In questi articoli di prima pagina del “Foglio” di Avvento, vorremmo riproporre in sintesi, quanto andiamo approfondendo nei momenti di preghiera del Cenacolo di Avvento che si tiene ogni mercoledì alle 21.00 in cappellina. Il tema che ci accompagna, prende spunto dalla proposta fatta dalla diocesi ma rielaborata nel titolo: “Ci hai dato un Pane dal Cielo…per nutrire la nostra Fame“. Nel primo incontro introduttivo, dopo aver ripreso in sintesi alcune pagine evangeliche in cui ricorre il tema del “Pane” e del “Cibo“, ci siamo soffermati su alcuni passaggi del libro del nostro Cardinale intitolato : “Cosa nutre la vita - Expo 2015 “. Nel testo, l’Arcivescovo fa alcuni passaggi decisivi per meglio comprendere e forse anche rendere più concretizzabile quanto ipotizzato dalle proposte che saranno presentate ad EXPO 2015. In particolare il Cardinale si sofferma sulla domanda che sottende al nostro tema: di cosa, di fatto, ha fame l’ umano, di cosa ha veramente bisogno per vivere? Soprattutto nel capitolo quarto del libro dal titolo:“Un nuovo sguardo sull’uomo”. Il cardinale contesta la « riduzione del cibo a merce, a mero bene di consumo da fruire individualmente, (che) appiattisce lo spessore umano del bisogno primario di alimentarsi, un bisogno che è invece sempre intrecciato con una domanda di legame, di ospitalità, di convivialità”. Occorre una nuova antropologia – cioè un nuovo modo di vedere l’umano, che consiste nel comprendere che la condizione di quello che chiamiamo genericamente “bisogno“ ( bisogno di pane – bisogno di cibo ecc...) è strutturale e non può essere risolta da una determinata quantità di beni, ma dalla qualità delle relazioni umane . Scrive il cardinale : «Troppo spesso interpretato come diritto esclusivo al benessere, il bisogno è invece anzitutto espressione di fragilità e di mancanza. In caso contrario il bisogno si trasforma in pretesa e diventa sorgente di dominio. Infatti, l’esperienza della fragilità non si risolve mediante una dilatazione indefinita del consumo: niente di quel che consumiamo è in grado di rimediare la strutturale “mancanza” (bisogno) che caratterizza il modo umano di essere al mondo. Pretendere l’appagamento totale attraverso il moltiplicarsi indefinito dei consumi è un mito tecnocratico, che tuttavia continua ad essere riproposto. È infatti chiaro che la pretesa di ricorrere al consumo indiscriminato ha un costo umano, oltre che ambientale, di incalcolabile portata, che sempre meno può condurre all’appagamento e alla felicità, neppure a quella dei pochi che ancora ne beneficiano. In proposito Papa Francesco, nella Evangelii gaudium, ha parole molto forti: “Si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri… La cultura del benessere ci anestetizza”» e non colma il “bisogno”,anzi...
Resoconto… dopo la proposta “ Grande Milano “
Si è tenuto con successo l'incontro con "Mario e Pinuccio" su "La grande Milano", un interressante ed entusiasmante repertorio di canzoni in dialetto che esprimono l'amore per la città da parte della tradizione popolare. Nel pomeriggio si sono esibiti anche nonno Celio, con la bellissima recita di un pezzo del Vangelo (il buon Samaritano) in dialetto e Rosy Cornalba Bestetti con la recita di alcune delle sue belle poesie in milanese, incontrando la risposta entusiasta del pubbblico presente.Introducendo lo spettacolo e l'incontro Silvio Restelli ha cercato di inquadrare l'iniziativa nel contesto del recupero di identità del cattolicesimo popolare ambrosiano, cui siamo invitati anche dal Centenario della nascita della parrocchia, con le seguenti riflessioni.“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini in “Dialetto e poesia popolare“, testo critico del 1951 dedicato alla differenza esistente tra poesia dialettale e poesia popolare.Ma già nel corso degli anni Cinquanta, con la seconda tumultuosa modernizzazione (industrializzazione, migrazioni interne dall'agricoltura alle fabbriche e dal Sud al Nord, televisione) che investì il Paese, si avviò quel processo di omologazione dei comportamenti, della mentalità e del linguaggio che lo stesso Pasolini più tardi avrebbe denunciato come una impressionante "mutazione antropologica", e che poi nei decenni successivi si è completata e diffusa fino ad arrivare all'attuale trionfo del nichilismo. Non scomparvero solo i dialetti, scomparve la civiltà di cui erano espressione e testimonianza. E tuttavia, contro ogni aspettativa, a partire dagli anni Sessanta, e ancor più dal decennio successivo, la produzione dialettale registrò una ripresa sorprendente, non soltanto quantitativa ma anche qualitativa. Di fronte al pensiero diffuso dominante che azzera ogni identità popolare si affermò il bisogno di riaffermare la dignità delle proprie radici in un mondo che si va sempre più uniformando ai modelli consumistici imposti dalla globalizzazione. Ci invita a far questo anche il cardinal Scola, nella sua lettera pastorale "Il campo è il mondo"...Indubbiamente la nostra Chiesa può, per molti aspetti, contare ancora su una realtà popolare viva che ha profonde radici cristiane. .....
