Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa
 
foglio domenicale
 

SALVATI DA UNO SGUARDO 4

La quarta domenica di quaresima è sempre caratterizzata dalla figura del cieco che recupera la vista attraverso il gesto del lavarsi alla piscina di Siloe così come Gesù gli aveva indicato: si potrebbe dire che lo sguardo con cui Gesù guarda questo uomo cieco dalla nascita, i gesti e le parole che compie e pronuncia su di lui, consentono all’uomo stesso di  poter finalmente “guardare” la vita, godere della luce e della bellezza che lo circonda, sperimentando una gioia inaudita.

 

 

 

 

Molti ricorderanno la magistrale interpretazione del “cieco nato” di Renato Rascel nel Gesù di Zeffirelli. L’attore era riuscito a restituire allo spettatore, con una bravura unica, le emozioni e soprattutto il gioioso entusiasmo dell’uomo con quel “ci vedo” pieno di esultanza, ripetuto a tutti i presenti  con una energia e una vitalità straordinarie.

Molti avevano visto quel mendicante cieco e lo avevano giudicato proprio perché cieco, quindi un escluso, un maledetto, sicuramente un peccatore, o lui o i suoi genitori. Solo Gesù lo guarda  con uno sguardo che gli cambierà la vita perché non lo giudica ne lo condanna  ma vuole salvarlo.

Ancora una volta ci imbattiamo in uno sguardo di Gesù che salva la vita,  di contro ai nostri sguardi di giudizio che invece certe vite le hanno già classificate, condannate ed eliminate dall’elenco degli esseri umani  degni di stare al mondo… Ma per nostra immensa fortuna il Signore non ci guarda così. Ci vuole capaci della stessa gioia di quel cieco nato, della sua ritrovata voglia di gridare al mondo ci vedo  e di rendere grazie all’Unico che poteva e può fare una cosa simile: Gesù. La nostra meditazione allora si fa preghiera come sicuramente si fece preghiera e lode  nel cuore del cieco quel che gli era accaduto.

Non c'è peggior cieco, Signore, di chi non vuol vedere. E ne è passato del tempo perché anch'io mi accorgessi di non vederci. Non è facile, Signore, ammettere di essere ciechi quando tutt'attorno fanno a gara per dimostrare di avere la vista più acuta, di scorgere il futuro, di indovinare ciò che è nascosto, di cogliere quanto è in profondità. Solo quando mi sono reso conto di essere immerso nella notte, solo quando ho percepito con smarrimento e angoscia di non poter venirne fuori con le mie sole forze, solo allora ho inteso la tua voce, ho avvertito la tua presenza e tu mi hai potuto aprirmi gli occhi. Allora ho gettato uno sguardo nuovo su di me e sulla realtà che mi circonda. Ho raccontato la mia storia ma non ho trovato gente disposta a credermi. Anzi, ho visto crescere attorno a me l'irritazione e l'imbarazzo, la repulsione e il rifiuto. Non importa, Signore, quello che conta veramente è l'averti incontrato e credere in te perché questo ha cambiato la mia vita, ha cambiato il mio sguardo, l’ha reso simile al tuo. Amen  

                                                don Marco

 

Omelia dell’arcivescovo alla Via Crucis cittadina

Riproponiamo come testo di riflessione, l’omelia tenuta lo scorso 15 marzo alla Via Crucis cittadina dal nostro Arcivescovo

«Come si può raccontare una storia, una vita? Come si può raccontare del dramma del giusto ingiustamente condannato, dell’uomo mite vigliaccamente trattato con violenza, dell’uomo buono sul quale ha infierito la cattiveria, dell’uomo sincero screditato da false testimonianze? Si può raccontare la storia di Gesù e tante storie di crudeltà e di violenza come si racconta una cronaca, con il distacco del cronista, con la banalità, con la superficialità sbrigativa di chi cerca un titolo ad effetto; si può ascoltare il racconto, con il distacco e l’indifferenza di chi segue il notiziario».

Ma si può parlare di tutto questo – prosegue il vescovo Mario -, anche «con il grido della protesta, con la parola aspra della denuncia, con il risentimento che muove alla rivolta, con la ribellione che vuole contestare il potere e la vigliaccheria del forte che opprime il debole».

Insomma, si può entrare «in questa storia tutta sbagliata e tragica», chiedendo rabbiosamente “perché?” e, allora, chiamando, come sempre, in causa Dio.

E, poi, si può, invece, pregare. «Noi abbiamo scelto di entrare nella storia di Gesù con le parole dei Salmi e abbiamo ritenuto che il modo più penetrante e più vero, il percorso più intelligente e più necessario, fosse la via della preghiera». Quella, appunto, dei Salmi che, scritti dal popolo di Israele «per raccontare la sua storia come storia di salvezza, sono stati raccolti dalla Chiesa per interpretare la storia di Gesù e la propria storia come storia della fedeltà di Dio alle sue promesse». Così il popolo di Dio – fatto non di curiosi, di arrabbiati o di ribelli perenni -, sta davanti alla croce ed entra, fino in fondo, nel mistero della Passione del Signore.

«Nella storia tribolata dell’umanità, la preghiera è una via di sapienza ed è pedagogia della speranza che trasforma il grido di dolore, la voce della protesta, l’interrogativo inquietante, nell’affidamento alla potenza di Dio che trae dal male il bene e, dalla morte, la vita».

«La preghiera è esperienza di fraternità ed esercizio di trasfigurazione: chi prega con il Salmista, condivide con i fratelli e le sorelle il cammino verso il Monte di Dio, compie il pellegrinaggio che fa crescere lungo cammino il suo vigore».

