Presentazione Itinerario di Formazione Gruppi Familiari 2010-11

Una “santità possibile “… in famiglia e come famiglie…

Introduzione

 Una premessa sul “ senso del nostro cammino insieme

( da “ Sono i mezzo a voi  “– Proposta GSF diocesi di Milano)

 "Si può andare al gruppo familiare perchè ci si trova bene, perchè si è tra amici,perchè si impara insieme a essere migliori come coppia e come genitori,  perchè si sperimentano legami sani, perchè si fa cordata in caso di necessità,  perchè si esce dal chiuso dell'appartamento, perchè ci si conosce e ci si ritrova sul territorio: ma nessuna di queste motivazioni è fondante, anzi  quando se  ne privilegia qualcuna, si contribuisce al suo  "stallo" o perfino alla sua morte.

Il "cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato  in aggiunta"  (Mt 6,33) è l'unica bussola che guida il gruppo familiare: dove il "prima" è "soprattutto", sopra ogni cosa.

Immaginiamo ora una coppia che si reca al gruppo familiare con i figli al  seguito: se le motivazioni fossero quelle elencate, il loro muoversi sarebbe  sepolto subito da un sacco di legittime remore, come le cose da fare a casa, la  voglia di relax, i compiti da finire.....e molte altre, renderebbero pallido il  gruppo familiare e alla fine, almeno uno dei due arriverebbe a dire " chi me lo fa fare". Ma poniamo che la coppia sappia invece che li è "chiamata" e attesa, che c'è bisogno anche di loro perchè  la conseguenza  e il frutto è in quell' amate-vi, Gesù ci apre all'amore reciproco, ad amare come Lui. Pensato e vissuto così il gruppo familiare non è un nuovo impegno in più da  tenere in piedi, ma un momento di autentico "ri-poso", ovvero regalo dell'uno  all'altro, tempo propizio per "posare" spiritualmente i ritmi della nostra vita, affidandola alle braccia di altre coppie amiche che condividono  con noi il cammino di fede."


Il percorso pastorale diocesano 2010-2011. alla base della scelta del nostro tema annuale…

Il cammino del nuovo Anno pastorale per la Diocesi di Milano si disegna tra le righe della parabola del Buon Samaritano e si snoda in tre tappe: la contemplazione del Crocifisso, l’urgenza di una rinnovata dedizione per la santità della Chiesa e la conversione del cuore per riscoprire la bellezza della vocazione che Dio dona  a ciascuno. «L’anno pastorale che inizierà tra pochi giorni sarà molto importante per la Chiesa di Milano: il 1° novembre ricorrerà il IV centenario della canonizzazione di san Carlo, Scrive l’arcivescovo : “ Per il nuovo anno pastorale vorrei sottolineare con grande forza la fondamentale vocazione di tutti alla santità. L’anno scorso abbiamo parlato di “Pietre vive” per indicare il nostro essere Chiesa, ma noi sappiamo che le pietre vive sono tali solo nella misura in cui sono “sante”. Il grande e vero destino di tutti è la santità. Di qui il nostro impegno a far sì che tutta la molteplice attività pastorale della Diocesi abbia come sua linfa vitale la consapevolezza, lo slancio, la gioia del sentirsi quotidianamente chiamati alla santità. Guarderemo a san Carlo per capire in che modo, su quali strade è diventato santo, anche se - come tutti - aveva i propri difetti.

