Quinta settimana.  Mercoledì 

a cura di Don Luigi Galli

Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità.

(proseguiamo la riflessione di ieri; è rimasta monca perché non ho fatto in tempo a finirla. La completo ora)

Il testo del Papa fa tre passaggi importanti. L’elemosina è ‘segno’ della serietà di ciascuno di questi passaggi. C’è il rischio, senza l’elemosina, che questi passaggi restino ‘sospesi per aria’ e così - come Isaia fa dire a Dio -  ‘questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore resta lontano da me’.

  • ‘Uscire dalla stoltezza di vivere per noi stessi’. Non si può fare a meno di usare il denaro ed anche di possederne una certa quantità. La stoltezza inizia quando si ‘accumula tutto per sé stessi’. Si nota subito che non è questione di quantità ma del tipo di rapporto più o meno libero con il denaro; ognuno deve misurare il grado della propria stoltezza.

Per quello che mi par di vedere ci sono almeno due indicatori importanti che segnalano il superamento del limite oltre il quale il denaro rende stupidi. Il primo è l’affanno dell’avarizia che è una forma di idolatria condannata con forza dal Vangelo; ‘le mani bucate’ non sono peccato (a meno che siano irresponsabili) e le ‘mani prensili’ finiscono per fare diventare schiavi di ciò che si crede di dominare.

  • Ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione nel nostro cuore’.  Innanzitutto c’è un progetto che viene da Dio e che l’uomo non può cambiare, pena il mettere a rischio la propria felicità o quella degli altri.  Il progetto di Dio è ‘dentro’ la creazione ed è il riconoscimento che la terra è di tutti e nessuno la può tenere per sé come possesso esclusivo. L’accumulo impoverisce molti e seppellisce alcuni; con l’accumulo del denaro il mondo è deviato dal suo significato e dalle sue finalità.
  • amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità’.  Questo è il contenuto del progetto; la natura loda Dio ed attende la cura e la coltivazione dell’uomo perché venga rispettata e goduta per quello che essa è.  Il riferimento a Dio non sottomette a una ‘legge che viene da fuori’, ma libera una energia che si trasforma in bellezza per la Creazione e in felicità per gli uomini.

‘Fare l’elemosina’ è un allenamento quotidiano per godere di tutto questo.  Bisogna perciò che a questa parola ‘elemosina’, compromessa e sdrucita da tanto pietismo, venga restituita la dignità che le compete.  La Bibbia insegna che l’elemosina ‘copre un cumulo di peccati’ e Gesù la pone come ‘sigillo’ della sequela di lui: ‘vendi tutto quella che hai, dallo ai poveri poi vieni e seguimi’. Vendere tutto è richiesto a pochi, fare l’elemosina ai poveri è richiesto a tutti.

Nel nostro testo il riferimento è al senso originario della creazione e alla dignità di tutti gli esseri umani, ma  nel Vangelo il riferimento diventa cristologico quando si dice che i ‘poveri’ sono il sacramento della presenza di Gesù : ‘l’avete fatto a me’.

Seguire Gesù è un fatto realistico e concreto: l’elemosina lo dice con chiarezza. Gesù vuole essere riconosciuto in ogni essere umano: povero o rocco, innocente (?!?) o colpevole, concittadino o straniero, simpatico o antipatico, indefesso lavoratore o pigro… fermarsi e   ‘fare l’elemosina’ è il segno concreto che, in quella persona, hai visto tua sorella o tuo fratello.

In questo senso l’elemosina non è, prima di tutto, l’offerta di un aiuto economico, ma un segno che tu sei toccato dalla sorella o dal fratello al punto che rinunci a qualcosa e, contemporaneamente, è un ‘segno’ che tua sorella o tuo fratello sono toccati da te.  L’elemosina crea un legame non di dipendenza reciproca ma di libertà, cioè di amore.