Comunicazione  di Formazione Religiosa. 

Campane  Foglio delle Campane di Rogoredo
foglio domenicale
 
ANNO XXXII  domenica 10-11-2013  Cristo Re dell'universo

 Novembre : mese della VITA che vince la morte

 

Nel leggere questo scritto di Enzo Bianchi apparso su Avvenire in occasione delle Celebrazioni dei Santi e dei Defunti,  ho avvertito il desiderio di condividerlo con tutti voi per aiutarci e farci aiutare  a vivere la morte in senso evangelico e cristiano. Oggi siamo liberi nel trattare ( e nel vivere ) con disinvoltura tanti aspetti dell’esistenza  che nel passato erano invece considerati “ tabù “ . Ma sempre meno siamo liberi nell’ affrontare la grande questione della morte . Da essa infatti non ci si può “liberare”  … si può solo “esserne liberati” da un Altro : Gesù il Cristo , il risorto , il vivente…

Morte, giudizio, inferno, paradiso: così suonava la risposta del Catechismo alla domanda sui novissimi, cioè sulle realtà ultimissime che attendono ogni uomo. Su queste colonne abbiamo già sostato sul giudizio e sul paradiso, ma in questi giorni che precedono la memoria dei morti vorremmo tentare di leggere la morte come evento umano e cristiano, sapendo che oggi viviamo in un’atmosfera culturale che della morte non vuole più saperne. È perfino banale questa constatazione: la morte è rimossa, è diventata l’unica realtà concretamente “oscena”, che non deve cioè essere vista, contemplata, considerata. Oggi vogliamo evitare di essere testimoni della morte, che tuttavia continua a essere presente nelle nostre vite familiari e di relazione; soprattutto, vogliamo evitare di pensare alla nostra propria morte, che è l’unico evento certo che ci sta davanti.

È significativo un invito fatto da André Comte-Sponville al suo lettore, proprio in un libro che vuole essere una “saggezza” per tutti: “Lettore, coraggio! Per la morte hai tutto il tempo. Innanzitutto impegnati a vivere!”. Non è un caso che anche il vocabolario della morte sia poco frequentato. Si ha una sorta di ritegno a parlare di “morto, morte”; si preferisce dire: “Se n’è andato. È passato di là. Non è più con noi”… Questo accade anche nei funerali, che si dicono ancora cristiani, ma che sovente, soprattutto nel caso di qualche persona importante o di una disgrazia pubblica, sono “eventi” con accenti di spettacolo. In essi, invece di accogliere il mistero della morte, si parla del defunto, ci si indirizza a lui come se fosse ancora vivo, si tenta quasi una rianimazione di cadavere, magari facendo ascoltare a tutti qualche sua parola o, se era un cantante, una sua canzone. Così si cancella la morte dalla nostra vita e dalla prospettiva tanto necessaria nella ricerca di un senso, di una direzione verso cui Ma ciò che appare follia è il fatto che, accanto a questa rimozione della morte, avvenga la sua spettacolarizzazione nei mezzi di comunicazione. In questi la morte sembra regnare, in un flusso di immagini che la esibiscono, la mostrano, insistono su di essa per “dare la notizia” efficace di catastrofi, guerre, torture, omicidi… Non vogliamo vedere la morte, e poi rallentiamo in auto per guardare gli effetti di un incidente e vederne le vittime. Abituandoci alle immagini della morte in scena, crediamo di allontanare la possibilità della nostra propria morte. Insomma, anche per il cristiano la tentazione è quella di fare tacere i novissimi, di dimenticarli, e tra di essi in particolare la morte. Eppure la morte continua ad avere l’ultima parola su di noi, almeno nella realtà visibile, continua a essere un traguardo, una meta che ci attende: è l’unica direzione (senso) della vita che non possiamo mutare, perché sempre la vita va verso la morte. Martin Heidegger in questa lettura è giunto ad affermare che l’uomo “vive per la morte”.

