Comunicazione  di Formazione Religiosa. 

Campane  Foglio delle Campane di Rogoredo

foglio domenicale

 
                ANNO XXXI  domenica 14-4-2013  III Domenica  di Pasqua

 

Tempo diPasqua...nell'anno della Fede 

Catechesi del Santo Padre Francesco di Mercoledì 

 

 

 Nella scorsa Catechesi ci siamo soffermati sull’evento della Risurrezione di Gesù, in cui le donne hanno avuto un ruolo particolare. Oggi vorrei riflettere sulla sua portata salvifica. Che cosa significa per la nostra vita la Risurrezione? E perché senza di essa è vana la nostra fede? La nostra fede si fonda sulla Morte e Risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa. Sulla croce, Gesù ha offerto se stesso prendendo su di sé i nostri peccati e scendendo nell’abisso della morte, e nella Risurrezione li vince, li toglie e ci apre la strada per rinascere a una vita nuova. San Pietro lo esprime sinteticamente all’inizio della sua Prima Lettera, come abbiamo ascoltato: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce» (1,3-4).

 

L’Apostolo ci dice che con la Risurrezione di Gesù qualcosa di assolutamente nuovo avviene: siamo liberati dalla schiavitù del peccato e diventiamo figli di Dio, siamo generati cioè ad una vita nuova. Quando si realizza questo per noi? Nel Sacramento del Battesimo. In antico, esso si riceveva normalmente per immersione. Colui che doveva essere battezzato scendeva nella grande vasca del Battistero, lasciando i suoi vestiti, e il Vescovo o il Presbitero gli versava per tre volte l’acqua sul capo, battezzandolo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Poi il battezzato usciva dalla vasca e indossava la nuova veste, quella bianca: era nato cioè ad una vita nuova, immergendosi nella Morte e Risurrezione di Cristo. Era diventato figlio di Dio. San Paolo nellaLettera ai Romani scrive: voi «avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,15). È proprioo Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo che ci insegna, ci spinge, a dire a Dio: “Padre”, o meglio, “Abbà!” che significa “papà”. Così è il nostro Dio: è un papà per noi. Lo Spirito Santo realizza in noi questa nuova condizione di figli di Dio. E questo è il più grande dono che riceviamo dal Mistero pasquale di Gesù. E Dio ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo. Già nell’Antico Testamento, il profeta Isaia affermava che se anche una madre si dimenticasse del figlio, Dio non si dimentica mai di noi, in nessun momento (cfr 49,15). E questo è bello!

Tuttavia, questa relazione filiale con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere, dev’essere alimentata ogni giorno con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia, e la carità. Noi possiamo vivere da figli! E questa è la nostra dignità - noi abbiamo la dignità di figli -. Comportarci come veri figli! Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l’esperienza del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio. Per questo dobbiamo avere il coraggio della fede e non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: “Dio non serve, non è importante per te”, e così via. E’ proprio il contrario: solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!

Cari fratelli e sorelle, dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore Risorto è la speranza che non viene mai meno, che non delude (cfr Rm 5,5). La speranza non delude. Quella del Signore! Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele. Non dobbiamo dimenticare: Dio  sempre è fedele; Dio sempre è fedele con noi. Essere risorti con Cristo mediante il Battesimo, con il dono della fede, per un’eredità che non si corrompe, ci porti a cercare maggiormente le cose di Dio, a pensare di più a Lui, a pregarlo di più. Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato.

Cari fratelli e sorelle, a chi ci chiede ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), indichiamo il Cristo Risorto. Indichiamolo con l’annuncio della Parola, ma soprattutto con la nostra vita di risorti. Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo, che è la vera libertà, quella che ci salva dalla schiavitù del male, del peccato, della morte! Guardiamo alla Patria celeste, avremo una nuova luce e forza anche nel nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane. E’ un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo verso l’alto, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio.

 

  

 

   cura di don Marco

 

 COMUNICATO IMPORTANTE del  SERVIZIO LITURGICO DIOCESI MILANO

 A seguito delle parole del Vicario Generale:

« Può essere di aiuto che i pastori invitino questi fedeli e altri che non fossero in condizione di accostarsi alla Comunione Sacramentale ad accostarsi comunque al presbitero o al diacono, mentre viene distribuita la Comunione, per ricevere una benedizione (compiendo un gesto quale quello di incrociare le braccia sul petto), e proporre la pratica della Comunione Spirituale da collocare opportunamente nella celebrazione eucaristica », si precisa quanto segue:

 

1. l’invito rivolto a coloro che non possono accedere alla Comunione sacramentale ad accostarsi comunque al presbitero o al diacono durante il Rito di Comunione va inteso come una possibilità offerta a chiunque lo desidera e non come un obbligo. Nessuno dovrà sentirsi costretto. Al contrario, ognuno che volesse liberamente compiere questo gesto si consideri cordialmente invitato a farlo;

 

