedere cosa sta succedendo, si scandalizzano di ciò che Gesù dice in quanto Egli perdona in nome proprio e non in nome di Dio. Gli scribi stanno distanti da Gesù mentre la folla lo preme . Questi scribi in realtà non sanno riconoscere Gesù come figlio di Dio e lo vedono quindi come un bestemmiatore, lontano e maledetto da Dio. Questa accusa lo porterà poi davanti al Sinedrio. I 'paralitici' di questo brano (come i veri ciechi nel racconto del Cieco nato di Giovanni) sembrano essere più gli scribi che, piuttosto che accogliere le infermità del fratello, stanno seduti, fermi, immobili e a distanza,  giudicano aspramente rivelando la loro 'paralisi' interiore, il loro peccato.

 vv 8-9 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?

Gesù capisce nel suo spirito quello che gli scribi pensavano nei loro cuori: è questo lo 'strumento' adatto alla conoscenza propria di Gesù che sa penetrare nel cuore dei suoi ascoltatori. l'umanità. Il perdono dona all'uomo una nuova vita, lo rende capace di camminare verso l'altro e verso Dio.

vv 10-11 «Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua».

Le parole di Gesù liberano integralmente l'uomo dal peccato e dall'infermità, andando dritto al suo cuore e ponendolo ora dalla parte della vita. Il peccato, la distanza da Dio, è la radice del male che impedisce di 'camminare' nella vita, per questo necessaria la guarigione dello spirito che conduce alla salvezza e rimette in piedi. Guarito nello spirito l'uomo viene trasformato, rinnovato. Il letto che il paralitico guarito è invitato a riprendersi, rappresenta tutto ciò che ha fatto parte di lui, che ha 'paralizzato' il suo spirito impedendogli di andare verso l'altro, di fare il bene dell'altro, di far parte del disegno di Dio. Anche se ora sa camminare, egli porta ancora con sé questo bagaglio, segno di un passato che in qualche misura continua a far parte di lui e a condizionarlo pur nella vita rinnovata dal perdono.

Solo dopo la guarigione il paralitico è in grado di muoversi, si mette in cammino, fisicamente e spiritualmente, perché liberato dal peccato che lo imprigionava. Per poter cominciare una vita nuova egli aveva bisogno, come ciascuno di noi, di perdono, di essere riammesso all'esistenza, 'legittimato' a esistere. Gesù, rimandandolo a casa, lo invita a diventare testimone tra i suoi, così da fare della sua casa un luogo di vita, di serenità, di cammino interiore, di accoglienza della Parola. Notiamo che i tre verbi della parte finale di questo versetto rovesciano completamente la situazione iniziale; alzati, mentre lui all'inizio era steso; prendi il tuo lettuccio, mentre all'inizio lui era portato da quattro persone; e va' a casa mentre all'inizio lui non riusciva nemmeno a entrare in questa casa. La guarigione operata da Gesù crea nuove condizioni, rende la  vita accessibile e vivibile , rimette in piedi così che diventiamo protagonisti della nostra vita, capaci ai camminare, di muoverci, di portare la nostra storia e i nostri limiti.

v 12 Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»

L'ordine è eseguito alla lettera, immediatamente; l'uomo ormai guarito prende il suo lettuccio e se ne va, non lascia lì nulla di sé e del suo passato ma se lo porta dietro. Il suo passato, quello che è stato, ora non lo blocca più; ora riesce a camminare nella sua vita e a 'portare' tutto quello che costituiva la sua condizione precedente. La folla ha seguito attentamente gli avvenimenti e avvolta dallo stupore rende gloria a Dio, esprime il suo sconcerto diventando espressione della fede di tutta la comunità.

PER AIUTARE LA RIFLESSIONE DI COPPIA

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa...

