Quinta settimana.  Lunedì 8

a cura di Don Luigi Galli

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Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia.

Il secondo elemento che la tradizione secolare cristiana ci consegna perché Gesù cresca in noi è la preghiera.

A prima vista sembra la cosa più semplice e più ripetuta a cui si accompagna spesso un sentimento di noia e di fatica; in teoria si sa che la preghiera è importante per il discepolo di Gesù, in realtà preghiamo poco e male; non si sa come pregare, non si trova mai il tempo per la preghiera, per molti risulta una cosa noiosa e inutile da lasciare, per lo più, alle persone religiose. In particolare grava sulla preghiera la sensazione che fa parte dei ‘rimedi estremi’ da usare quando non ci sono altre alternative.

In questo modo viene messa all’angolo la preghiera contemplativa che è la forma originaria della preghiera; Gesù ha detto di pregare sempre senza smettere mai e sappiamo, soprattutto dal Vangelo di Luca, che lui stesso passare le notti in preghiera.

Il contenuto fondamentale della preghiera di Gesù, dal quel che sappiamo, era la sua confidenza con il Padre e la forte esperienza di comunione con lui che la sua umanità ha fatto per tutta la vita.

Gesù chiede ai discepoli di vivere la stessa comunione con lui e manda lo Spirito santo perché questa comunione sia possibile.

‘Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’ (Gv.15, 9-11); e ancora.  ‘Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!’ (Lc. 11,13).

Con la consacrazione battesimale le donne e gli uomini cristiani sono inabitati dallo Spirito santo che, se assecondato, dona la grazia della preghiera e la dona a ciascuno in modo diverso; non esiste un unico modo di pregare che sia valido per tutti; esistono, tuttavia, alcune caratteristiche che qualificano la preghiera cristiana, cioè la preghiera spirituale. Ne ricordo due:

  • La preghiera del cristiano è sempre ‘contemplativa’ cioè si dispone a ‘guardare’ l’amore di Dio prima ancora di aprir bocca. E’ quello che una volta veniva chiamato ‘mettersi alla presenza di Dio’. Si tratta di prendere coscienza non dei propri bisogni, ma della persona che si ha davanti. In particolare è forte il connotato cristologico della preghiera cristiana; ciò significa che si ringrazia il Padre per averci donato il Figlio e si contempla la Croce perché con essa è evidente lo spettacolo dell’Amore di Dio. Così possiamo dire che il libro della preghiera per eccellenza del cristiano sono i Vangeli.  La storia della spiritualità cristiana ci ha tramandato infiniti modi per imparare a pregare contemplando i Misteri di Gesù racchiusi nel gesto della Croce. In questo senso anche una preghiera tradizionale come il Rosario è più una preghiera cristologica che non una preghiera mariana.

 

  • Altro tratto essenziale della preghiera cristiana è quella di essere una ‘preghiera diffusa’; la presenza dell’Ospite divino nel cuore del cristiano fa sì che ogni momento può essere preghiera, cioè grazie allo Spirito santo non viene mai meno, qualunque cosa uno compia, la comunione con Dio. Ma un conto è ‘sapere’ che lo Spirito di Dio vive in ogni azione del cristiano e altra cosa è prenderne progressiva coscienza in modo da ‘diventare preghiera’. Questo percorso di appropriazione soggettiva del Dono ricevuto è quanto si indica con l’espressione ‘vita spirituale del battezzato’.  E’ un cammino che conosce tappe diverse, tentativi importanti, tentativi inutili, cadute e risalite, momenti di entusiasmo e momenti di vuoto e di oscurità. In questo senso la vita di preghiera coincide con la vita cristiana. Il percorso cristiano è la progressiva resa di coscienza dell’unità con Gesù che arriva a dire : ‘Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me’ (Gal.2, 19b-20). La preghiera è così sinonimo di ‘carità verso Dio e il prossimo ’; l’amore del cristiano se è senza preghiera rischia di inaridirsi e può persino morire.