Comunicazione  di Formazione Religiosa. 

Campane  Foglio delle Campane di Rogoredo

foglio domenicale

 
               ANNO XXXII  domenica 16-3-2014 - II di Quaresima    
 

 

TEMPO DI QUARESIMA 2

 

“ Per la Sua misericordia   siamo stati salvati”.

La scorsa settimana ci siamo introdotti al cammino della quaresima presentando sinteticamente il percorso che vede riproposta a tutta la comunità la riscoperta delle cosiddette “opere di misericordia”. Nelle prossime settimane, partendo da questa domenica, vorremmo riproporre alcune delle catechesi tenute da noi sacerdoti nei mercoledì dello scorso avvento, perché possano contribuire ad arricchire la riflessione e alla preghiera di tutti voi in questo prezioso e originale tempo di grazia .                             

Avevo Fame… Avevo sete…    La sapienza della Chiesa - servendosi della Bibbia, ma anche della propria esperienza bimillenaria - riassume l'atteggiamento positivo verso le diverse situazioni di  difficoltà che l’uomo può sperimentare , con due serie di opere di misericordia: quelle corporali e quelle spirituali. Ricorrendo al numero sette per due volte, la Chiesa intende dare a quel numero un valore simbolico senza voler ridurre o semplificare la complessità della vita reale. Come a dire che in quel numero, che significa completezza, si vuol esprimere tutto ciò che riguarda l'aiuto verso il prossimo nelle più diverse e svariate forme. Veniamo quindi sollecitati, specialmente in questo tempo di crisi  ad esercitare una cura  concreta, un reale  farsi  prossimo nelle più svariate  situazione di  periferia, cioè di  disagio materiale spirituale sociale ecc...   Come già raccomandava S. Giovanni ai primi cristiani: " Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1Gv 3,18). E S. Giacomo faceva eco dicendo : "Siate di quelli che mettono in pratica la parola, non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi" (Gc 1,22). Questa sera iniziamo a riflettere sulle prime due opere di misericordia : “ Dar da mangiare a gli affamati e da bere agli assetati“. Occorre dire innanzitutto  che queste due  necessità fisiologiche essenziali della "fame" e della "sete", indispensabili per il mantenimento in vita dell'uomo e di ogni creatura vengono spesso usate nella Bibbia, quali  metafore di bisogni spirituali ugualmente vitali e non meno trascurabili . Per es. il profeta Amos ricorda :   "Ecco, verranno giorni, dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore". Nel libro del profeta Isaia ritroviamo il tema della Fame e sete che il Signore stesso appagherà . Diventano così   segno per il popolo di Israele e per ogni credente, dell'assistenza divina lungo il cammino della vita,   che avrà la sua piena realizzazione e il suo compimento nel regno di Dio. Così per es. nel libro dell’Apocalisse  si descrive   proprio con l'immagine di fame e sete che vengono  soddisfatte,  la condizione di pienezza di vita alla quale sono chiamati i credenti rimasti fedeli a Dio durante le varie prove della storia.  Si legge infatti  :  "Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né  arsura di sorta" (Ap 7,16) Il tema della "fame"  lo ritroviamo costantemente presente nel nuovo testamento.   Matteo lo usa per es. nel suo  vangelo per riferirsi a qualcosa  che va indubbiamente oltre  la mera  necessità fisica come nel racconto delle tentazioni di Gesù : "E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti [Gesù], ebbe fame" (Mt 4,2); Decisiva è la risposta  che viene data al Satana : "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce  dalla bocca di Dio" (Mt 4,4);  Come dimenticare poi la beatitudine : “ Beati gli affamati e assetati di  giustizia, perché saranno saziati “. Anche qui si va ben oltre il solo aspetto della necessità fisica  per introdurre la questione essenziale che sta poi dietro ogni opera di misericordia e che è proprio la questione della giustizia. Se ci domandassimo infatti di cosa l’uomo ha più fame e sete oggi come ieri , proprio di fronte a quelle situazioni che portano spesso alla fame e alla sete fisica migliaia di esseri umani, la risposta è proprio di Giustizia . Dunque nella scrittura fame e sete come bisogni primari sono inscindibilmente legate ad una fame ed una sete più profonde , tanto da far intendere che se non si provvede alla fame e alla sete del cuore umano , se non si ricerca la giustizia secondo il cuore di Dio , ci sarà sempre più fame e sete nel mondo , anche e proprio fisica . Ecco la ragione del fatto che le prime due opere di misericordia sono  proprio dedicate a soddisfare la fame e la sete. Va detto ancora che la pratica della "giustizia" secondo il vangelo, si traduce sempre nel soccorso  concreto, da parte di Dio e degli uomini, verso le categorie più deboli. Un salmo recita "[Dio] rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati"  Se la giustizia si realizza nel dare "il pane agli affamati", la sua  assenza si manifesta nell'avidità di chi affama gli uomini per il proprio tornaconto ed interesse.  Matteo  va direttamente alle cause della situazione che provoca affamati e assetati e le individua nella cupidigia  di quanti servono "mammona" (cf Mt 6,24).  Quando l'orientamento dominante della propria esistenza consiste nell'accumulo dei beni, questi vengono divinizzati e il culto che richiedono è  uno dei più cruenti: vittime del desiderio di ricchezza sono i più poveri e i più deboli della società, che vanno ad aggiungersi alla schiera degli  "oppressi" e "diseredati" (cf Mt 5,4.5) sacrificati dall'avidità dell'uomo al mai sazio dio-denaro. E’ quanto avvenuto in maniera mai prima vista nella storia del pianeta, proprio qui da noi  nel mondo occidentale , negli ultimi 50/60  anni. E le conseguenze ormai sono sotto gli occhi di tutti… quelli che le vogliono vedere. Le prime due opere di misericordia sembrano suggerire  la via di uscita evangelica da questa situazione che potremmo sintetizzare con uno slogan : o ci si sazia saziando chi ha fame e dissetando chi ha sete o non ci sarà mai vera sazietà per nessuno… L'uso intenzionale del verbo "saziare", adoperato proprio dall'evangelista Matteo nell'episodio della condivisione dei "cinque pani e due pesci" è voluto. Esso indica  che solo nutrendo chi ha  fame  si può saziare la propria fame e solo dissetando chi ha sete si può calmare la propria  sete . La situazione d'ingiustizia dovuta all'accaparramento, che produce fame materiale , può venire di fatto alleviata,  solo mediante lacondivisione. Ma proprio questa condivisione rende sazio anche chi dona .  Così nell‘episodio della condivisione dei pani,  l'evangelista non vuole tanto  mettere in evidenza le  meravigliose capacità di Gesù atte a sbalordire la folla, come può fare erroneamente pensare  l'espressione "moltiplicazione" che nel  testo non c’è : i pani e i pesci non vengono tanto "moltiplicati" dal potere magico di Gesù, quanto condivisi dalla generosità dei discepoli. I discepoli intendono risolvere il problema della fame della gente mediante il "comprare", mentre Gesù, li invita a "dare", cioè a condividere  quello che già hanno : "Congeda la folla perché vada  nei villaggi a comprarsi da mangiare" (Mt 14,15b); " Ma Gesù rispose: Non occorre che vadano; date loro voi stessi  da mangiare" Quando i discepoli di Gesù sono  capaci di condividere , non solo si sfama ma si crea  l'abbondanza come dice il racconto : "portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati". E' evidente che solo quando si uscirà  dalla mentalità del solo  accumulo  si potrà   veramente rivedere la luce  accogliendo così  l'invito di Gesù "date loro voi stessi da mangiare" che poi è ripreso nelle due opere di misericordia “ Avevo fame , avevo sete” e mi avete dato… Ma potremmo concludere : solo quando non ci si affannerà più per "il mangiare e il bere" intesi in senso ampio,  sarà possibile iniziare a dare spazio un po’ più concreto "al regno di Dio e la sua giustizia". Al contrario, se continueremo  di fatto a pensare solo a “saziare” noi stessi, diverremo sempre più affamati e scontenti …    

