Comunicazione  di Formazione Religiosa. 

Campane       Foglio delle Campane di Rogoredo

      

FOGLIO STRAORDINARIO per la

 

 Giornata di preghiera :  ” noi non possiamo tacere “

 

 
La Diocesi di Milano promuove la Giornata di preghiera per i cristiani vittime di persecuzione “Non possiamo tacere”, indetta per il 15 agosto dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Durante tutte le messe del 15 agosto i preti delle 1107 parrocchie della Diocesi di Milano inviteranno a pregare per la difficile situazione che vivono i cristiani in molti Paesi del mondo. Un particolare formulario per la messa è stato mandato a tutte le parrocchie e durante la celebrazione ogni famiglia verrà invitata alla recita del Rosario a casa propria. 
 
All’iniziativa, proposta nella festa dell’Assunzione della beata Vergine Maria hanno inoltre aderito in modo particolare i principali santuari mariani della Diocesi (solo per citare i principali: Beata Vergine dei Miracoli a Saronno, Santa Maria del Monte a Varese, Madonna del Bosco a Imbersago, Beata Vergine Addolorata a Rho) che proporranno la recita comunitaria del Rosario e particolari momenti di preghiera.
In più occasioni l’Arcivescovo è intervenuto per chiedere preghiera, attenzione e intervento a favore dei cristiani perseguitati. Scrive il cardinale Scola: «In troppi Paesi del mondo – drammatica ad esempio la situazione in Iraq - professare la fede in Gesù Cristo significa morire o mettere a repentaglio la vita, quella della propria famiglia e condannarsi ad essere considerati cittadini di rango inferiore. Questa persecuzione, più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi che a Milano, in Italia e in Occidente crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita seriamente sul Vangelo, pagando almeno quel minimo prezzo necessario per vivere il Battesimo con coerenza. La loro testimonianza rafforzi la nostra fede». 
I vescovi italiani in una loro nota denunciano che «un autentico Calvario accomuna i battezzati in Paesi come Iraq e Nigeria, dove sono marchiati per la loro fede e fatti oggetto di attacchi continui da parte di gruppi terroristici; scacciati dalle loro case ed esposti a minacce, vessazioni e violenze, conoscono l’umiliazione gratuita dell’emarginazione e dell’esilio fino all’uccisione. Le loro chiese sono profanate: antiche reliquie, statue della Madonna e dei Santi vengono distrutte da un integralismo che, in definitiva, nulla ha di autenticamente religioso. La presenza cristiana è in pericolo: rischia l’estinzione dagli stessi luoghi in cui è nata, a partire dalla Terra Santa. Per queste ragioni noi non possiamo tacere, in particolare di fronte alla nostra Europa, distratta e indifferente, cieca e muta davanti alle persecuzioni di cui oggi sono vittime centinaia di migliaia di cristiani».
 
In questo numero speciale del “ Foglio delle Campane “, abbiamo raccolto alcuni testi che ci possono aiutare a comprendere il senso di questa  giornata di preghiera   e più ampiamente la  drammaticità della situazione dei cristiani perseguitati nelle aree di guerra sparse per il mondo, oltre che del dramma Iracheno.
 
La nostra comunità si unisce alla preghiera dell’intera cristianità , attraverso la celebrazioni eucaristiche del 15 agosto , la speciale adorazione e Santo Rosario delle ore 17.15 sempre del 15 agosto e proponendo, per chi desidera  la sera dello stesso giorno presso  al parrocchia di Santa Rita in Piazza Gabriele Rosa un Rosario—Veglia per i cristiani perseguitati .
 
 

 

 Messaggio  della  Conferenza Episcopale Italiana

 

  NOI NON POSSIAMO TACERE

 

Dal 14 al 18 agosto siamo chiamati ad accompagnare spiritualmente il Santo Padre nella sua visita in Corea del Sud, dove partecipa alla VI Giornata della Gioventù asiatica.

