TEMPO PASQUALE TEMPO DI “FESTA” 3
A pensarci bene dobbiamo ammettere che la gioia e la festa sono due parole chiave del lessico biblico. Un detto rabbinico dice che: Dio fu così estasiato per la sua creazione, fino al punto che vedendo la bellezza del mondo e specialmente della creatura umana la Sua pupilla, si dilatò tanto far fluire una lacrima di estrema gioia...e poi fece festa. Si rimane sempre sorpresi per l’insistenza con cui ricorre nei Vangeli dell’ultima cena l’invito alla gioia (Gv 15, 11; 16, 20-21; 22.24; 17, 13). Eppure il momento non è dei più felici, anzi...
La gioia è per es. uno dei temi più presenti nei discorsi di addio dell’ultimo incontro conviviale di Gesù con i discepoli, quasi una preparazione psicologica e una pedagogia amorevole per quanto sta per accadere, e che, tuttavia, non è una fine tragica ma un passaggio doveroso. La tristezza dei discepoli, assicura Gesù, si muterà in gaudio. Nelle sue confidenze intime Gesù ci parla della sua gioia e ci assicura la nostra. E’ promessa ed è dono. E’ invito ed è superamento. E’ un invito alla pienezza. “La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
La gioia è insieme realtà interiore ma, nella festa, diventa anche manifestazione esteriore. Nella festa si commemorano sempre le ragioni della gioia, i motivi per cui essere felici. Nella festa si precisa il perché vivere la vita in un certo modo e perché manifestare anche agli altri questo modo di essere e di relazionarsi tipico dei credenti.
Tutto il Vangelo di Luca è un inno alla gioia come accade per es. nel saluto dell’Angelo a Maria (“Rallegrati”) e nel Magnificat, oppure nella buona novella annunziata ai Pastori: “Vi annunzio una grande gioia”. Ma ancora nell’ annuncio di Gesù alla Sinagoga di Nazaret, nell’ esultanza di Gesù nella sua preghiera, mosso dallo Spirito Santo. Possiamo dire che tutta la vita e la predicazione di Gesù sono un vero e proprio “Evangelion”, cioè una gioiosa notizia, una grande festa dall’ inizio fino alla fine. Ma così non dovrebbe essere anche per noi ?
d.M
100 anni di cammino insieme : storia e memoria 6
Il mese di aprile è dedicato dalla comunità civile alla memoria di date e ricorrenze particolari della storia del nostro paese, date che ricordano il sacrificio di tantissime vite umane innocenti vittime di sistemi di potere e ideologie omicide...Il vero dramma è che tutto questo accade ancora e continuerà ad accadere perché da certi mali e da certe “ malattie” la razza umana sembra non voler proprio ne “farsi curare” ne investire per poter immaginare una futura parziale “guarigione”. In coincidenza con le ricorrenze di questo mese ho voluto ripercorrere il periodo storico che la nostra comunità visse in condivisone con tutto il quartiere, negli anni 1915 –1945 . Sono certamente anni difficili per tutti come ci testimoniano anche i documenti d’archivio da cui è tratto molto del materiale presente negli articoli che pubblicheremo.
Infatti, alle vicende dei non facili inizi della comunità di Rogoredo, di cui già si è detto, venne ad aggiungersi anche la tragedia della prima guerra mondiale, con il suo immancabile carico di sacrifici e di dolore. Nell’anno in cui la Parrocchia vedeva la sua nascita, il 1915, l’Italia entrava a sua volta in guerra contro l’Austria. Rogoredo però trovò un centro di comunione materiale e spirituale nella "sua" erigenda parrocchia. Don Gasparoli, nonostante l'età avanzata, con il suo impegno morale, seppe sempre tenere i contatti con i giovani militari al fronte. Confortava e consigliava sia loro sia i familiari in trepida attesa di notizie dai loro congiunti e tutti esortava tenendo sempre accesa una fiammella, simbolo di fede e di pace. Del periodo della prima guerra mondiale non ci sono molti scritti nelle cronache, ma certamente rimane perpetua memoria nelle vie e nelle strade del borgo storico dedicate, come si sa, ad alcuni Monti tristemente famosi come il Popera, Il Cengio , il Piana, il Freikofel ecc… oggi ormai meta di turismo di massa ma, a quei tempi, luoghi di sofferenze indicibili e di morte per una gran parte delle giovani generazioni italiane e non solo. Ma passò anche questa triste fase. La vita nel quartiere riprese col ritorno dai fronti di guerra delle forze combattenti e anche la Chiesa volle lasciare un ricordo tangibile di ringraziamento, arricchendo nel 1925 la navata sinistra di una cappella dedicata alla Beata Vergine Maria Ausiliatrice, tante volte invocata da mamme e spose a protezione dei loro cari combattenti. E’ importante, a questo punto, spendere una parola in più per quanto riguarda la devozione a Maria Ausiliatrice da parte dei rogoredesi, devozione le cui tracce sono ancora oggi ben visibili nella bella tradizione del Festone di Maggio . Il Parroco Don Rigamonti, succeduto a Don Gasparoli, pensò di costituire un'Associazione di devoti e nello stesso tempo instituì la pratica del 24 di ogni mese, ancora oggi tenuta viva con la Messa per tutti i defunti della Parrocchia .
