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Domenica 22 novembre 2015 ore 21.00
Laudato Sii di Papa Francesco
 
 
 
 
 
 
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Pubblichiamo uno stralcio della prefazione del cardinale Scola al testo dell’enciclica di papa Francesco Laudato si'

 

Forte invito

Può sembrare paradossale ma, per parlare dell'ecologia, il Papa, con questa enciclica, ci chiama alla conversione: vale a dire a riconoscere chi siamo veramente per capire in modo adeguato le circostanze storiche in cui la Provvidenza pone e aprire una strada alla nostra personale libertà e al bene della vita in comune. Non cogliere la chiamata alla conversione presente nell'enciclica ne precluderà inesorabilmente la recezione.

 

Qual è dunque questa verità di noi stessi che siamo chiamati a riconoscere per prenderci veramente cura della casa comune?

L'uomo è pienamente se stesso se è in relazione: con se stesso, con gli altri, con tutto il creato e con Dio.

 

Sulla scia di quanto proposto dai suoi predecessori - non a caso Francesco inizia riprendendo gli insegnamenti di san Giovanni XXIII, del beato Paolo VI, di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI (i riferimenti a questi ultimi due pontefici sono molto numerosi lungo tutto il testo) - il papa ha voluto offrirci un atto di magistero sociale (n. 15), impressione della saggezza della fede cristiana, in merito a quella che, con insistenza, definisce ecologia integrale. Un insegnamento, il suo, che non si rivolge solo ai cristiani, ma «a tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare» (a. 13).

 

Conversione ad un'ecologia integrale: così potremmo sinteticamente esprimere l'insegnamento pontificio dell'enciclica Laudato si’.

 

Uno sguardo al presente

Il sommario completo ed oggettivo contenuto nel primo capitolo - Quello che sta accadendo alla nostra casa (nn. 17-62) - rende a tutti evidente la necessità di un cambiamento. Inquinamento e mutazioni climatiche, questione dell'acqua, deterioramento della qualità della vita umana e degrado sociale, inequità planetaria, debolezza delle relazioni. Passando in rassegna tutti questi argomenti, il Papa ne propone un approccio integrale, in grado di vedere sia il nesso oggettivo tra degrado ambientale, situazione dei poveri, cultura dello scarto e predominio della tecnocrazia, sia la responsabilità nei confronti delle prossime generazioni. Uno sguardo integrale, appunto, perché la questione ambientale tocca l'uomo e la società, lo spazio e il tempo. Infatti «un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, chiamato ad integrare la giustizia con la salvaguardia dell'ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (n. 49). La descrizione del Papa non nasconde che «su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva» e, nello stesso tempo, afferma a chiara voce che se, da una parte, «c'è un grande deterioramento della nostra casa comune», dall'altra «c'è sempre una via d'uscita, possiamo sempre cambiare rotta» (n. 61).

 

Il Vangelo della Creazione

A favorire questo cambiamento di rotta ci spingerà l'annuncio del Vangelo della creazione (nn. 62-100). A quanti accusano la fede cristiana di favorire un atteggiamento predatorio nei confronti del creato, con estrema chiarezza il Papa risponde che è proprio l'incomprensione della fede biblica nel Dio creatore a portare ad un antropocentrismo esasperato. La fede infatti ci fa riconoscere che «noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data» (n. 67). Nello stesso tempo, la rivelazione ci ha permesso di demitizzare la natura e di riconoscere sia il valore di ogni essere creato (senza cedere a indebiti biocentrismi, cfr. n. 118), sia la novità specifica dell'essere umano (n. 81). La fede, che da Dio Creatore ci conduce fino alla «ricapitolazione» finale di tutti e di tutto in Gesù Cristo Risorto (cfr. 99-100), apre il nostro sguardo a riconoscere la comunione universale con tutti gli esseri umani e con tutto il creato. Essa trova la sua espressione paradigmatica nella destinazione comune ed universale dei beni.

 

Una critica necessaria

Qual è la radice umana della crisi ecologica (nn. 100-136)? Il terzo capitolo dell'enciclica entra con decisione in quella che possiamo chiamare «la posta in gioco antropologica» del nostro tempo. Si tratta di superare il paradigma tecnocratico, oggi dominante sia in politica, sia in economia. Non si tratta, ovviamente, di una critica al progresso tecnologico: «Il problema fondamentale è un altro, ancora più profondo: il modo in cui di fatto l'umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un paradigma omogeneo e unidimensionale» (n. 106). Un paradigma non integrale, appunto.

O, in altre parole, un paradigma che tende a ridurre tutto ciò che non sia l'io individuale a oggetto sottomesso al proprio dominio. In questo modo dilaga un riduzionismo individualista e un relativismo pratico, incapace di uno sguardo integrale sulla realtà, che porta a «perdere il senso della totalità, delle relazioni che esistono tra le cose, dell'orizzonte ampio, senso che diventa irrilevante» (n. 110). Per questo papa Francesco, in chiara continuità con l'insistenza di Benedetto XVI sulla necessità di allargare la ragione, invita ad «allargare nuovamente Io sguardo» (n. 112).