2. il segno di riconoscimento è quello delle braccia incrociate sul petto. A questo riguardo, si abbia cura di istruire bene i fedeli sul significato specifico di questo gesto: vi è infatti il rischio di fraintendimento nel caso di chi, abituato a incrociare le braccia sul petto in segno di devozione, riceve in questo modo la Comunione in bocca;

 

3. il presbitero e il diacono benediranno chi si accosta con le braccia incrociate sul petto tracciando il segno della croce senza pronunciare alcuna parola. Essendo in corso la distribuzione della Comunione, si eviti che la stessa mano che dà la Comunione abbia un contatto diretto con chi si accosta per la benedizione. Qualora a distribuire la Comunione fosse un ministro straordinario, questi, al posto della benedizione, si rivolgerà al fedele con la seguente parola di incoraggiamento e di consolazione: « Spera nel Signore, egli ti è vicino! »;

 

4. quanto alla pratica della Comunione Spirituale, essa venga compiuta  in modo personale e silenzioso. Ogni parrocchia predisponga il testo della preghiera di Comunione Spirituale su un’immaginetta da lasciare permanentemente a disposizione in fondo alla Chiesa, in modo da consentire a chiunque lo desideri di ritirarla e tenerla con sé. Si provveda a far conoscere in modo opportuno questa possibilità, una prima volta e con un richiamo periodico, cosicché tutti coloro che non si accosteranno alla Comunione Sacramentale (non soltanto quanti sono in situazioni matrimoniali irregolari ma anche gli altri) possano recitare silenziosamente la corrispondente formula di preghiera. La si potrebbe preparare e presentare in occasione della II domenica di Pasqua, detta “domenica della misericordia” o in una delle domeniche successive.

Il testo da riportare sull’immaginetta può essere quello tradizionale della Comunione Spirituale,

 

Gesù mio, credo che tu stai nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell'anima mia.

Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.

Come già venuto ,io ti abbraccio, e tutto mi unisco a te. Non permettere che io mi abbia mai a separare da te.

 

oppure il seguente:

 

Signore Gesù Cristo,

mio amato Salvatore,

luce della mia vita,

pace del mio cuore,

accogli il mio desiderio

e vieni ad abitare in me.

Tu hai offerto te stesso

nello slancio di un amore eterno:

attirami a te nella potenza del tuo Spirito.

Donami la gioia di conoscerti,

l’onore di servirti,

la speranza di vederti.

Dirigi i miei passi

sulla via della giustizia.

Sostienimi nelle prove

e non lasciarmi mancare

la tua consolazione.

A te io mi affido, Signore,

non abbandonarmi mai.

Amen

 

   

                              

 “La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato 

 

Domenica, 14 Aprile, durante la Messa , leggeremo Romani  1,1-16

Al versetto 7 , leggiamo :”a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati a essere santi”  A questo punto Paolo nomina i destinatari della lettera. Essi sono “amati da Dio” (agapetoi Theou) e “santi per vocazione” (klêtoi hagioi, chiamati santi): con queste due espressioni egli li designa come coloro che sono chiamati da Dio a formare il nuovo Israele, il popolo che Dio ha amato in modo speciale (Dt 7,7-8) .A questi santi Paolo augura “grazia e pace”: in questa espressione egli unisce la formula greca di saluto (chaire) con quella ebraica (shalôm, eirênê), trasformandole nell’augurio dei doni messianici (la grazia e la pace), già annunziati dai profeti ed espressi nella benedizione sacerdotale dell’AT (Nm 6,24-27). Questi doni sono conferiti da Dio Padre mediante il Signore Gesù Cristo. 

 

 
 

 

 

CALENDARIO

 Domenica 14/4

 

Ore 17.00 Vespri e Adorazione; ore 18.00 S. Messa.
 
Lunedì 15 /4
Ore 17.00 Centro d’Ascolto Caritas;
ore 21.00 Corale: solo contralti e bassi;
ore 21.0 Incontro cresimandi adulti con don Marco.

Martedì 16/4
 Ore 15.00 Ritiro cresimandi (1° turno);
ore 21.00 C.D.O/5;
ore 21.00 Corale solo soprani e tenori.

Mercoledì 17/4
Ore 21.00 Incontro Caritas unitario di Aprile.
 
Giovedì 18/4
Ore 20.00 Scuola della Parola decanale giovani a S. Rita.

 
Venerdì 19/4
Ore 21.00 Equipe gruppo famiglie per maggio e giugno.
 
Sabato 20/4
Ore 9.00 lavori in Oratorio/8;
ore 14,30 Caritas decanale c/o Parr. S. Rita; ore 21.0 Concerto in palestra.

Domenica 21/4
Ore 15,30 S. Cresima (1° turno) anche per adulti.

SUFFRAGI
 
Martedì 16/4
Ore 18.00 Luciana.
 
OFFERTE
 
Da N.N. € 200,00.