 
Per le nostre comunità è un’occasione preziosa per accostare la realtà di quella Chiesa: una Chiesa giovane, la cui vicenda storica è stata attraversata da una grave persecuzione, durata quasi un secolo, nella quale circa 10.000 fedeli subirono il martirio: 103 di loro sono stati canonizzati nel 1984, in occasione del secondo centenario delle origini della comunità cattolica nel Paese.
In questa luce si coglie la forza del tema che scandisce l’evento: “Giovani dell’Asia! Svegliatevi! La gloria dei martiri risplende su di voi: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui” (Rm 6,8).
Sono parole che vorremmo potessero scuotere anche questa nostra Europa, distratta ed indifferente, cieca e muta davanti alle persecuzioni di cui oggi sono vittime centinaia di migliaia di cristiani. Se la mancanza di libertà religiosa – fondativa delle altre libertà umane – impoverisce vaste aree del mondo, un autentico Calvario accomuna i battezzati in Paesi come Iraq e Nigeria, dove sono marchiati per la loro fede e fatti oggetto di attacchi continui da parte di gruppi terroristici; scacciati dalle loro case ed esposti a minacce, vessazioni e violenze, conoscono l’umiliazione gratuita dell’emarginazione e dell’esilio fino all’uccisione. Le loro chiese sono profanate: antiche reliquie, come anche statue della Madonna e dei Santi, vengono distrutte da un integralismo che, in definitiva, nulla ha di autenticamente religioso. In queste zone la presenza cristiana – la sua storia più che millenaria, la varietà delle sue tradizioni e la ricchezza della sua cultura – è in pericolo: rischia l’estinzione dagli stessi luoghi in cui è nata, a partire dalla Terra Santa.
A fronte di un simile attacco alle fondamenta della civiltà, della dignità umana e dei suoi diritti, noi non possiamo tacere. L’Occidente non può continuare a volgere lo sguardo altrove, illudendosi di poter ignorare una tragedia umanitaria che distrugge i valori che l’hanno forgiato e nella quale i cristiani pagano il pregiudizio che li confonde in modo indiscriminato con un preciso modello di sviluppo.
A nostra volta, vogliamo che la preoccupazione per il futuro di tanti fratelli e sorelle si traduca in impegno ad informarci sul dramma che stanno vivendo, puntualmente denunciato dal Papa: “Ci sono più cristiani perseguitati oggi che nei primi secoli”.
Con questo spirito invitiamo tutte le nostre comunità ecclesiali ad unirsi in preghiera in occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria  (15 agosto) quale segno concreto di  partecipazione con quanti sono provati dalla dura repressione.
Per intercessione della Vergine Madre, il loro esempio aiuti anche tutti noi a superare l’aridità spirituale di questo nostro tempo, a riscoprire la gioia del Vangelo e il coraggio della testimonianza cristiana.
 
LA PRESIDENZA
della Conferenza Episcopale Italiana
 
La parola dell’arcivescovo   Cardinale Angelo Scola

 

La violenza cui sono sottoposti i cristiani che vivono appena al di là del Mediterraneo ci scuote in profondità, anche perché la loro condizione è andata sempre più aggravandosi a causa della colpevole indifferenza a cui sono stati abbandonati . Drammatica è la situazione a Qaraqosh, nella piana di Ninive a nord dell'Iraq, città da secoli cristiana, ancor prima dell'insediamento degli islamici.
 
Ora che i jihadisti l'hanno conquistata e i luoghi di culto e i simboli religiosi sono stati devastati, centinaia di migliaia di persone terrorizzate (anche di religione yazide) sono costretti a scappare dalle proprie case.
Per porre fine ai motivi scatenanti la persecuzione che questi fratelli stanno subendo (come sta accadendo in tante altre nazioni orientali e africane) occorre allargare lo sguardo al mondo intero, in particolare alle politiche che perseguono gli Stati che più sono in grado di condizionare le relazioni internazionali.
Soprattutto, però, è necessario promuovere una vera libertà religiosa. Essa è tale laddove vengono realizzati i fondamentali diritti alla giustizia, alla solidarietà e a decorose condizioni di vita. Libertà, giustizia, amore e verità sono, come diceva Giovanni XXIII i pilastri di una pace praticabile.
Ammoniva l'ormai prossimo beato Paolo VI che tra i fondamentali diritti dell'uomo «la libertà religiosa occupa un posto di primaria importanza. Quanti cristiani, ancora oggi, perché cristiani, perché cattolici vivono soffocati da una sistematica oppressione! Il dramma della fedeltà a Cristo, e della libertà di religione, se pure mascherato da categoriche dichiarazioni in favore dei diritti della persona e della socialità umana, continua!» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 39).
 Tuttavia non possiamo farci illusioni.
La situazione di persecuzione in cui vivono i cristiani e non solo, domanda a ciascuno di noi di giocare la propria libertà, passando dal disinteresse alla presa in carico della loro situazione, per giungere fino ad un effettivo impegno personale e comunitario con le nostre quotidiane responsabilità.
Solo così la preghiera per la pace (la faremo in tutte le comunità ecclesiali italiane il 15 agosto), la disponibilità all'aiuto concreto e la pressione sulle istituzioni deputate perché operino quanto in loro potere per porre fine a questo calvario troveranno, con l'aiuto di Dio, e di tutti gli uomini di buona volontà, una via di concreta attuazione.
Se gli organismi internazionali interverranno celermente per permettere ai cristiani dell'Iraq, scacciati dalle loro case, di lasciare in sicurezza il proprio Paese, la Diocesi di Milano, attraverso la Caritas, è pronta ad accogliere profughi, attuando l'appello lanciato dal presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco.
Tutte le donne e gli uomini delle religioni facciano sentire la propria voce in difesa dei cristiani e delle minoranze religiose perseguitate. In particolare, preziosa e attesa è la voce dei fedeli islamici che in Occidente e in Italia - pur non senza prove e disagi - sperimentano spazi di libertà, di accoglienza e di libera espressione.
Questa persecuzione, che come ci ricorda papa Francesco è più feroce di quella subita dai cristiani nell'epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi battezzati che crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell'impegnare la vita con il Vangelo. Il loro martirio e il loro coraggio ci diano forza e consapevolezza. Un insegnamento assai prezioso ci giunge da queste donne, uomini e bambini provati nella carne: la loro testimonianza caparbia e convinta ci dimostra quanto l'esistenza sia irriducibile alla sola dimensione materiale.
 