La mia generazione ha ancora ricevuto dalla grande tradizione cristiana il consiglio spirituale dell’esercitarsi a morire, del prepararsi all’evento finale, del vivere la morte. La morte era un tema di meditazione, non funereo, non dolorista, ma andava pensata come “ora” che ci attende, ora del giudizio di Dio su ciascuno di noi, incontro con il volto di Dio tanto cercato. Nella memoria mortis c’era una tristezza, quella di dover morire; c’era il timore di Dio (cosa diversa dalla paura!), per il suo giudizio che è misericordia ma anche giustizia; c’era la consolazione per l’incontro definitivo con il Signore, la vita eterna. Nella memoria della morte occorreva soprattutto esercitarsi a pensare che il proprio morire deve essere “un atto”. Questo mi era di difficile comprensione quando ero bambino, ma nella maturità ho poi compreso. Per un cristiano la morte non può essere un evento passivo: non è possibile lasciarsi morire ma è assolutamente necessario poter fare un atto di quell’evento finale al quale non si sfugge. Certo, nella fede, e forse anche con molti dubbi e nell’angoscia, ma occorre poter dire al Signore: “Padre, quella vita che tu mi hai dato e per la quale ti ringrazio, te la rendo puntualmente, te la offro in sacrificio vivente (cf. Rm 12,1), sperando solo nella tua misericordia”. In tal modo la morte diventa un atto, e così si muore nell’obbedienza, magari accogliendo le parole di chi accompagna il morente, che, se è intelligente, sa dirgli al momento giusto: “Parti, vai al Padre, nel nome del Padre che ti ha creato, nel nome del Figlio che ti ha redento, nel nome dello Spirito santo che ti ha santificato”.

camminare. Forse questo fare della morte un atto è ciò che ci rimette i peccati, come affermava con audacia Marco il monaco (fine V-inizio VI secolo). Forse è l’estrema possibilità di “obbedienza della fede” (Rm 1,5; 16,26) per il cristiano, che così confessa di credere nella misericordia infinita di Dio. Proprio per predisporre tutto affinché questo sia possibile, occorrerebbe che chi è nella malattia fosse avvertito, se lo vuole, della sua situazione di uomo o donna giunto/a alle soglie della morte, al termine della vita. Operazione delicata, che non va fatta sempre, in ogni caso e per tutti, ma solo quando c’è una certa maturità di fede, e allora il credente morente desidera essere consapevole dell’incontro ormai prossimo con il suo Signore. La morte quindi diventa “azione”, atto puntuale, vera operazione di “adorazione” del Creatore, di riconoscimento dell’essere una creatura voluta da Dio nel suo amore e che torna a Dio il quale è amore per sempre (cf. 1Gv 4,8.16; 1Cor 13,8). È in questa fede che l’uomo confessa di non essere proprietario della propria vita, di non decidere lui la propria fine, ma di accoglierla rimettendo a Dio il suo respiro, il suo spirito (cf. Sal 31,6; Lc 23,46).

Al cristiano – occorre ricordarlo – non è chiesto di soffrire e neppure di accogliere i patimenti fisici come se fossero voluti da Dio. Dio non ci chiede nemmeno di espiare i nostri peccati con tormenti fisici, perché solo lui sa come restaurare la giustizia che abbiamo offeso e violato con i nostri peccati. È compito suo, non nostro: lasciamo che sia lui il Signore nella nostra vita e nella nostra morte. Per questo occorre che le sofferenze fisiche siano il più possibile evitate al malato morente, in modo che possa attraversare l’ora della morte semplicemente rispondendo a ciò che è sua umanizzazione e che è compimento della volontà di Dio: possa cioè vivere la malattia e la morte continuando ad amare chi resta e accettando di essere a sua volta amato. Nient’altro. Questo è il comandamento ultimo e definitivo: amare fino alla fine, fino all’estremo (cf. Gv 13,1), per quanto è possibile a un umano. La vita è un dono di Dio, anzi è il dono di Dio per eccellenza, e questo dono va riconosciuto e ridato a colui che ci è Padre. Sì, oggi sull’evento della morte – lo dobbiamo dire – si gioca la fedeltà dei cristiani al loro Signore: i cristiani sanno, perché nel battesimo sono stati immersi nella morte del Signore, sono “con-morti con Cristo”, che con Cristo risorgeranno (cf. Rm 6,4-5.8; Col 2,12) e che questo télos sta davanti a loro come una promessa per chi persevera sempre, seppur cadendo in peccati, nella sequela del Signore. Proprio per questo non giudicheranno altri che non hanno la luce della fede, anche se, proprio per il cammino di umanizzazione che spetta a tutti, mostreranno e diranno che la morte può essere un atto, l’atto apice dell’umanizzazione percorsa con tutta la vita.

Già Platone parlava della necessità della “meléte thanátou” (Fedro 81a), dell’esercitarsi a morire, e tutta la tradizione cristiana ha pensato e indicato in cosa ciò può consistere. La morte non può essere privata del morire, e ciascuno di noi deve avere il coraggio di dire a se stesso: “Io morirò”. Giunto alla vecchiaia, deve pensare di più alla morte, evento che può essere l’ultima grande azione della nostra vita. Nessuno di noi può prevedere la propria morte, se improvvisa o dopo una lunga malattia, se nella pace e nella dolcezza di chi muore senza gravi sofferenze fisiche o nel tormento di chi soffre patimenti che quasi non si possono lenire con le medicine. Nessuno di noi può sapere, nonostante le dichiarazioni fatte al riguardo, se morirà nel dubbio o nella fede.