 In particolare – scrive sempre il cardinale – sono due i tratti fondamentali della  spiritualità di questo santo  che desidero sottolineare. Il primo è il suo amore di dedizione alla Chiesa, alla Chiesa concreta: fu arcivescovo per tutti, in mezzo alla gente, dentro il suo popolo. Pur morendo a soli 46 anni, egli ha compiuto la Visita pastorale tre volte in una diocesi molto estesa, che allora contava circa seicentomila abitanti. Visite fatte a cavallo o a piedi in montagna, con gli scarponi chiodati ai piedi, pur di arrivare dappertutto. È questo un grande messaggio anche per la Chiesa di Ambrogio e Carlo di oggi: la missionarietà non significa solo andare dovunque per annunciare e testimoniare il Vangelo, significa anche accogliere le persone che incontriamo o vengono a noi per i più diversi motivi, anche non religiosi. Rinnovo ancora una volta l’invito perché nel prossimo anno pastorale le nostre comunità cristiane si lascino coinvolgere nello slancio missionario di annunciare l’amore di Dio per tutti attraverso parole e gesti di ascolto, dialogo, accoglienza, solidarietà.  Il secondo tratto - in realtà è il primo, quello sorgivo di ogni altro - della spiritualità di san Carlo è il suo amore appassionato al Crocifisso e all’Eucaristia . Tra i tantissimi quadri che sono sparsi in diocesi e che lo ritraggono, i più ce lo presentano con gli occhi fissi sul Crocifisso o nel raccoglimento della preghiera, della contemplazione e dell’adorazione . Dall’amore per il Crocifisso e per il Sacramento della presenza reale dell’amore di Cristo per noi, san Carlo traeva il suo amore per ogni uomo, soprattutto se povero, malato, solo ed emarginato». Da questi stessi “ amori “ sorga e si sostenga il nostro “ volerci bene “ accogliente e vicendevole come famiglie e come comunità “. 

In particolare per le famiglie l’arcivescovo sottolineava nell’omelia dell’ 8 settembre in duomo: “  Le famiglie cristiane, proprio in quanto famiglie, possono e devono sentirsi chiamate alla santità: il sacramento del matrimonio, radice e forza permanente della famiglia cristiana, è un insopprimibile appello alla “vita secondo lo Spirito”, alla santità. Come leggiamo nell’esortazione Familiaris consortio: “La vocazione universale alla santità è rivolta anche ai coniugi e ai   genitori cristiani: viene per essi specificata dal sacramento celebrato e tradotto concretamente nelle realtà proprie dell’esistenza coniugale e familiare.

Nascono di qui la grazia e l’esigenza di una autentica e profonda spiritualità coniugale e familiare, che si ispiri ai motivi della creazione dell’alleanza, dellacroce, della risurrezione ” (n. 56).

Ragioni forti e spesso inedite esigono oggi dalle nostre comunità cristiane una pastorale delle famiglie privilegiata e rinnovata: sfide, difficoltà, crisi, abbandoni, povertà materiali e spirituali… Per questo vogliamo – nel cammino che ci porterà nella primavera del 2012 a vivere a Milano e nella nostra Diocesi il VII Incontro Mondiale delle Famiglie - riprendere e portare a più intensa, condivisa, capillare realizzazione il percorso pastorale triennale 2006 – 2009 dedicato alla famiglia (cfr L’amore di Dio è in mezzo a noi. La missione della famiglia a servizio del Vangelo). L’anno pastorale Santi per vocazione che oggi iniziamo ci spinge a porre con coraggio in primo piano l’educazione alla spiritualità coniugale e familiare in una stretta alleanza tra famiglia e Chiesa. Le famiglie sono al tempo stesso sia il soggetto attivo e responsabile di questa spiritualità - fondamento ed energia della loro vitalità evangelica nella Chiesa e nella società - sia il termine dell’intero servizio pastorale da parte della Chiesa. Le indicazioni date circa la pastorale battesimale e la visita alle famiglie trovano fondamento nella parola del Concilio – secondo il quale “i coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio […]hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio” (Lumen gentium,11) -, e interpretano la dinamica missionaria reciproca degli stessi coniugi cristiani nella Chiesa: “Non solo (essi) ‘ricevono’ l’amore di Cristo diventando comunità ‘salvata’, ma sono anche chiamati a ‘trasmettere’ ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità ‘salvante’. In tal modo, mentre è frutto e segno della fecondità soprannaturale della Chiesa, la famiglia cristiana è resa simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità della Chiesa” (Familiaris consortio, 49). La nota espressione “famiglia, ‘diventa’ ciò che ‘sei’!” (Ibid,, 17) può e deve interpretarsi risalendo al “principio” del gesto creativo di Dio che ha come sua destinazione nient’altro che la santità.

Sì, la famiglia è santa per vocazione!