Parrocchia Sacra Famiglia Rogoredo

«Vieni a prendere il caffè con noi»

Domenica 16 Novembre - ore 15,45-18

Sala Sianesi

Grande Milano

Incontro con Mario e Pinuccio

   Si è tenuto con successo l'incontro con "Mario e Pinuccio" su "La grande Milano", un interressante ed entusiasmante repertorio di canzoni in dialetto che esprimono l'amore per la città da parte della tradizione popolare. Nel pomeriggio si sono esibiti anche nonno Celio, con la bellissima recita di un pezzo del Vangelo (il buon Samaritano) in dialetto e Rosy Cornalba Bestetti con la recita di alcune delle sue belle poesie in milanese, incontrando la risposta entusiasta del pubbblico presente.

Introducendo lo spettacolo e l'incontro Silvio Restelli ha cercato di inquadrare l'iniziativa nel contesto del recupero di identità del cattolicesimo popolare ambrosiano, cui siamo invitati anche dal Centenario della nascita della parrocchia, con le seguenti riflessioni.

“Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini in Dialetto e poesia popolare, testo critico del 1951 dedicato alla differenza esistente tra poesia dialettale e poesia popolare.

Ma già nel corso degli anni Cinquanta, con la seconda tumultuosa modernizzazione (industrializzazione, migrazioni interne dall'agricoltura alle fabbriche e dal Sud al Nord, televisione) che investì il Paese, si avviò quel processo di omologazione dei comportamenti, della mentalità e del linguaggio che lo stesso Pasolini più tardi avrebbe denunciato come una impressionante "mutazione antropologica", e che poi nei decenni successivi si è completata e diffusa fino ad arrivare all'attuale trionfo del nichilismo.

Non scomparvero solo i dialetti, scomparve la civiltà di cui erano espressione e testimonianza. E tuttavia, contro ogni aspettativa, a partire dagli anni Sessanta, e ancor più dal decennio successivo, la produzione dialettale registrò una ripresa sorprendente, non soltanto quantitativa ma anche qualitativa.

 

Di fronte al pensiero diffuso dominante che azzera ogni identità popolare si affermò il bisogno di riaffermare la dignità delle proprie radici in un mondo che si va sempre più uniformando ai modelli consumistici imposti dalla globalizzazione.   

Ci invita a far questo anche il cardinal Scola, nella sua lettera pastorale "Il campo è il mondo"

...Indubbiamente la nostra Chiesa può, per molti aspetti, contare ancora su una realtà popolare viva che ha profonde radici cristiane. .....Il cattolicesimo di popolo, ancora vitale sul nostro territorio, è chiamato a rinnovarsi. Il suo carattere popolare resta una condizione privilegiata per offrire la luce della fede ad ogni uomo. Nella vita del popolo ognuno, in qualunque situazione si trovi, può essere accolto e riconoscersi come parte singolare di una realtà più grande. E questo vale soprattutto per il popolo di Dio. Tuttavia anche il cattolicesimo popolare ambrosiano deve compiere tutto il tragitto che porta dalla convenzione alla convinzione, curando soprattutto la trasmissione del vitale patrimonio cristiano alle nuove generazioni e promuovendo quel nuovo umanesimo adeguato alla società plurale e fondato sulla amicizia civile, tesa al bene comune nell'incontro tra soggetti identitari diversi.

 Proprio in questa prospettiva questo l'incontro è da collocare.