Comunicazione di Formazione Religiosa.
ANNO XXXII domenica 8-9-2013 Domenica II dopo Il Martirio di San Giovanni B.
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Nel 'anno de "Il CAMPO è IL MONDO"
Appello del Papa per la pace - Angelus del 1 settembre
Riprendiamo qui le forti parole di Papa, Francesco pronunciate nell’Angelus della scorsa domenica con l’intento di provocare tutti gli uomini di buona volontà ad una seria presa di coscienza delle responsabilità gravi che si assumono tutti coloro che usano la guerra e le potenti armi del nostro tempo per la risoluzione di problemi che invece possono e devono essere affrontati con spirito di fraternità e di condivisione e non di violenza e di cieca e e interessata opposizione. Ma ecco il testo del Santo Padre Papa Francesco . “ Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato. Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto. Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris ). Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità. Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace. Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà... L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione. A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli!
Papa Francesco
COMUNICAZIONE A TUTTA LA COMUNITA’
In questi giorni è stato ufficialmente comunicato alla nostra parrocchia dalla congregazione delle suore di Carità dell’Immacolata di Ivrea tramite la superiora provinciale competente che, a partire dal 31 agosto, suor Carla – dopo 17 anni di presenza nella nostra comunità – per necessità della congregazione stessa, veniva trasferita ad altra destinazione. Pur rammaricati per la notizia, non possiamo che rimetterci alla volontà dei superiori competenti e affidare suor Carla nella preghiera al Signore perché renda fecondo di bene il suo nuovo incarico così come è stato per il ministero che ha svolto con amore, puntualità e grande spirito di servizio qui a Rogoredo . La congregazione ha comunque provveduto a destinare Suor Angelica che, con suor Rosanna e suor Giuseppina, consentirà di proseguire la fruttuosa collaborazione pastorale tra la nostra parrocchia e l’istituto stesso.
Suor Carla ha fatto tanto e certamente ne avvertiremo la mancanza. Ma ci ha anche dato l’esempio di cosa significhi “ servire “ nella fedeltà al Vangelo e per amore del Signore prima di ogni altra cosa. Continuiamo a lavorare come ci ha insegnato lei certi che il suo lavoro tra noi non mancherà di dare frutto e darlo in abbondanza.
Don Marco