Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa.
foglio domenicale
ANNO XXXIII domenica 2-11-2014 - Commemorazione dei Defunti
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Dopo tante domeniche ricche di occasione di festa , di riflessione, di eventi particolari, oggi non abbiamo se non la commemorazione liturgica dei defunti in calendario. Eppure questa celebrazione ci dà ogni anno una grande opportunità : quella di riflettere e pregare insieme davanti al mistero grande della morte che, letto in relazione alla morte di Gesù, trova da due millenni il suo decisivo punto di svolta . Le letture bibliche proposte dalla liturgia in tre diversi schemi, vorrebbero aiutarci a comprendere il senso autentico di questa “ commemorazione “ che non è una semplice memoria annuale di chi non c’’è più, ma è la celebrazione della “ vittoria della risurrezione di Cristo sulla morte“ che fa esclamare a San Paolo: “ Dov’è o morte la tua vittoria? Dov’’è o morte il tuo pungiglione” ? Esso è stato spezzato definitivamente dalla Risurrezione di Gesù e noi, fin da ora, mediante la grazia del battesimo , siamo “vincitori con Cristo “ perché Lui è la Risurrezione e la Vita e chi crede in Lui anche se muore vivrà. Questa è la Speranza che sostiene il nostro agire e rianima ogni giorno la nostra fiducia nella vita.
Ma come ha ricordato in una intervista recente il nuovo vicario episcopale per la vita consacrata maschile Mons. Paolo Martinelli: ” la commemorazione dei defunti coinvolge tutti, credenti e non, perché il ricordo dei propri cari va al di là della fede, sottolineando un aspetto profondamente umano dell’esperienza cristiana in genere e della santità in particolare. La morte appartiene alla definizione della vita; oggi siamo però in un tempo in cui la persona umana ha scoperto tante possibilità di cambiare la realtà e di manipolare la vita, tanto da non considerare più il proprio limite e la morte. Per questo il mistero della morte da una parte può essere spettacolarizzato - come nel caso della morte di grandi personaggi -, dall’altra viene censurato. È bello pensare che la Chiesa, invece, in ogni santa Messa si ricorda non solo dei santi, ma anche di tutti i defunti. La preghiera per tutti i defunti è un’espressione di profondo amore alla vita dell’uomo e di ogni donna, al valore infinito che la persona umana ha davanti agli occhi di Dio per l’eternità. Il ricordo per i morti è amore ai loro giorni, a quello che hanno vissuto, ai legami che si sono creati: tutto ciò non cessa mai di avere valore nella Chiesa e di fronte a Dio”.
A cura di don Marco
Abbiamo appena ascoltato una delle frasi più celebri di tutto il Vangelo: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Alla provocazione dei farisei che, per così dire, volevano fargli l’esame di religione e condurlo in errore, Gesù risponde con questa frase ironica e geniale. È una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni tempo, da sempre. L’accento di Gesù ricade certamente sulla seconda parte della frase: «E (rendete) a Dio quello che è di Dio». Questo significa riconoscere e professare - di fronte a qualunque tipo di potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo, e non c’è alcun altro. Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio: Lui non ha paura delle novità! Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate. Lui ci rinnova, cioè ci fa “nuovi” continuamente. Un cristiano che vive il Vangelo è “la novità di Dio” nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa “novità”! «Dare a Dio quello che è di Dio», significa aprirsi alla Sua volontà e dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace. Qui sta la nostra vera forza, il fermento che la fa lievitare e il sale che dà sapore ad ogni sforzo umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo. Qui sta la nostra speranza perché la speranza in Dio non è quindi una fuga dalla realtà, non è un alibi: è restituire operosamente a Dio quello che Gli appartiene. È per questo che il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita - con i piedi ben piantati sulla terra - e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide nuove. Lo abbiamo visto in questi giorni durante il Sinodo straordinario dei Vescovi – “Sinodo” significa «camminare insieme». E infatti, pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a Roma la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù. È stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e la collegialità, e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza. Per il dono di questo Sinodo e per lo spirito costruttivo offerto da tutti, con l’Apostolo Paolo: «Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere» (1Ts 1,2). E lo Spirito Santo che in questi giorni operosi ci ha donato di lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività, accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la terra, ci prepara al Sinodo Ordinario dei Vescovi del prossimo ottobre 2015. Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e perseveranza, nella certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato (cfr 1Cor 3,6).
In questo giorno della beatificazione di Papa Paolo VI mi ritornano alla mente le sue parole, con le quali istituiva il Sinodo dei Vescovi: «scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi ... alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società» (Lett. ap. Motu proprio Apostolica sollicitudo). Nei confronti di questo grande Papa, di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa! Nelle sue annotazioni personali, il grande timoniere del Concilio, all’indomani della chiusura dell’Assise conciliare, scrisse: «Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva» (P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Brescia 2001, pp. 120-121). In questa umiltà risplende la grandezza del Beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore. Paolo VI ha saputo davvero dare a Dio quello che è di Dio dedicando tutta la propria vita all’«impegno sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo» (Omelia nel Rito di Incoronazione: Insegnamenti I, (1963), 26), amando la Chiesa e guidando la Chiesa perché fosse «nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza» (Lett. enc. Ecclesiam Suam, Prologo).
Papa Francesco
VISITA NATALIZIA ALLE FAMIGLIE 2014
ELENCO VIE VISITATE
Via del Futurismo 555
Via Pizzolpasso 50
Via Manzù 164
Via Cassinari 570
Via Severini 143
Via Melotti 173
Via Cascella 232
Via Savinio 16
Via Rogoredo 348
Via Monte Piana 136
Via Monte Peralba 38
Via Toffetti 73
Via Pallia 79
Via Cassinis 73
Via Orwell 21
Via Lacaita 79
Via Feltrinelli 16 198
Totale 2948 famiglie
N.B.:Per le persone ammalate che lo richiedono, i sacerdoti o le suore passeranno comunque per la visita Natalizia, la comunione e la confessione, anche se abitassero nelle vie che visiteremo il prossimo anno .
NESSUNO E’ AUTORIZZATO
DALLA PARROCCHIA
A RACCOGLIERE OFFERTE!
A tutti voi in anticipo, l’augurio di un sereno Santo Natale 2014
I Sacerdoti, il Diacono, Matteo, le Suore e i collaboratori parrocchiali .
“La Bibbia in pillole”
curiosità bibliche a cura di D. Di Donato
Domenica 2 Novembre, durante la Messa, leggeremo Giovanni 5, 21-29
In questo brano , al versetto 24 , leggiamo “In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede”. La locuzione ebraica “Amen, amen” conferisce solennità e veridicità alle frasi seguenti, introducenti la duplice condizione per essere esentati dal giudizio. Per la prima volta Gesù usa la frase “ascoltare la mia parola”(ho ton logon mou akouôn) per indicare il criterio di adesione a Lui. In altri discorsi aveva usato “ascoltare la mia voce” (akouō tes phōnēs). Il verbo pisteuō (credere) non ha come destinatario Gesù, ma Colui che lo ha mandato . Questa frase è tipica della visione Giovannea , per la quale esiste una stretta relazione fra Gesù e Dio , tanto che l’ascolto della parola del Figlio porta inevitabilmente al Padre.