Il carattere essenziale delle relazioni e il primato del lavoro sono due fattori fondamentali per favorire il ridimensionamento del paradigma tecnocratico in chiave di ecologia integrale.

 

La proposta: una ecologia integrale

Il capitolo quarto - Un'ecologia integrale (nn. 137-162) - esplicita in positivo l'ampiezza dell'insegnamento pontificio. A partire dal riconoscimento delle relazioni costitutive della vita umana - con se stessi, con gli altri, con il creato e con Dio - è possibile affermare con chiarezza che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socioambientale» (n. 139). Tale sguardo unitario fa presente «la necessità impellente dell'umanesimo» (n. 141). Solo questa visione umanistica permette un'ecologia integrale in grado di tener insieme le questioni ambientali e quelle socio-economiche, le politiche e le espressioni culturali, le dimensioni "macro" e quelle "micro" della convivenza sociale. Il tutto nell'ottica del bene comune che oggi «si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri» (n. 158) - e «coinvolge anche le generazioni future» (n. 159).

 

Un cammino offerto a tutti

Come sempre nel magistero sociale della Chiesa, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, il Papa nel quinto capitolo suggerisce alcune linee di orientamento e di azione (nn. 163-201). Si tratta di «delineare dei grandi percorsi di dialogo» (n. 163) e di farlo - il Papa non si stanca di ribadirlo - in forma integrale: in ambito internazionale, nazionale e locale - con realismo si identifica l'ambito locale come l'istanza che può fare la differenza -, e nell'ambito dei processi decisionali che debbono essere trasparenti e frutto del dialogo di tutti i soggetti implicati.

Percorsi di dialogo che sono chiamati a trasformare politica ed economia (n. 189). A questo proposito è decisiva l'insistenza del Papa sulla necessità di «evitare una concezione magica del mercato» (n. 190). Infatti, il mercato, la finanza, l'economia non sono «fatti di natura», ma «di cultura» e in quanto tali ambiti di libertà e di responsabilità, cioè, ambiti etici. Tutto questo deve condurre, inoltre, a «ridefinire il progresso» (n. 194).      

 

La necessità dell'educazione

Educazione e spiritualità ecologica (nn. 202-246) è il titolo dell'ultimo capitolo. Da buon pedagogo il Papa è ben consapevole, in primo luogo, del fatto che «non esistono sistemi che annullino completamente l'apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua a incoraggiare dal profondo dei nostri cuori» (n. 205). Inoltre Egli sa che «l'esistenza di leggi e norme non è sufficiente a lungo termine per limitare i cattivi comportamenti» (n. 211).

Infatti, parlare di conversione ad un'ecologia integrale mette in campo la libertà e la responsabilità di ciascuno (ambito personale) e di tutti insieme (ambito comunitario e sociale).

La conversione ad un'ecologia integrale «infrangendo la coscienza isolata e l'autoreferenzialità» richiede, pertanto, un cambiamento negli stili di vita (n. 208). Richiede, inoltre, che gli ambiti educativi fondamentali - famiglia e comunità cristiana in primis - favoriscano nuove abitudini e solide virtù, improntate sulla gratuità e la gratitudine, l'amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, la creatività responsabile, la sobrietà e l'umiltà (nn. 220-224).

 

 A tutto questo noi cristiani siamo educati dalla vita quotidiana della Chiesa, ritmata dalle celebrazioni sacramentali e, in modo del tutto particolare, dall'Eucaristia domenicale (nn. 233-237).

 

Tutto è collegato

L'insegnamento di papa Francesco in questa seconda enciclica illumina la necessità, per l'annuncio del Vangelo nel nostro tempo, di mostrare tutte le implicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche dei misteri cristiani. Il Papa, infatti, proponendo una conversione ad un'ecologia integrale, invita ad assumere «nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso nella persona umana fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità» (n. 240).

 

 RESOCONTO

Domenica 22 novembre 2015 si è tenuto, presso la sala Conferenze della parrocchia «Sacra Famiglia» in Rogoredo (Mi) l'incontro con l'ing. Mario Gargantini, giornalista e divulgatore scientifico, sulla Laudato si' di papa Francesco, alla presenza di circa trenta persone interessate e appassionate al tema della «cura della casa comune».

Stefania Ragusa ha brevemente presentato Mario Gargantini, illustrando le tappe fondamentali della sua carriera sia di docente e divulgatore (è direttore della rivista di didattica delle scienze Emmeciquadro e autore di varie opere tra cui Solo lo stupore conosce, scritto con il prof. Marco Bersanelli) sia di impegno ambientalista fin dagli anni Settanta (è tra i soci fondatori dell'Associazione L'umana dimora).  Vedi qui.

