Comunicazione  di Formazione Religiosa.

 

Campane  Foglio delle Campane di Rogoredo

foglio domenicale

 
 
                 ANNO XXIX  domenica 27-3-2011 - III di Quaresima - n°28         
 

 UNA STORIA LUNGA 100 ANNI 12

 QUARESIMA 2011- Santità battesimale 3
 
La responsabilità dei laici alla missione della Chiesa
Oggi ci fermiamo su un tema che è la diretta conseguenza di quel che abbiamo già proposto fin qui e cioè la questione della corresponsabilità alla missione della Chiesa da parte di tutti i battezzati e , in particolare dei laici . Molti certamente sanno che la categoria “popolo di Dio” assume un rilievo decisivo nel quadro della riflessione del Vaticano II che è e rimane il nostro orizzonte di riferimento .Questa    idea di Chiesa - “popolo di Dio” voleva favorire il definitivo superamento del dualismo clero-laici, poiché l’ appartenenza a Cristo e al suo “corpo mistico” mette in luce la dignità di ciascun battezzato, prima ancora di qualsiasi ulteriore specificazione e distinzione ; in secondo luogo questa idea consente il recupero della “dimensione storica” della comunità cristiana , poiché al riconoscimento dell’iniziativa di Dio che ”convoca questo popolo” ( chiesa deriva da eccllesia = assemblea convocata…) deve corrispondere l’agire libero e responsabile di questo stesso “popolo”, che dunque si comprende come realtà storica concreta. Nel momento in cui la Chiesa si comprende come “popolo di Dio”, acquista un rilevo decisivo il sacerdozio battesimale di ogni suo membro: “Il popolo di Dio è unico, come unico è il Signore, unica la fede e il battesimo. Comune è la dignità di tutte le membra derivante dalla loro rigenerazione in Cristo” (LG 32). Ciò che conta è allora definire cosa caratterizza la vocazione di tutti i fedeli e noi sappiamo che è riconoscere di essere in relazione con Gesù per appartenere a Gesù e agire come Gesù nella storia, nel quotidiano. Fino ad epoche recenti ( non del tutto superate…), il rapporto fra laici e chierici vedeva una situazione di questo tipo : i chierici si occupano delle “ cose di chiesa” , mentre i laici “ delle cose del mondo” . Conseguenza prima di questa situazione era che, sotto il profilo della formazione cristiana e della vita ecclesiale, i comuni fedeli avrebbero dovuto essere “istruitii” dai pastori, mentre sul piano della vicenda secolare, “ della gestione delle cose del mondo”  i laici avrebbero potuto portare avanti una certa autonomia di giudizio e di azione in ambito civile e politico ( e i risultati di questo modo di pensare si vedono bene…) Il vero  guadagno maturato dal Vaticano II , la vera novità su questa questione, è costituita  dall’insistenza con cui i padri conciliari hanno inteso favorire, nei fedeli laici, la consapevolezza di dover uscire da una condizione di “ inferiorità ”  rispetto ai ministri ordinati e a quanti hanno abbracciato la vita religiosa. Da un lato, infatti, con il  Concilio,  si assiste ad una reintegrazione dei battezzati  entro il quadro di una appartenenza alla chiesa  più egualitaria e partecipata ( siamo negli anni sessanta… ) come si vede   anche dalla stessa riforma della liturgia con l’idea della partecipazione “attiva piena consapevole “ dei fedeli… ; dall’altro lato, in ogni momento e situazione del vivere quotidiano  – dunque sul piano delle relazioni familiari, professionali, civili e politiche – i “comuni credenti ” sono chiamati a riscoprire la qualità spirituale dell’esperienza della loro  fede. Da qui viene la necessità  che l’assunzione  di responsabilità, richiesta ad ogni credente  in ragione della sua identità di testimone del vangelo, investa tanto la sfera dell’agire sociale, civile e politico, quanto lo stesso ambito della vita della chiesa . Sotto quest’ultimo aspetto, recuperare la figura della vocazione di ciascun battezzato (christifidelis) nel suo riferimento immediato a Cristo, comporta che il discorso sui diversi ministeri e stati di vita – tradizionalmente ricondotti ai tre modelli del ministero ordinato, della vita religiosa e dello stato laicale -, sia  subordinato alla prospettiva più generale che riconosce nel sacramento del battesimo il sorgere di ogni vocazione cristiana. A questo punto, se non vi siete già arresi per la “ necessaria” difficoltà del linguaggio, possiamo   chiederci : quanto è  stata di fatto accolta, dopo 50 anni, la lezione conciliare . Non ci sarebbe da stupirsi se, più di uno dicesse, in cuor suo, che tutta questa “ novità” forse non la percepisce più di tanto nel vissuto delle nostre comunità, al di la del dichiarato ufficiale per cui si ripete costantemente la “lettera” del Concilio più come un mito fondatore che una realtà che plasma e dà  forma reale alla vita ecclesiale del nostro tempo , in primis proprio sulla questione della “missione “ dei laici , fortemente insistita dal punto di vista teorico, ma sostanzialmente ancora molto poco realizzata dal punto di vista pratico se non in senso “ ausiliare – sostitutivo “del venir meno dei “ chierici ” , e questo anche in ragione di una formazione di fatto “ insufficiente” che chiede invece di essere promossa e accolta con coraggio da tutti.
                                                                                         A cura di don Marco
 