                                                                               Card Angelo Scola

 

Spunti di riflessione alla Veglia per la pace svoltasi a Rogoredo

 

 Ci sentiamo in profonda comunione con quanti pregano con noi pur non essendo qui. Anzitutto il nostro Arcivescovo che ringraziamo per il messaggio che abbiamo letto all’inizio di questa veglia; i fedeli radunati a Desio, altra chiesa in diocesi dove stanno vegliando in preghiera; alcuni giovani ad Assisi; il coro Shekinah, legato alla pastorale giovanile, che sta vivendo un pellegrinaggio in Terra Santa con alcuni concerti. Sono ora a Gerusalemme e pregano con noi.
Gli spunti per la riflessione e la preghiera li raccolgo contemplando il crocifisso che abbiamo portato processionalmente innanzi a noi. Li raccolgo attorno a questa domanda: quale parola viene alla nostra preghiera per la pace dalla croce di Gesù?
 
La prima parola mi sembra possa essere passione. Con questa parola diciamo sinteticamente ciò che Gesù ha vissuto negli ultimi momenti della sua vita. La passione per ogni uomo, per tutti gli uomini ha portato Gesù a patire. "Amando i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine" (Gv 13,1).
La preghiera nasce dalla passione, porta al Signore ciò che ci è caro, potremmo dire che la preghiera è il termometro per misurare la nostra passione per l'umanità. Se alcune volte  la nostra preghiera si spegne è perché stiamo perdendo la passione per la vita di ogni uomo. Se non pregassimo per la pace perderemmo la passione per la pace.
Vedo un pericolo: che la nostra passione resti relegata nei confini ristretti di ciò che conosciamo. La passione, che diventa preghiera, domanda sempre di ampliare i confini della conoscenza, domanda curiosità (dal latino cur, perché), ricerca, interesse che vada oltre la superficie, oltre le quattro notizie di cronaca. Alcune volte il nostro approccio con le notizie è più dettato dalla ricerca del gossip, del sensazionale, più che conoscere e approfondire, quindi appassionarsi.
Pregare per la pace guardando la croce chiede un cuore appassionato. Gesù piange su Gerusalemme, piange per l'amico Lazzaro, si commuove dinanzi al dolore dei genitori per la malattia o la morte dei loro figli.. Signore donaci la tua stessa passione per la pace, per l'umanità!
 
Una seconda parola ci giunge dalla croce: resistenza.
A che cosa Gesù in croce deve resistere e perché anche la nostra preghiera per la pace ha bisogno di resistenza? Deve resistere alla disperazione, allo sconforto. Difronte ad alcune esperienze sembra che non ci sia interlocutore ad ascoltare la preghiera "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Penso in questo momento ai cristiani che vivono la persecuzione, in particolare in Iraq come ha ricordato il nostro Arcivescovo. Gesù resiste alla solitudine e all'abbandono; a pregare, alcune volte, si è proprio in pochi! Resistenza nella solidarietà alle due parti in causa, a non farsi tirare da una parte o dall'altra; Gesù resiste nel mezzo, intercede, come ci ha ricordato il testo del Card. Martini; resistenza a pensare solo a se stesso, "salva te stesso scendendo dalla croce"! La preghiera è sempre apertura...
Signore donaci la resistenza necessaria per rimanere fedeli nella prova.
 
Per questo la terza parola, il terzo atteggiamento che Gesù ci indica dalla croce è: affidamento. Ciò che invochiamo da Dio nella preghiera lo attendiamo come dono. Alimenta in noi l'atteggiamento della fiducia dei figli. Se potessimo darcelo da noi stessi, ciò che attendiamo, annulleremmo la fede.
La preghiera fa crescere in noi la FEDE
 
Ci aiuta a comprendere che non tutto dipende da noi, ma dobbiamo invocarlo come dono. Affidamento non è deresponsabilizzazione, presa di distanza, "tanto deve pensarci Dio!", Ma assunzione in prima persona di quella determinata realtà, “mettere la mano sulla spalla”. Non mi sembra possibile che si preghi per un ammalato e ci si disinteressi della sua salute; mi sembra impossibile che si affidi una preghiera per la pace e non si diventi contemporaneamente operatori di pace!
Signore, accresci la nostra fede in te!
 
Chiediamo dunque al Signore, mente lo contempliamo  crocifisso, che la nostra preghiera per la pace accresca in noi la passione per le sorti dell'umanità, ci aiuti a resistere alla disperazione aprendo il nostro cuore alla solidarietà e crescendo nella fiducia che tutto è nelle mani del Padre.
 
 
Dalla riflessione di Don Maurizio Tremolada delegato arcivescovile per la pastorale giovanile tenuta alla veglia per la Pace di Rogoredo il 7 Agosto 2014