Il cattolicesimo di popolo, ancora vitale sul nostro territorio, è chiamato a rinnovarsi. Il suo carattere popolare resta una condizione privilegiata per offrire la luce della fede ad ogni uomo. Nella vita del popolo ognuno, in qualunque situazione si trovi, può essere accolto e riconoscersi come parte singolare di una realtà più grande. E questo vale soprattutto per il popolo di Dio. Tuttavia anche il cattolicesimo popolare ambrosiano deve compiere tutto il tragitto che porta dalla convenzione alla convinzione, curando soprattutto la trasmissione del vitale patrimonio cristiano alle nuove generazioni e promuovendo quel nuovo umanesimo adeguato alla società plurale e fondato sulla amicizia civile, tesa al bene comune nell'incontro tra soggetti identitari diversi. Proprio in questa prospettiva questo l'incontro è da collocare.
La Commissione Culturale Parrocchiale
CELEBRAZIONE DI SUFFRAGIO per suor Giuseppina Bianchi
Abbiamo celebrato insieme martedì scorso i funerali della nostra suor Giuseppina , tornata alla casa del Padre dopo una periodo di malattia . DOMENICA 23 ( questa sera ) alle ore 18.00, la ricorderemo in modo speciale nella Santa Messa, così che tutti possano pregare per lei e ricordala come comunità .
La comunità si presenta : il servizio dei CORI parrocchiali
Nella nostra parrocchia sono presenti due corali, con storia e tradizione differenti ma con un solo intento: servire la comunità che celebra e prega, aiutandola con il canto. La più storica e radicata è la corale degli adulti, presente ormai da decenni alla guida della quale si sono alternati sacerdoti e laici. Anima le celebrazioni più solenni, come il triduo pasquale, il Natale e le feste della Sacra Famiglia.
L’organico della corale è attualmente formato da 20/25 persone, suddivisi in 4 gruppi (soprani, contralti, tenori e bassi). La corale ha nel suo repertorio parecchi canti, sia in italiano che in latino, di grandi compositori del passato e di autori contemporanei da eseguire a 2 o 4 voci dispari. Generalmente è accompagnata dall’organo ma, in particolari circostanze, anche da violino, clarinetto e tromba.
Il secondo gruppo presente è il coro dell’oratorio, che ha una storia più recente ma anche una buona esperienza che è data dall’animazione, da settembre a giugno, delle celebrazioni domenicali delle 10,15. Novità di questi ultimi mesi è lo sdoppiamento del coro per poter essere presenti anche alle celebrazione delle 11,30 a cui ora partecipano i gruppi medie, preadolescenti ed adolescenti. Il coro oratorio nasce circa 6 anni fa, per l’animazione delle celebrazione dei ragazzi e con i ragazzi. Accompagnato da tastiera e chitarra, in qualche occasione anche dal violoncello, basso e percussioni, predilige un repertorio di canti più ritmati ad una o due voci. Il gruppo, partendo dai ragazze e ragazzi del catechismo si è arricchito anche di altri elementi più adulti come, ad esempio, le mamme degli stessi ragazzi.
Le corali della nostra parrocchia sono sempre disponibili, in ogni periodo dell’anno, ad accogliere nuovi elementi, siano ragazzi o adulti, che desiderino condividere il servizio all’animazione liturgica. L’età minima è di 8 anni e non è necessario saper leggere o conoscere la musica ma bastano una voce intonata e il desiderio di provare a cantare “coralmente”.
Per l’accompagnamento delle due corali cerchiamo anche persone capaci di suonare uno strumento come chitarra, tastiera, violino e strumenti a fiato. La corale degli adulti si ritrova per le prove ogni lunedì alle 21 direttamente in chiesa (passando dalla sacrestia) mentre il coro oratorio si ritrova 30 minuti prima delle celebrazioni e una/due volte al mese la domenica alle 18 per imparare nuovi canti.
Per informazioni su corale adulti:
Mario 3484762085
Annamaria 3495466379
Per informazioni su coro oratorio:
Rossella 3803932151
Cristina 3331204399
“La Bibbia in pillole”
curiosità bibliche a cura di D. Di Donato
Domenica 23 Novembre, durante la Messa, leggeremo Matteo, 3 1-12. In questo brano , al versetto 6 , leggiamo “si facevano battezzare da lui”(kai ebaptizonto, in greco) . Il battesimo, o immersione in acqua, era un rito comune nella cultura giudaica. Significava la morte a un passato che veniva simbolicamente sepolto nell’acqua. In ambito civile si utilizzava per indicare, ad esempio, l’emancipazione di uno schiavo e in quello religioso la conversione di un proselito. Qui significa il cambiamento di vita: il passato d’ingiustizia resta sepolto. Ne consegue che il battesimo va accompagnato da un riconoscimento dei «peccati» ,cioè delle ingiustizie commesse. Questa è la preparazione per il regno di Dio.