Quarta settimana. Giovedì 

a cura di Don Luigi Galli

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La Quaresima è segno sacramentale di questa conversione. Essa chiama i cristiani a incarnare più intensamente e concretamente il mistero pasquale nella loro vita personale, familiare e sociale, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina.
C’è una bella definizione di Quaresima come ‘segno sacramentale della conversione’.  In qualche modo viene definita l’intera vita cristiana. Questa espressione ci invita, in primo luogo, a recuperare il ‘linguaggio cristiano’; il cristianesimo ha un suo linguaggio che si è creato nella tradizione della Chiesa e che aiuta ad esprimere il contenuto della fede e della vita cristiana.
Molto spesso questo linguaggio è diventato astratto e insignificante per i cristiani stessi e per coloro che li osservano. Questo destino accomuna molte parole cristiane: Alleanza, Grazia, Redenzione, Salvezza, Sacerdozio, Libertà dello Spirito, Liturgia, Rito, Fraternità….Una delle parole che hanno perso la forza di dire il proprio significato è ‘segno sacramentale’. Questo fatto ha qualcosa di paradossale perché sono due parole che indicano il ‘realismo della Grazia’, cioè il fatto che l’invisibile Grazia (Amore di Dio) si rende visibile in qualcosa di materiale e di concreto.
Infatti: ‘segno’ fa riferimento a qualcosa che cade sotto i sensi (udito/parola, tatto/gesti, visione/immagine, gusto/cibo, olfatto/profumi); ‘sacramentale’ si riferisce ad un modo di presenza che parla del Mistero di Dio, cioè della peculiarità - tipica della fede – per cui i misteri divini sono realmente resi presenti nella storia degli uomini dai ‘segni’. E’ un tipo di presenza che in natura non esiste e che è operata da un’azione di Dio che ‘tocca’ la vita concreta dell’uomo non attraverso una esperienza soggettiva e personale (mistica) ma attraverso gesti pubblici e ‘ufficiali’ compiuti dalla Sposa (Chiesa). I cristiani vedono questa azione dello Spirito nel segno sacramentale per eccellenza che è la celebrazione eucaristica dalla quale discendono a cascata tutti gli altri 6 sacramenti e, per analogia, molte azioni dei cristiani.
Torniamo alla Quaresima: definirla ‘segno sacramentale’ significa che ogni gesto di conversione rende presente la grazia di Dio. Questi segni (che analizzeremo nei prossimi gironi) sono densi della presenza di Dio e portano alla salvezza.
Vivere la Quaresima con segni visibili e particolari rende realmente presente la Grazia nella vita del credente, nella Chiesa e nel mondo degli altri uomini.
 
Infatti il nostro testo, specificando il concetto di segno sacramentale, parla di ‘vita personale, familiare e sociale’; è indicata con chiarezza la forza irradiante della vita cristiana.
  • Personale. Quando il cristiano compie ‘gesti eucaristici’, cioè quando vive nella linea dell’amore verso Dio e il prossimo, opera la propria trasformazione/metamorfosi che lo rende simile a Gesù Crocefisso.
Chi perde la sua vita per me e per il Vangelo la trova’. Non c’è bisogno di dire tante parole perché le azioni buone del cristiano lo ‘gesuizzano’ e, come Gesù, anche il cristiano diventa luce. Ogni parola e gesto nella linea del Vangelo hanno questa potenza.
 
  • Familiare. E’ la forma ‘speciale’ dell’amore consacrato nel ‘sacramento’ del Matrimonio. Il Matrimonio fatto da cristiani trasforma l’amore umano in ‘sacramento permanente’: un bacio, una carezza, una parola, un gesto di servizio, … sono segni che indicano la presenza della Grazia che rende santa la vita.
  • Sociale. La socialità cristiana va sempre in una duplice direzione: ecclesiale e ‘mondana’. Non esistono gesti cristiani che siano ‘solo mondani’, cioè - come si usa dire impropriamente - ‘laici’. La dimensione della vita cristiana è, contemporaneamente, ecclesiale e mondana; il cristiano opera sempre in compagnia dello Spirito (per questo è una donna spirituale o un uomo spirituale) e costruisce il mondo (che è anche il suo mondo) imprimendo uno slancio verso il suo compimento in Dio. E’ una dimensione tutta da esplorare perché la giusta e doverosa distinzione tra Chiesa e mondo ha operato più nella direzione della separazione che non dell’inclusione.
Mi rendo conto, rileggendo, che questo linguaggio è inusuale e che i suoi contenuti possono risultare non del tutto chiari, ma confido che le prossime meditazioni riescano a concretizzare un poco quanto detto.