In archivio si trova il regolamento di questa associazione, scritto dallo stesso Parroco e accettato dall'Arcivescovo Card. Eugenio Tosi il 14 agosto 1922. Da allora, ogni anno, con fedeltà incrollabile, Mons. Rigamonti volle si festeggiasse, con tutti gli onori, la ricorrenza di Maria Aiuto dei Cristiani il 24 di Maggio, coinvolgendo tutto il quartiere soprattutto con la solenne processione che si svolgeva rigorosamente nel pomeriggio di quel giorno accompagnata dalla Banda locale e dai bambini in abito della prima comunione. Per gente semplice che veniva da un momento duro , quella festa rappresentava veramente un evento annuale da non perdere e da preparare con grande fervore, in primo luogo curando le “solenni celebrazioni”.
OMELlA DEL CARDINALE AI FUNERALI DELLE VITTIME DEL TRIBUNALE
Una sconvolgente circostanza ci ha convocati in questo Duomo, in qualche modo come rappresentanti di tutti i milanesi e non solo. Il nostro cuore è ancora colmo di angoscia per l’orrore di tre brutali omicidi e di due ferimenti. Il mio saluto affettuoso e riconoscente va anzitutto ai familiari, parenti ed amici delle vittime. Lo rivolgo con deferenza al Capo dello Stato, ai Presidenti del Senato e della Camera, al Ministro della Giustizia, al Presidente della Corte Costituzionale, al Consiglio Superiore della Magistratura, alle autorità milanesi, a quelle civili e militari e alle Forze dell’Ordine. Con speciale intensità saluto i Magistrati, gli Avvocati e tutti gli operatori del Tribunale di Milano. A tutti i fedeli qui presenti e a quanti ci seguono attraverso i media rivolgo un saluto di pace.
Quasi impossibile è trovare parole per i familiari e per gli amici del giudice Fernando Ciampi, dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani, di Giorgio Erba i cui familiari hanno scelto di celebrare le esequie nel Duomo di Monza. Questa tragedia ci lascia ancor più sconcertati perché si è consumata in un luogo emblematico, un pilastro costitutivo della vita civile del Paese. Essa ci appare come una tremenda espressione di un male inaccettabile. Come porvi rimedio? Come stare di fronte alle bare di questi nostri fratelli a cui la vita è stata rubata in modo tanto atroce e sconvolgente? Cerchiamo di affidarci alla convinzione universalmente valida del Libro della Sapienza: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà. La loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina. Ma essi sono nella pace» (Sap 3,1-3). Sono solo parole? No, sono realtà. E non unicamente per quanti sono stati battezzati in Cristo ma per tutti. Tutti infatti, più o meno a tentoni, cerchiamo il significato e la direzione di cammino per la nostra esistenza. Continua il testo biblico: «Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore» (Sap 3,9). L’amore può vincere realmente la morte, anche questa orribile morte. Ce lo insegnano i familiari delle vittime. Vittime che sono testimoni giusti, perché quotidiani e discreti servitori del bene comune. L’amore dei loro cari possa trovare consolazione nel Vangelo di Giovanni: «Colui che viene a me non lo respingerò… Io non [perdo] nulla di quanto [il Padre] mi ha dato, ma lo [risuscito] nell’ultimo giorno» (Gv 6,37.39).