Quaresima tempo del “ perdono”
 
Cosa significa perdonare: di Rita Borsellino
 
Oggi parlo di perdono in maniera diversa da come ne parlai all'indomani della morte di Paolo. Ricordo che in mezzo alle macerie di via D'Amelio, mi si avvicinò un giornalista con il microfono in mano, me lo mise sotto il naso e mi chiese: “Ma lei perdona gli assassini di suo fratello?”. E io, per togliermelo di mezzo, per non rispondergli in maniera violenta - anche perché non ne sono capace, perché davanti ad una domanda di questo genere, davvero cascano le braccia - gli risposi istintivamente di sì. Forse me lo ha detto la mia educazione, il mio essere cattolica, quasi fosse obbligatorio perdonare chi ti ha fatto del male. Perché è un po' questa l'idea corrente, se si chiede a un familiare di qualcuno o a chi ha subito violenza di qualsiasi genere, se perdona oppure no. Tu ti aspetti che dica di sì, perché se quello ti dice di no, tu ci resti pure male, perché è quasi obbligatorio che quello li perdoni. Davvero ci si resta così. Io quando sento queste domande e ricordo quello che ho provato io, quando mi è stata posta, mi viene voglia di prenderli a schiaffi questi qui, di svegliarli, di dirgli: “Aspetta di provarlo tu e poi capirai la violenza che fa una domanda di questo genere”. Ma come fai in quei momenti in cui non ti rendi neanche conto di quello che ti è successo, in cui fai fatica veramente a prendere coscienza, a capire, in cui cerchi soltanto di rimuovere quello che ti fa male, quello che ti ha fatto del male, in cui sono tante le sensazioni che ti attanagliano, che l'ultima cosa che puoi fare è ragionare, ma come fai a rispondere? Io, ripeto, risposi istintivamente di sì, però devo dare un merito a questo giornalista - e ne abbiamo parlato in seguito, perché è anche una persona seria, lo fanno per mestiere, forse non è neanche colpa loro, è questo che gli chiede poi, l'esigenza della cronaca. Gli dissi: “Io ti ringrazio, perché mi hai fatto riflettere, perché non mi aveva neanche sfiorato quest'idea, non ne ho avuto il tempo, né la possibilità.. Ma dopo che tu me lo hai chiesto, ho cominciato a pensarci su e ho seguito un percorso, un ragionamento che mi ha portato poi a rispondere in maniera consapevole a questa domanda, a rispondere a me prima di tutto, perché era questo che volevo capire io, rendermi conto io… E ancora una volta ho trovato un grande aiuto in questo percorso così complicato e così tormentato. Ero davanti alla televisione dove proiettavano le immagini della cattura di Totò Riina, questo ometto fotografato quasi per scherno sotto le fotografie di Paolo e Giovanni, nei locali della Questura di Palermo - non so quanti di voi lo ricordano - un ometto dimesso, piccolo, malvestito, quasi impacciato, che non sapeva dove mettere le mani, ma con uno sguardo che balenava sotto le palpebre che dava davvero i brividi. E mi chiedevo in maniera molto sofferta e quasi con paura cosa provavo nei confronti di questa persona, perché, vedete, altro è dire che non si odia, che non si prova rancore nei confronti di qualcuno che non conosci e altro è poi vederlo in faccia, materializzato. Allora è un po' diverso. Lo guardavo quasi con timore che affiorasse qualcosa che mi faceva paura. Allora ho sentito che dietro di me, piano piano, si era avvicinata mia madre. Mia madre aveva 86 anni, aveva visto morire suo figlio, perché Paolo veniva quel giorno a casa mia a trovare mia madre che non stava bene. C'era un rapporto fortissimo tra loro, aveva telefonato anche lui dicendo: “Sto venendo” e poi aveva avuto soltanto il tempo di pigiare il campanello del portone di casa. Mia madre aveva sentito il suono, sapeva che era Paolo, ed era scoppiato il finimondo. Muri che crollavano, tetti che si sbriciolavano, schegge da tutte le parti, pareti che si aprivano, sirene impazzite, fiamme dovunque. Mia madre sapeva che in tutto questo Paolo moriva. Mia madre si avvicinò a piccoli passi, non l'avevo sentita, sentii dietro di me la sua voce che diceva: “Che pena mi fa quell'uomo!”. E' stato per me un messaggio straordinario. Mia madre aveva visto l'uomo. Io ancora me lo chiedevo, non c'ero riuscita. Mamma con lo stesso sguardo di Paolo, aveva visto l'uomo dentro Totò Riina e aveva visto un uomo che le faceva pena, ma perché le faceva pena? Perché si chiedeva come quell'uomo si era potuto ridurre così, come quell'uomo aveva spento, aveva rischiato di spegnere quella scintilla umana che aveva dentro, quella scintilla divina che aveva dentro. Come aveva fatto? Erano le stesse domande che si faceva Paolo, quando chiedeva: “Chi sei, come giocavi, cosa facevano i tuoi genitori, perché non sei andato più a scuola?”. L'aveva racchiuso in una parola sola, mia madre, e io l'ho assorbito, l'ho penetrato, ho capito quello che lei istintivamente in quel momento mi aveva trasmesso.
 