Gesù sceglie di compiere la Parola in una casa, in una famiglia. Ancora una volta la famiglia sta molto a cuore a Gesù tanto che egli la fa diventare luogo normalmente abitato da lui, dalla sua Parola. Il raccogliersi in casa per ascoltare la Parola diventa così un gesto sacro.

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone...

Il paralitico viene portato a Gesù da quattro persone; immaginiamo la loro premura, attenzione, coraggio. Sanno per certo che il paralitico, anche se muto, vuole guarire, lo sentono e agiscono di conseguenza facendosi carico del suo desiderio. Siamo invitati anche noi a riconoscere i bisogni del nostro sposo/a, sostenendo il peso della malattia, della sofferenza non solo fisica ma anche interiore con altrettanta premura, attenzione e coraggio. Pensiamo a quante volte le preoccupazioni per il lavoro, per i figli, per i parenti bloccano l'altro/a. Notiamo anche che le persone sono quattro. Uno da solo non ce l’avrebbe mai fatta a sostenere il lettuccio, ad avvicinarlo a Gesù. Così anche noi , così amanti oggi del non dipendere da nessuno, non potremmo mai farcela a sostenere i pesi, talvolta gravosi, nostri e degli altri; invece, imparare a chiedere aiuto è fondamentale per il bene di tutta la famiglia! Le persone che portano il paralitico per riuscire nel loro intento dimostrano intesa, creatività, armonia, capacità di muoversi con i ritmi e i tempi giusti, di seguire la stessa direzione, affrontando insieme i passaggi più delicati e difficili. Eppure sono uomini normali! Nella nostra vita di coppia abbiamo sperimentato la bellezza dell'intesa, dell'armonia, della capacità di muoverci nella stessa direzione a favore di altri: i nostri figli, la nostra comunità. Ma abbiamo anche sperimentato che talvolta siamo noi stessi il paralitico, quando rimaniamo fermi nelle nostre prese di posizione e nelle resistenze ai cambiamenti. Siamo a tratti uno dei quattro ma siamo anche quel paralitico e ciò vale per ciascuno singolarmente e per la coppia. Come il paralitico non siamo capaci di camminare perché schiacciati dal peso della vita, dei nostri limiti, egoismi, chiusure, incertezze, timori.

Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati»...

i peccati sono la nostra paralisi interiore che ci impediscono di amare, di donarci gratuitamente, di camminare sulla via del bene. Ci bloccano in un'esistenza focalizzata solo su noi stessi, sui nostri bisogni che diventano talvolta così preponderanti da paralizzare anche il nostro sposo/a. Pensiamo a tutte quelle volte che abbiamo immobilizzato chi ci vive accanto con le nostre paure, con i nostri fallimenti personali, con i nostri preconcetti; così, oltre a essere noi il povero paralitico, impediamo all'altro/a di muoversi togliendogli/le anche la possibilità di aiutarci. Gesù, però, sorprendentemente, a partire da un gesto nel quale riconosce fede in Dio, libera con grande semplicità dai ceppi che trattengono la vita.

Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?...

Dovrebbero essere nella posizione di ascolto e invece stanno fermi, non si muovono; forse sono paralitici anche loro? Non hanno nemmeno il coraggio di esprimere il loro parere ad alta voce, preferiscono parlare tra loro, mormorando e giudicando, senza scomporsi, senza entrare in relazione con l'ammalato, con gli altri, e tantomeno con Dio. Succede anche a noi quando, convinti di aver capito tutto, giudichiamo il nostro sposo/a incuranti della sua paralisi, precludendo a entrambi la possibilità di una guarigione.

Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori?...

Gesù ci precede sempre, anche nei pensieri del nostro cuore. Lui conosce profondamente ciò che passa per la testa degli scribi che, scandalizzati, pensano che Egli sia un semplice uomo e non possa perdonare i peccati in nome di Dio. Anche noi verso il nostro coniuge non sempre abbiamo pensieri positivi. I nostri preconcetti ci portano a pensare, vedere, giudicare, secondo i nostri parametri e non secondo quelli di Dio! Gesù ci esorta ad avere più fiducia in Lui e nel nostro sposo/a stando attenti anche ai nostri pensieri, perché non vengano offuscati dalle negatività della vita.

Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Alzati e cammina"?...

Possiamo notare come il perdono diventi il fulcro di tutta la vicenda. Non sappiamo come andassero le cose a quei tempi... sappiamo però che ai nostri giorni la riconciliazione è uno tra i sacramenti che risultano più difficili; come gli scribi che si credono nel giusto, non capiamo quanto sia necessario il sacramento della confessione, non comprendiamo a pieno che il cammino della nostra vita dipende dalla comunione con Dio sempre da cercare e rinnovare! E ce ne stiamo lontani dal confessionale... Così tendiamo a sottovalutare anche la riconciliazione quotidiana fra noi coniugi e in famiglia. Accade un po' come dopo una discussione con il nostro sposo/a: vorremmo fare il primo passo, vorremmo chiedere scusa, ma le parole si fermano in gola e le gambe si rifiutano di muoversi : spiritualmente ci confermiamo dei poveri paralitici.

Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino — disse al paralitico — alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua»...

Le parole di Gesù sono decisive. Nella nostra vita normale il letto è il luogo del riposo dalle fatiche e dalle ansie della giornata, dove il corpo ritrova la forza e l'energia, dove rivediamo il nostro vissuto quotidiano, dove ci incontriamo da marito e moglie dopo una lunga giornata di impegni. Per il paralitico il letto è il luogo che lo imprigiona, che lo condanna, che gli dimostra con chiarezza i suoi limiti e le sue debolezze. Il letto per lui rappresenta il luogo della non-guarigione e dell'impossibilità di un cambiamento della propria vita, come se egli fosse legato al proprio destino. L'ordine di Gesù gli dice di portarselo dietro quel letto, quasi invito a fare memoria del miracolo ricevuto ma anche dei postumi di una malattia che forse si trascina e che lo segna ancora un po'. Anche noi, come il paralitico, siamo chiamati a ricordare sempre di essere peccatori perdonati perché il Signore, incontrandoci, non solo ci ha guariti e rimessi in piedi, ma ci ha insegnato ancora una volta a camminare guardando al futuro con fiducia e con speranza nonostante il nostro passato non ci abbandoni mai del tutto.

Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»...

Dopo che siamo stati guariti Gesù ci dice di andare a casa dai nostri. Casa è... la nostra coppia, la nostra famiglia, sono i nostri amici, la nostra comunità, il posto di lavoro ecc. Ora che siamo liberi dal peccato, dall'egoismo, dal ripiegamento su noi stessi, possiamo testimoniare con gioia la grazia ricevuta diventando Vangelo vivo, segno credibile della buona notizia. Se ci rimettiamo a camminare nella vita con la leggerezza di chi ha ricevuto una 'portato', diventiamo annunciatori della buona notizia nella nostra coppia, nella nostra casa. Il clima cambia, le tensioni si allentano, le frustrazioni diminuiscono, ci si lamenta di meno, gustando e gioendo del bene comune. Casa... sentirsi a casa vuol dire stare in pace con se stessi, stare in pace nell'altro/a facendo bene la propria parte, che è solo una parte! Ciò implica il coinvolgimento del coniuge, nel rispetto dei diversi carismi, perché senza lui non riusciremmo a camminare. Questo riprendere il cammino guariti, questo mettersi in moto insieme come coppia ci consente di 'portare' altri al cospetto di Gesù, contribuendo cosi al bene comune nella coppia, nella famiglia, nella comunità. E quando una persona viene aiutata ad alzarsi, quando si realizzano gesti di liberazione dal male e dal peccato, quando si costruiscono progetti di giustizia e di pace, allora c'è motivo per la meraviglia e la lode a Dio. Perché questo è il vero miracolo!