E cosa dice a noi milanesi questo tragico morire? Possiamo fermarci alla comprensibile paura, alla giusta elaborazione di più rigorosi sistemi di sicurezza, a dialettiche, talora strumentali, tra le parti? Se la morte chiede di essere abbracciata dall’amore non abbiamo forse bisogno di fare di questo amore una sorgente di amicizia civica, un incisivo criterio di edificazione di Milano e delle terre lombarde in profonda trasformazione? Non è questo un compito da riservare solo a quanti hanno responsabilità istituzionali. È qualche cosa che, come ci insegnano, in addolorata dignità, i familiari delle vittime, deve cominciare dal profondo di ogni uomo e di ogni donna della nostra metropoli. Da queste morti deve nascere una maggior responsabilità di educazione civica, morale, religiosa, instancabilmente perseguita da tutte le agenzie educative, dalla famiglia, alla scuola fino alle Istituzioni. Non lasciamo che sulle figure di questi nostri cari si stenda la coltre soffocante dell’oblìo. Mantenere desta la loro memoria è garanzia di fecondità. Con travaglio l’Arcivescovo non può non volgere ora un pensiero all’assassino. Le vittime innocenti di questo sciagurato pluriomicida ci chiedono almeno di pregare perché Claudio Giardiello, attraverso la giusta pena espiatoria, prenda consapevolezza del terribile male che ha compiuto fino a chiederne perdono a Dio e agli uomini che ha così brutalmente colpito. Carissimi, mi permetto di suggerire a tutti, anche a chi non crede, un gesto semplice che possa supplire alla radicale insufficienza delle parole che vi ho rivolto: guardiamo il Crocifisso, magari prendendone in mano l’effigie. Fino a quella croce tutte le donne e tutti gli uomini possono giungere come mostra la storia delle nostre terre. Il Crocifisso ha realmente preso su di sé anche il più ributtante male dell’uomo. Lasciamoci guardare da Lui: nella indicibile pena il Crocifisso risorto sia il nostro conforto. Come promettono le ultime parole della Bibbia, «asciugherà ogni lacrima dai (nostri) occhi» (cfr Ap 21,4).
“La Bibbia in pillole”
curiosità bibliche a cura di D. Di Donato
Domenica, 19 Aprile, durante la Messa, leggeremo Giovanni 14, 1-11 . In questo brano , al versetto 6 , leggiamo: “Io sono la via, la verità e la vita” (Egô eimi hê hodos kai hê alêtheia kai hê zôê) Gesù dice qual è il cammino (Gesù) e chi è la meta (il Padre). Unisce queste qualità ad altre due: la verità e la vita. «Cammino»(hodos) è un concetto relativo, subordinato alla mèta cui conduce. «Verità»(alêtheia) è un concetto che suppone un contenuto e vi si riferisce. Dei tre termini, l’unico assoluto è «la vita» (zôê); gli altri due devono essere in relazione con essa. Gesù è la vita perché è l’unico che la possiede in pienezza e può comunicarla (Gv 5, 26). Essendo la vita piena, egli è la verità totale, cioè può essere conosciuto e definito come la piena realtà dell’uomo e di Dio. È l’unico cammino, perché soltanto la sua vita e la sua morte mostrano all’ uomo l’itinerario che lo conduce alla sua realizzazione.
CALENDARIO
19/4 Domenica III di PASQUA
ore 9.30: Uscita insieme 4° corso ragazzi e genitori
ore 15.30: Battesimi (2° turno)
20/4 Lunedi
ore 10.00: Gruppo del vangelo con don Marco c/o bar
ore 11.00: Gruppo liturgico
ore 21.00: Corale
21/4 Martedì
ore 15.00: Ritiro Cresima (1° turno)
ore 21.00: Gruppo missionario parrocchiale
24/4 Venerdì
Pellegrinaggio Ado decanale a Torino
ore 21.00: Direttivo e Ass. Soci Rogoredo Vivere.
25/4 Sabato
Pellegrinaggio Ado decanale a Torino
ore 9.30: Ritiro Prima Comunione (1° turno)
ore 15.30: S. CRESIMA (1° turno)
26/4 Domenica IV di PASQUA
Pellegrinaggio Ado decanale a Torino
ore 11.30: PRIME COMUNIONI (1° turno)
SUFFRAGI
22/4 Mercoledì
Ore 18.00 Quirino Malandrino; Rosa Martuscello
23/4 Giovedì
Ore 18.00 Combattenti-Reduci e Simpatizzanti di Rogoredo
24/4 Venerdì
ore 18.00: S. Messa defunti della Parrocchia
ARCHIVIO
Hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo: Guidetti Andrea; Romiti Davide; Piccinno Giulia; Savi Giulia; Casati Giovanni;
Merra Asia Licia; Calcaterrra Pietro.
Ha fatto ritorno alla casa del Padre celeste:Capiglioni Giulia vedova Sulsenti di anni 88
AVVISI
Guardaroba Caritas
Si ritirano solo Lenzuola ed asciugamani il ritiro degli indumenti riprenderà a settembre. Ricordiamo che a metà Maggio ci sarà l'annuale raccolta straordinaria di Abiti della Caritas nei consueti "Sacchi Gialli" Seguiranno date modalità
Necessitano 1 carrozzina ed 1 lettino
In occasione del Centenario della Parrocchia sono stati realizzati dei piccoli ricordi:
Biro e Calamite, che è possibile ritirare presso l’ufficio parrocchiale lasciando un offerta a sostegno delle spese straordinarie. Grazie
OFFERTE
Per la Parrocchia € 200.00