 

A cura di Don Marco


La quaresima nell’anno del “Il campo è il Mondo”

 Presentiamo qui  l'introduzione alla quaresima nel contesto del progetto pastorale di quest’anno “ il Campo è il Mondo”, proposta su avvenire della scorsa domenica da Mons. Luca Bressan, viccario. episcopale del Card. Scola. 
«Come si realizza questo uscire da se stessi per portare a tutti l’Evangelo dell’umano? Rischiando la propria libertà, esponendo se stessi. Il Vangelo, soprattutto quello di Giovanni, chiama questo testimonianza» (Il campo è il mondo, 41).
All’inizio del tempo quaresimale, queste parole della lettera pastorale assumono ancora più significato. Tempo di ascesi e di concentrazione, la quaresima di questo anno pastorale può diventare il luogo in cui approfondire e dare maggiore qualità alla nostra testimonianza di fede. Per ripulirla da riduzioni e semplificazioni che ne indeboliscono il funzionamento. «Il necessario “buon esempio” non basta per renderci testimoni autentici», ci ricorda il nostro Arcivescovo; invece si è testimoni, quando «attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica».
La contemplazione della croce di Cristo diventa un esercizio formidabile per comprendere il contenuto profondo di queste affermazioni. Nel crocifisso noi vediamo l’apparire del volto di Dio, così come Lui si è voluto comunicare a noi: un Dio inedito, profondamente diverso dalle tante immagini idolatriche che anche noi cristiani spesso ci costruiamo. La quaresima diventa così per noi quest’anno luogo privilegiato di riapprendimento della testimonianza cristiana. I gesti di ascesi che ci apprestiamo a vivere, l’intensificazione del ritmo della nostra preghiera, l’identificazione di forme di carità e di solidarietà possono, quest’anno, essere assunti come forme di esercizio della nostra contemplazione e della nostra azione.
Perché, per essere riappresa, la testimonianza ha bisogno anzitutto di contemplazione: occorre senza stancarsi ritornare continuamente alla sorgente, e fissare i nostri occhi su quella croce che ci rivela l’eccesso di autoesposizione di Dio per noi, per amore. Come ci insegnano l’evangelista Giovanni e l’apostolo Paolo, è proprio questo esercizio di contemplazione, questo testardo fissare i nostri sul crocifisso che trasfigura la nostra volontà, le nostre emozioni, e ci rende uomini nuovi, uomini e donne capaci di raccontare l’esperienza dell’incontro con l’amore di Dio dentro la quale il crocifisso risorto ci attrae.
Una contemplazione che non genera un nuovo stile di presenza tra le persone e dentro la società sarebbe tuttavia segno di un cammino interrotto, di una pratica non giunta a buon fine, come ci ricorda l’apostolo Giacomo nella sua lettera. Ecco perché la quaresima è anche palestra in cui esercitare la nostra testimonianza, verificando e affinando i nostri comportamenti. Papa Francesco non si stanca di stimolarci, con le sue immagini pregnanti, in questi esercizi. Come lui ci chiede, approfittiamo di questa quaresima per spogliarci dell’individualismo triste che rende sterile la nostra vita, per fare nostra la gioia che ci viene dalla contemplazione della misericordia di Dio per noi, dando così freschezza e slancio al nostro quotidiano.
Saremo così capaci di vivere quella testimonianza a cui il cardinale ci invita con decisione, nella sua proposta pastorale.
 