Silvio Restelli ha poi illustrato alcune delle diapositive preparate in vista dell'incontro, in cui venivano riportati i passaggi fondamentali dell'Enciclica, sintetizzati dal cardinal Scola.  Vedi qui.

In particolare è stato sottolineato che l'Enciclica è «un forte invito alla conversione ad un'ecologia integrale, capace di unire la cura dell'ambiente naturale a quella dell'ambiente economico e sociale che sono in profonda connessione».

Per far questo papa Francesco invita a riconoscere in primo luogo la verità di noi stessi, cioè che l'uomo è pienamente umano se è in relazione: con se stesso, con gli altri, con tutto il creato e con Dio.

Sulla scia di quanto proposto dai suoi predecessori e riprendendo gli insegnamenti di san Giovanni XXIII, del beato Paolo VI, di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, papa Francesco ha dato un contributo sintetico di dottrina sociale della Chiesa in merito a quella che, con insistenza, ha definito ecologia integrale. Un insegnamento, il suo, che non si rivolge solo ai cristiani, ma «a tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare» (a. 13).

Gargantini ha poi presentato alcuni punti fondamentali dell'enciclica.

Riferendosi al magistero del patriarca ecumenico Bartolomeo e a san Francesco, ha sottolineato che è molto importante non fermarsi ai sintomi della crisi ma occorra risalire alle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, in modo da proporre soluzioni che non si fermino alla tecnica ma arrivino a cambiare l'essere umano nella sua dimensione etica e spirituale.

Il Papa propone un nuovo metodo che va oltre l'approccio puramente scientifico: pur conservando la sua accuratezza e il suo rigore, occorre arrivare alla considerazione della "natura" come "creato", che conserva la bellezza del suo Autore. Occorre uno sguardo che vada oltre l'immediatezza e arrivi a considerare la complessità della realtà.

L'uso della tecnologia e della scienza (potenza degli strumenti) si deve perciò accompagnare ad un'adeguata acquisizione della saggezza da parte del soggetto che li utilizza.

La scienza e la tecnologia, utilizzate da un soggetto privo di saggezza, determinano un rapporto con la realtà sbagliato e parziale, definito "antropocentrismo deviato", fondato sul primato della dimensione materiale della realtà. In questa visione miope, non ci si sente più tenuti a imparare dalla natura e si presume che le sue risorse siano illimitate e al servizio del proprio tornaconto consumistico.

Tra uomo e natura deve invece affermarsi una relazione di reciprocità responsabile, ben espressa dai verbi coltivare e custodire. L'uomo deve essere consapevole del fatto che la natura ci è donata e ha leggi che dobbiamo conoscere e rispettare.

Quando parliamo di ambiente dobbiamo anche considerare il nesso tra esso e la società che lo abita. La povertà, la fame, la disuguaglianza sociale sono aspetti che interagiscono con l'ambiente e vanno affrontati insieme a quelli propriamente ambientali. Questo senso della totalità, della relazione che esiste tra le cose, ci mette di fronte ad un compito educativo molto esigente, capace di avviare quella conversione all'ecologia integrale.

Dopo l'esposizione di Gargantini, ha avuto luogo un dibattito vivace e molto partecipato che ha contribuito a mettere in luce alcuni aspetti che appaiono importanti: la speranza del cambiamento possibile, l'unità tra ambiente e società e la conseguente unità tra cura dell'ambiente e cura dei poveri, la necessità di accogliere l'invito all'educazione fatto dall'Enciclica fino a cambiare lo stile di vita con il quale i cristiani e gli uomini tutti vivono.

Al termine dell'incontro Stefania Ragusa ha letto un brano dell'Intervento del card. Angelo Scola a un incontro preparatorio alla Conferenza sul clima, svoltasi a Parigi:

«Nel travaglio del nuovo millennio i cristiani, riconoscendo i propri errori e senza alcun intento egemonico, sono chiamati a proporre alla libertà di tutti i soggetti che abitano la società plurale stili di vita che documentino questo rinnovato rapporto con il creato. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, articola ulteriormente questa proposta proponendo un’ecologia integrale alla cui “spiritualità” tutti dobbiamo educarci. Questa ecologia integrale implica un’ecologia ambientale, un’ecologia economica e sociale, un’ecologia culturale fino a giungere ad una ecologia della vita quotidiana. Quello degli uomini nel rapporto con il creato è un lavoro lungo perché chiede a miliardi di persone di cambiare centinaia di comportamenti. Solo una simile ecologia però può vincere il degrado umano e sociale, soprattutto per sconfiggere l’ingiustizia, "ascoltando il grido della terra quanto il grido dei poveri".