Non è un caso che nella preghiera più semplice e più conosciuta tra i cattolici, l’Ave Maria, si chieda (e ciò avviene ripetutamente nel rosario): “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Pensare di avere chi nella morte intercede per noi come una madre, e intercede presso il Cristo che incontriamo, è un buon esercizio per sentire la morte come sorella e lodare Dio “per sora nostra morte corporale”.

Enzo Bianchi

 

 

 ATTENZIONE : ANTICIPAZIONI PER L’ AVVENTO 2013

 

Tra le iniziative per l’avvento che vi presenteremo domenica prossima, vorremmo anticiparvene due che partiranno già da questa settimana :

 

· Mercoledì 13/11 introdurremo il Cenacolo d’Avvento con una settimana di anticipo per presentare, durante l’Eucarestia delle ore 21.00 la proposta tematica che sarà dedicata alle “opere di misericordia “...

 

· In collaborazione con la San Vincenzo, per far fronte al crescente bisogno di alimenti per i poveri,  quest’anno porteremo ogni settimana un alimento specifico che sarà raccolto alle Sante Messe durante l’OFFERTORIO in cesti appositi messi sull’ ALTARE.

 

          Per la prima domenica 17 /11,  siamo invitati a portare : la PASTA.

   

 

  “La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato 

Domenica  10 Novembre, durante la Messa, leggeremo Matteo 52,31-46

In questo brano , al versetto 32, leggiamo “ Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli”

L'espressione greca “panta ta ethne” ,viene tradotta «tutti i popoli» (compreso Israele). Ma in altri passi di Matteo “panta ta ethne” si riferisce ai popoli al di fuori di Israele, ossia i pagani. Questa frase, che in ambiente giudaico rievoca il «giudizio» di Dio contro le nazioni pagane, a favore del popolo eletto (Zc 14,2), può indicare che le vecchie distinzioni fra giudei e pagani, fra cristiani ed infedeli, sono cadute, poiché il giudizio è universale ed è fatto in base all'operato di ciascuno. Inoltre la frase è al “passivo teologico” (come usavano gli Ebrei) , in effetti bisognerebbe leggerla: “Dio radunerà tutti i popoli davanti a Lui “ .

 

  

 

   CALENDARIO 
 
Lunedì 11/11
Ore 17,00 Centro di ascolto Caritas
Ore 21.00 Corale.
 
Martedì 12/11
Ore 10,30 Gruppo del Vangelo con Lucrezia presso il Bar dell’oratorio.
Ore 21,00 Incontro partecipanti gita di avvento e saldo quote
 
Mercoledì 13/11
Ore 9.00-10,30 Guardaroba Caritas
Ore 17.00 San Vincenzo
Ore 21,00 Cenacolo di Avvento
 
Giovedì 14/11
Ore 17,00 o 21,00 Corso biblico decanale presso la Parrocchia di Fatima
 
Venerdì 15/11
Ore 15,30 S.Messa presso Gecra Ore 21.00 Animatori Gruppi Vangelo
 
Sabato 16/11
Ore 16.00 Incontro Gruppo famiglie.
Ore 16,30 Confessioni 3° Corso
Ore 21.00 Lettura integrale del Vangelo decanale a Chiaravalle
 
Domenica 17/11
Ore 11,30 S. Messa Ass. Donatori sangue Istituto.Tumori sez. Rogoredo
Ore 17,30 Vesperi III Domenica del mese
Ore 21,00 Comm.AC decanale
 
SUFFRAGI
 
Lunedì 11/11
Ore 8,30 Pasquale Troiano.
Ore 18.00 Naimo Demetrio e Domenica; Spadaro Emanuele
 
Martedì 12/11
Ore 18.00 Minoia Ermanno, Pavesi Franca
 
Mercoledì 13/11
Ore 18.00 Domenico Giuseppina e Parenti, Pinuccio Zambarbieri
 
Giovedì 14/11
Ore 18.00 Defunti Condominio Monte Popera 16/48
 
Venerdì 1511
Ore 8,30 Vajani Renato e Giorgio e Defunti Fam. Brambilla
 
Sabato 1611.
Ore 8,30 Luciana
 
 
ARCHIVIO
 
E’ tornato alla ‘Casa del Padre’ : De Sensi Bruno Armando anni 50.
 
Hanno ricevuto il sacramento del Battesimo:Ferrari Giorgio, Castronovo Stefano,Cavallo Giordano, Pastore Thiago, Beretta Edoardo, Scacciante Paolo Maria
 
OFFERTE
 
Offerta per Campane € 50Testini Cecilia Lorusso.