 
 
 

16 Marzo 2014 : Per vivere le opere di misericordia...

"......perché ero straniero e mi avete accolto..." (cfr. Mt. 25,36)

ore 16,30 - 18.00 :  “Caffè con l’ospite”  presso l'oratorio Don Bosco... ...

Incontriamo l'esperienza di chi si occupa di accoglienza degli stranieri per professione, porgiamo le nostre domande e interroghiamoci sul nostro impegno cristiano di fronte a chi viene da un altro paese per fuggire da guerre e miseria...

 

 

 

“La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato 

Domenica  16 Marzo, durante la Messa, leggeremo Giovanni 4, 5-42

In questo brano , al versetto 6 , leggiamo “qui c’era un pozzo”  (in greco peghè, pozzo) Termine fondamentale del brano, richiama immediatamente agli uditori, episodi celebri dell'AT quali l'incontro fra il servo di Abramo e Rebecca, futura sposa di Isacco (Gn 24,13-14); fra Giacobbe e la futura sposa Rachele (Gn 29,1-12), fra Mose e la futura sposa Sippora (Es 2,16-21): vicende tutte dal risvolto nuziale. Si celebrerà un matrimonio anche per il pozzo di Sicar ? 

Inoltre, “il pozzo”  nella tradizione giudaica, si trasforma in elemento mitico, che sintetizza i pozzi dei patriarchi e la sorgente che Mose aprì nella rupe nel deserto. Raffigura la Legge stessa, che si considerava osservata già dai patriarchi e formulata più tardi da Mosè .

CALENDARIO

  
Domenica 16/3. II di Quaresima.
Ore 10,15 Domenica ‘Insieme’ 1° corso;
ore 18.00 Assemblea soci Rogoredo vivere.
 
Lunedì 17/3.
Ore 17.00 Centro d’Ascolto Caritas; ore 21.00 Corale.
 
Martedì 18/3.
Ore 9.00 Ritiro Terza Età a S. Maria Liberatrice; ore 21.00 CAEP/2 (bilancio).
 
Mercoledì 19/3.
Ore 10.00 Gruppo del vangelo con Lucrezia c/o Bar Oratorio;
 ore 21.00 Corso liturgico: liturgia e gestualità.
 
Giovedì 20/3.
Ore 18.00 Riunione vacanza estiva ragazzi, per
 
nuovi iscritti e per chi non ha mai partecipato; ore 21.00 catechesi decanale ( a S. Luigi).
 
Venerdì 21/3.
Ore 8,30 e 18.00: Via crucis per tutti (terzo corso); ore 19,30 Cena povera (prenotazioni in ufficio parrocchiale);
ore 21.00 In cammino verso la Pasqua, in chiesa.
 
Sabato 22 /3.
Ore 9,30 Centro d’Ascolto Caritas; ore 16,30 confessioni preAdo, Ado e giovani.
 
Domenica 23/3.III di QUARESIMA.
Ore 10,15 Domenica ‘Insieme’ 2° corso;
ore 11.00 Elezioni Consiglio Direttivo Rogoredo Vivere;
ore 14,30 Prime confessioni.
 
SUFFRAGI
 
Martedì 18/ 3.
Ore 18.00 Bianchi Caterina e Vittorio; Vittorio e Andreina.
 
 
Mercoledì 19 /3.
Ore 18.00 Galeazzi Giuseppe; Silvestri Giulia.
 
 
Giovedì 20/3.
Ore 18.00 Meazzi Orsola e Antonio; Salvà Anna.
 
ARCHIVIO
 
 
 E’ tornato alla ‘Casa del Padre’ Tedesi Battista (Tino) anni 70.
 
VARIE
 
 
S.O.S Caritas. Necessitano: lenzuola, scarpe tennis n° 34-35-36-37. Grazie.