Quinta settimana.  Giovedì  

a cura di Don Luigi Galli

 

Cari fratelli e sorelle, la “quaresima” del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini (cfr Mc 1,12-13; Is 51,3). La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione, che «sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).

Il nostro cammino verso la Pasqua sta giungendo al termine e l’esortazione del Papa ci invita fare sintesi; ora non ci resta che guardare alla Pasqua di Gesù ricordando la profezia del profeta Zaccaria: ‘ Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto’. Per questi ultimi passi prendo due sottolineature del testo di oggi:

  • entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio. Deserto e giardino sono due termine antitetici che indicano il punto di partenza e il punto di arrivo.

Il deserto ha tanti significati; qui si intende la solitudine di rapporti che toglie la gioia della vita. Ogni essere umano vuole essere felice, ma la vita è fatta in modo tale che non c’è evidenza di dove si trovi la felicità; così ciascuno pensa di trovarla in modi e in luoghi diversi. Spesso questi luoghi e questi modi si rivelano effimeri e falsi. La fede cristiana ci dice che il deserto della solitudine e della mancanza di vita non è mai l’ultima parola e che la gioia è possibile.

Ma per scoprire questo è necessario ‘camminare’ e attraversare anche la fatica di un deserto senza fiori e senza ombra.  A parole i cristiani sanno (o pensano di sapere) molte cose, ma oggi le nostre parole si confondono con milioni di parole e non hanno la forza di convincere e indicare una strada ‘verso il giardino’.  Il richiamo della prossima Pasqua è semplice; essa ci dice: prendi la vita sul serio e cerca la comunione con Dio. Sappiamo che la Scrittura ci indica la strada maestra per ‘piantare il giardino’ ed è quella dell’amore verso le sorelle e i fratelli; creare veri legami di fraternità è il modo che Gesù ci indica dalla Croce per trasformare il deserto in Giardino.  Il discorso non è generico o solo esortativo ma è molto preciso e personale: le parole si fermano qui perché da qui in avanti è la vita di ogni cristiano che deve parlare con quelle scelte concrete e possibili che il silenzioso colloquio giornaliero con Dio sa suggerire a ciascuno. Qui si esce dalle ‘regole’ e dalle indicazioni vincolanti della legge per entrare nel variopinto e fiorito giardino della libertà: non c’è limite alla fantasia perché seguire la persona di Gesù, che è la nostra legge, fa percorrere strade impensate e fantastiche.

  • ‘portare la speranza di Cristo anche alla creazione’.  Per quanto mi riguarda questa è stata la ‘scoperta’ di questa Quaresima; l’ecologia globale mi ha aperto un mondo nuovo dove il rispetto della natura non nasce dalla paura di grandi catastrofi e neppure dal disagio dei cambiamenti climatici, ma mi giunge dall’unità ‘creaturale’ che mi lega alle piante, ai fiori, agli animali e ai sassi e che mi chiede, per analogia, di costruire un vivo rapporto di comunione con loro.

C’è una unità con tutto quello che ci circonda e che dona un senso bello di libertà. Non c’è bisogno di un ‘possesso esclusivo’ delle cose perché il ‘creato’ mi appartiene nella sua interezza perché è la mia casa da abitare con tante sorelle e fratelli che la considerano anch’essi casa loro. Mi rendo conto che questa visione che può sembrare idilliaca e utopica, in realtà chiede una grande ‘ascesi interiore’ perché debbo tenere a freno l’istinto di essere al centro e di mettere tutto ai miei piedi. Ma i miei piedi sono piccolini e godo ben poco se poco se contemplo solo quelle quattro cose che chiamo ‘mie’.

La semplicità interiore, lo spirito contemplativo che mi fa guardare verso il cielo e mi permette di osservare le gocce di pioggia che cadono sulla terra, la sorpresa di fermarsi a per seguire il volo degli uccelli….insomma imparare ad ammirare la ‘casa comune’  per tenerla in ordine è una cosa che rende bella la vita. Ma questo raggiunge la sua pienezza quando nasce dall’amore verso il Creatore e dal rispetto di tutti gli esseri umani. La grande lezione dell’ecologia globale è quella di non fare dell’ecologia né una moda né una ideologia astratta, ma un quotidiano atto di ringraziamento verso Colui che ci regala tutto questo e il gioioso riconoscimento che la cura e l’abbellimento della casa di tutti vale molto più del godere con ingordigia il proprio centimetro quadrato.