Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione  di Formazione Religiosa
foglio domenicale
 

GIORNATA PER LA VITA

SOLIDALI PER LA VITA

«I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita». Queste parole ricordate da Papa Francesco sollecitano un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal concepimento al suo naturale termine. È l’invito a farci servitori di ciò che “è seminato nella debolezza” (1 Cor 15,43), dei piccoli e degli anziani, e di ogni uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita.
Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio “la forza rivoluzionaria della tenerezza” e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società. 
Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo?
Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impedendo ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai.
Il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla “cultura del benessere che ci anestetizza” e dalla  crisi economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità.
È un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia  e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando “quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita” (Mt 7,14).
La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata.
Una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla genesi dell’umanità: “dov’è tuo fratello?”(cfr. Gen 4,9). Grido troppo spesso soffocato, in quanto, come  ammonisce Papa Francesco “in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.
La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: «vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città». La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.
 
Messaggio annuale a cura del
consiglio permanete della CEI
 
 
 
                                                           Don Marco

 

 
 
100 anni di cammino insieme : storia e memoria  1

Con il presente numero, introduciamo la pubblicazione di una serie di articoli dedicati alla storia della nostra parrocchia in occasione dei cento anni dalla sua istituzione. Come dice il titolo di questa rassegna, ripercorrere la storia di una comunità, significa ritornare con la memoria a fatti, volti e situazioni che ne hanno disegnato indelebilmente  la fisionomia, consegnando a tutti coloro che sarebbero venuti dopo, una straordinaria eredità spirituale, di fede e di umanità che sarebbe grave non conoscere e ancor più grave dimenticare. Dovendo scrivere, settimana per settimana queste note “di storia e di memoria”, ci siamo lasciati guidare da alcune precedenti pubblicazioni, come il libro “Rogoredo storia di una comunità”  a cura dell’allora parroco don Giovanni Marelli,  da cui abbiamo attinto buona parte del materiale che ritroverete, ma anche dai cosiddetti “ Cronicon “, dei veri e propri “diari” che i parroci erano tenuti ( e ancora lo sarebbero ndr.) a redigere come cronache della vita della parrocchia. A dire il vero, si trovano ““Cronicon” scritti fino al 1978 , anno in cui  il parroco don Giovanni Villa  fu colpito da ictus cerebrale . Successivamente si preferì affidare  la cronaca della vita della parrocchia ai cosiddetti “ bollettini parrocchiali o fogli settimanali “ come ancora è in uso. Forse per il fatto che i “Cronicon “ spesso raccoglievano più i giudizi e “ le emozioni”  personali del parroco stesso, che non l’ampiezza di ciò che la comunità viveva anche in relazione alla vita del quartiere, della diocesi e dell’intera chiesa universale. Resta il fatto che la lettura dei Cronicon, in genere riservata solo ai parroci successori e non accessibile ad altre persone se non per particolari studi storici, costituisce un’ affascinante quanto pacificante esperienza, in particolare  per il parroco in carica, che prende atto della verità delle parole scritte nel libro biblico del Qoelet:”Niente di nuovo sotto il sole“, soprattutto per quanto riguarda per es. la penuria di risorse economiche sempre endemica in una parrocchia di periferia come la nostra , o le voci di quartiere e i giudizi della gente sul tal prete o il tal  collaboratore, il tal parente del parroco o la tal vicenda di vita dell’oratorio… Di tutto questo qualcosa diremo e qualcosa  lasceremo al giudizio del buon Dio !

Non ci resta ora che augurarvi, settimana per settimana, buona lettura .                d. M.

 

 

Sintesi del Messaggio del Papa sulla Famiglia

 

In un contesto di grande e «approfondita riflessione ecclesiale» e di «un processo sinodale» che culminerà nel prossimo ottobre con il Sinodo ordinario, Papa Francesco  ha indicato la famiglia come «punto di riferimento» anche per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Non è la prima volta che il tema della Giornata viene dedicato alla famiglia: era già avvenuto nel 1969 con Paolo VI e per ben quattro volte con Giovanni Paolo II (1979, 1980, 1994 e 2004). Dunque la scelta del tema si rinnova, ma con una prospettiva nuova che emerge già dal titolo: «Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore». Un approccio, quindi, decisamente antropologico. Del resto, spiega il Pontefice, «la famiglia è il primo luogo dove impariamo a comunicare. Tornare a questo momento originario ci può aiutare sia a rendere la comunicazione più autentica e umana, sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista».

