La santità cristiana, traguardo di ogni vocazione
Riprendendo il nostro itinerario di riflessione sulla santità battesimale, occorre ricordare qui che i padri del concilio Vaticano II intesero sgombrare il campo da un diffuso pregiudizio, che riconosceva la santità come realtà “riservata” ad uno specifico stato di vita, in particolare quello religioso-monastico. Nella nuova prospettiva delineata dal cap. V di Lumen gentium, che abbiamo già ricordato la scorsa settimana, il comando del Signore Gesù, “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste” (Mt 5,48), viene fatto valere incondizionatamente per ogni credente, non solo per i religiosi. Non esiste infatti vocazione cristiana che possa sottrarsi alla regola generale per cui la misura della perfezione è l’amore che si è rivelato in pienezza nel sacrificio della Croce di Gesù : “ Il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità/amore sia verso Dio che verso il prossimo” (LG 42). Al riguardo, occorre sottolineare come lo stesso Concilio, quando parla della “santità del popolo di Dio”, prende in considerazione, insieme a vescovi, presbiteri, diaconi, candidati al ministero, la figura di “quei laici eletti da Dio”, i quali,” sulla base di una missione ricevuta dal vescovo, attendono all’attività apostolica lavorando nel campo del Signore con molto frutto”. I documenti della chiesa successivi al Vaticano II abbandonano la ricerca di una definizione teorica di “laico” da cui ricavare automaticamente un unico modello di “spiritualità laicale”. A partire dalla condizione culturale attuale e dal vissuto di ciascuno, si tratta piuttosto di descrivere i “contorni” dell’essere e dell’agire del battezzato laico. In questa prospettiva, ogni battezzato è chiamato in ogni situazione in cui si trova a vivere, “a riferirsi assolutamente al Signore Gesù e al suo Vangelo in tutto il suo essere, pensare ed agire”.Occorre allora dissipare l’equivoco, che troppo di frequente ritorna nell’opinione pubblica, quando si distingue in termini di “qualità “ tra l’esistenza cristiana di quanti, ricevendo l’ordine sacro o abbracciando la vita religiosa, consacrano l’intera esistenza alla causa del cristianesimo, rispetto all’identità più generale dei “comuni fedeli ” che non sono affatto “ cristiani di serie B”. Per tanti , ancora oggi, in una vocazione di speciale consacrazione, il credente vivrebbe la sua vita come sequela/imitazione di Gesù perfetta ; mentre nel secondo caso, quello del fedele –laico , che interessa la condizione ordinaria dei semplici battezzati, la vita cristiana si configurerebbe più modestamente come “adattamento della spiritualità del religioso “ alla condizione di normalità dell’esistenza umana.( Si veda al proposito il percorso del gruppo famiglie parrocchiale di quest’anno, disponibile per chi desiderasse approfondire la riflessione ) . Un tale pregiudizio non trova alcun riscontro nel Nuovo Testamento. In un’ottica autenticamente cristiana non soltanto è infondato supporre qualsiasi opposizione fra la carità verso Dio e la benevolenza nei confronti del prossimo, ma neppure la stessa osservanza dei consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza) può essere riservata ai soli religiosi, a motivo del fatto che nessuno può pensare di “appropriarsi dei doni e dei comandamenti di Dio” , escludendo altri da questa realtà che è, nello stesso tempo, “benedizione e responsabilità”. L’unica spiritualità “evangelica” allora è quella di chi si dispone a seguire Gesù nella realtà e specificità concreta della propria esistenza, come religioso o come laico. In questo senso c’è del vero nell’affermazione che la questione di una spiritualità per i laici coincide oggi con la questione del futuro della Chiesa, chiamata a scommettere e credere di più sulla figura di credenti adulti capaci di vivere il vangelo con fedeltà nell’attuale complesso contesto storico-civile-sociale. La possibilità di questa “spiritualità laicale ” – ma che poi è la stessa possibilità della fede in quanto tale – è legata precisamente alla formazione del cristiano. Si tratta dunque, per ogni realtà a partire dalla parrocchia, di rendere possibile e praticabile, ciò che è doverosamente richiesto dal Vangelo prima ancora che dai documenti del magistero recente : la formazione, che deve essere promossa non solo per qualche stato di vita o per qualche élite, ma per ogni cristiano. Al di là di questo, niente deve essere richiesto di più, ma niente dovrebbe essere richiesto di meno.
RICORDIAMO …
Ogni domenica del tempo di quaresima, alle sante Messe delle 10.15 e 11.30 raccogliamo alimentari non deperibili per i bisognosi assistiti dalla San Vincenzo Parrocchiale .Troverete le apposite ceste presso gli altari laterali della chiesa.
Un sincero grazie a tutti per l’attenzione