 
 
CALENDARIO SETTIMANALE
 
Domenica 27/3 = Terza Domenica di Quaresima. Ore 10,15 Domenica ‘Insieme’ primo corso catechesi.
 
Lunedì 28/3 = Ore 17.00 Centro d’Ascolto Caritas – ore 17.00 corso di recitazione – ore 21.00 Corale.
 
Venerdì 1/4 = Ore 18.00 Via Crucis – ore 21.00 Quaresimale.
 
Sabato 2/4 = Ore 14,30 Caritas decanale c/o Parr. S. Rita.
 
Domenica 3/4 = Quarta Domenica di Quaresima. Domenica ‘Insieme’ terzo corso e Candidatura alla cresima.
 
 
SUFFRAGI
 
Lunedì 28/3 = Ore 18.00 Vidali Daniela, Ferrario Ermano, Remo Bertoluzza, Angelo Vidali e Maria Boffelli.
 
Martedì 29/3 = Ore 18.00 Graziella, saro e Maria.
 
Giovedì 31/3 = Ore 18.00 Dordoni Ivana, Gianni e Rosa.
 
 
ARCHIVIO
 
Con il sacramento del ‘Matrimonio’ hanno formato una nuova famiglia Tasca Giacomo e Matuonto Irene.
 
E’ tornata alla ‘Casa del Padre’ Bellani Luigia anni 82.
 
 
 
OFFERTE
 
Per matrimonio €100,00 – per funerale €100,00 – N.N. €50,00