La prima scuola

A fare da sfondo, come nel 2014, è un’icona evangelica: la visita di Maria a Elisabetta. «Questo episodio - afferma Francesco - ci mostra la comunicazione come un dialogo che s’intreccia con il linguaggio del corpo». Al saluto di Maria, infatti, il bambino sussulta nel grembo di Elisabetta. «Il grembo che ci ospita - sottolinea il Pontefice - è la prima “scuola” di comunicazione». E «anche dopo essere venuti al mondo restiamo in un certo senso in un “grembo”, che è la famiglia. Un grembo fatto di persone diverse, in relazione». È qui che si comprende quel «circuito virtuoso» - «possiamo dare perché abbiamo ricevuto» - che «sta al cuore della capacità della famiglia di comunicarsi e di comunicare». In famiglia, inoltre, s’impara «la dimensione religiosa della comunicazione, che nel cristianesimo è tutta impregnata di amore». Ancora: nella famiglia si capisce «che cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità». Sia all’interno, sia all’esterno dei rapporti familiari. Il verbo “visitare” dell’icona evangelica, infatti, «comporta aprire le porte»: «Anche la famiglia è viva se respira aprendosi oltre se stessa, e le famiglie che fanno questo possono dare conforto e speranza alle famiglie più ferite e far crescere la Chiesa».

I limiti, il perdono, i nuovi media

Nel messaggio il Pontefice non tralascia «i limiti». Non c’è «la famiglia perfetta - ammette -, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono». Anche questo, aggiunge, «è una dinamica di comunicazione». A proposito di «limiti e comunicazione», Francesco ricorda «le famiglie con figli segnati da una o più disabilità» che «hanno tanto da insegnarci». Nel mondo attuale, poi, «dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania, s’inquina con le chiacchiere il nostro ambiente umano, la famiglia può essere una scuola di comunicazione come benedizione» per «testimoniare che il bene è sempre possibile». Un altro nodo critico è rappresentato dai nuovi media - «irrinunciabili soprattutto per i più giovani» - i quali «possono sia ostacolare che aiutare la comunicazione in famiglia e tra famiglie». Anche qui, ricorda il Papa, «i genitori sono i primi educatori. Ma non vanno lasciati soli; la comunità cristiana è chiamata ad affiancarli perché sappiano insegnare ai figli a vivere nell’ambiente comunicativo secondo i criteri della dignità della persona umana e del bene comune».

La sfida del raccontare

In definitiva, per il Santo Padre, «la sfida» odierna consiste nel «reimparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione». Al riguardo, papa Francesco critica la rappresentazione della famiglia che molto spesso emerge dai media. Anzitutto, precisa, «la famiglia non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica». La famiglia «continua a essere una grande risorsa, e non solo un problema o un’istituzione in crisi». Invece, «i media tendono a volte a presentare la famiglia come se fosse un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare», più che «una realtà concreta da vivere; o come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro, invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato». Ecco, allora, che «raccontare significa comprendere che le nostre vite sono intrecciate in una trama unitaria, che le voci sono molteplici e ciascuna è insostituibile». La famiglia al centro, dunque... Con la consapevolezza che «la famiglia più bella, protagonista e non problema, è quella che sa comunicare, partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli».

 

Dal Sito della diocesi

 

 

CALENDARIO

 

1/2 Domenica - Giornata per la Vita 

ore 9.00 5° Incontro Fidanzati

ore 15.00 Corso decanale Catechisti

 

2/2 Lunedì  - Presentazione del Signore

ore 18.00 S.Messa e Benedizione delle Candele.

Ore 21.00 Corale.

 

3/2 Martedi - S.Biagio

ore 8.30 e 18.00 S.Messa e Benedizione delle gole.

ore 21.00 Riunione CdO/3

 

4/2 Mercoledì

ore 21.00 Cenacolo in cappelina.

 

5/2 Giovedì

ore 21.00: Lectio Divina decanale adulti - a Rogoredo (cappellina) .

 

6/2 Venerdì

ore 17.30: Adorazione S. Messa e Benedizoine.

Ore 14.30 Pulizia della Chiesa 1°T

 

7/2 Sabato

ore 16.00 Incontro genitori dei Battezandi del 8 e 15 febbraio

ore 16,30 Confessioni 3° corso

 

8/2  Domenica

ore 9.00 5° Incontro Fidanzati

ore 15.00 Corso decanale Catechisti

ore 15.30 Battesimi 1° T.

ore 15.45 “Vieni a prendere un caffe” Salute e Malattia

ore 16.00 Spettacolo teatrale per famiglie “I giallastri. Speriamo che cambi il tempo”

 

SUFFRAGI

 

2/2 Lunedì

ore 18.00 Fam, Rampani e Granola, Ferrari Mario e Daniele.

 

3/2 Martedì

ore 18.00 Gandini Giuseppe, Galeazzi Giuseppe.

 

4/2 Mercoledì

ore 18.00 Rosignoli Dina, Orlando, Mauro,

Scagliosi Sandro e  Laura

 

6/2 Venerdì

ore 18.00 Marisa Caroli Zambarbieri.