È da questa «persuasione che vogliamo testimoniare per le vie della città», che nasce l’appello alla metropoli.

«Milano città delle moltitudini, continua a pregare, impara a pregare, cerca di pregare perché le moltitudini non siano una confusione che fa paura, ma la vocazione alla fraternità che trova nel Padre di tutti le ragioni della fraternità universale».

«Milano, città audacia nell’andare verso il futuro, continua, impara, cerca di pregare perché il futuro non sia un enigma minaccioso, ma illuminato da una speranza più affidabile delle previsioni e delle programmazioni: la speranza che risplende nel Signore risorto».

«Milano città delle solitudini, prega perché la solitudine si scopra consolata dalla tenerezza che si fa vicina e solidale e si riveli abitata dalla presenza di Dio, perché Gesù è entrato nella solitudine fino alla morte e alla morte di croce».

+ Mario Delpini

 

Cronaca dell’incontro cresimandi a  San Siro con l’Arcivescovo

 «Siate voi i colori del mondo, la primavera di questo tempo».

Li saluta, così, tutti insieme, abbracciandoli idealmente. E, loro, i 61.000, che sono arrivati da tutta la Diocesi, per vivere il momento, sempre straordinario, dell’incontro annuale dei ragazzi della Cresima con l’Arcivescovo, rispondono con un boato che nemmeno la “Scala del calcio” pare riuscire a contenere. Dopo aver camminato per oltre mezz’ora fuori dai cancelli, con i ragazzi, i loro educatori, genitori, padrini e madrine, sacerdoti e religiose, stringendo centinaia di mani, fermandosi tra immancabili selfies, foto di gruppo; dopo aver visitato gli oltre 1000 figuranti e aver sostato con i meno fortunati – bimbi, giovani e adulti disabili -, il vescovo Mario entra, infatti, al “Meazza”.

10.000 persone in più, rispetto alla tradizionale “carica dei 50.000”, si vedono e si sentono. Accompagnato dal Consiglio Episcopale Milanese, tra cui tutti i Vicari episcopali di Zona (che vengono applauditi con particolare calore dagli abitanti delle rispettive porzioni della Diocesi), e dal direttore della Fom, don Stefano Guidi, l’Arcivescovo fa il giro del campo, mentre su grandi pannelli luminosi appare la frase “In che senso?”, titolo dell’incontro, della Lettera scritta dal Vescovo ai cresimandi e cresimati 2019 e del Cammino preparatorio “dei 100 giorni”.

Le coloratissime coreografie, i dialoghi proposti dalle voci guida e le brevi riflessioni affidate ai Vicari, delineano il riferimento indicato nella Lettera e centrato sui 5 sensi corporei come modo per comprendere i doni dello Spirito. Così, le parole, le invocazioni, la preghiera, il brano del Vangelo di Luca proclamato a bordo campo e i gesti simbolici – come quando, incredibilmente, tra gli spalti scende il silenzio, «per sentire lo Spirito» – divengono il suggestivo emblema del vederci chiaro, del gustare la vita, del profumare di buono, del saper distinguere con l’intelletto.

Dal sito della Diocesi

 

 “La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato

 

Domenica, 31 Marzo, durante la Messa, leggeremo Giovanni 9, 1-38

Al versetto 7 leggiamo: "Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.”  L'aprire gli occhi ai ciechi era già nell'A. T. un gesto dai connotati messianici (Is 6,9-10; 29,9-12; 35,4) e Gesù si presenta come la luce che rischiara le tenebre dell'umanità. Significativo è il fatto che il cieco debba lavarsi a Siloe, la fonte della festa delle Capanne, la sorgente cantata da Isaia (8,6-7) come simbolo del Signore e della sua protezione. Essa, infatti, scorre lievemente ed è ben diversa dalle acque prorompenti dei grandi fiumi come il Tigri, il Nilo, l'Eufrate, che incarnano l'orgoglio delle potenze e dei loro eserciti. L'evangelista mette l'accento sul particolare del nome, caricandolo di significato spirituale: Siloe (in ebraico è Shaliah), di per sé significa «inviante», cioè «emissione» d'acqua diviene per Giovanni, forzando l'etimologia, «inviato».

 

 CALENDARIO

 

31/3 Domenica IV di Quaresima
ore 10.15: “Domeniche a Messa” 4ael.
ore 10.15: Domenica insieme 4ael.
 
 
2/4 Martedì
ore 21.00: II Incontro. CPP/CDO/coordinatori  per  Festa di Maggio 2018  e varie del periodo
 
4/4 Giovedì
ore 7.00 . Partenza Pellegrinaggio in TERRA SANTA
 
5/4 Venerdì
ore 8.30 Lodi e celebrazione della Parola. ore 18.00: Via Crucis per tutti.
ore 17.00: Via Crucis ragazzi (animazione 4ael.)
ore 21.00: QUARESIMALE
 
6/4 Sabato
ore 9.00: Presentazione Grest in FOM
ore 15.30 Sala Conferenze: “Vivi Rogoredo” - dibattito
ore 16.00: Incontro Gruppo Chierichetti /3
 
7/4 Domenica V di Quaresima
ore 09.00: Catechesi 3ael /11 e “Domeniche a Messa”
ore 11.30: Domenica insieme 1amd
 
SUFFRAGI
 
4/4 Giovedì
ore 18.00 Armida Casati; Cesare Caroli e Teresa Grossi.
 
ARCHIVIO
 
Hanno fatto ritorno alla casa del Padre celeste:
Brivio Carla di anni 93.
Trivela Enrica di anni 87.
Albertini Albertino di anni 57.
 
 
OFFERTE
 
Offerta funerale Euro 200;