Quarta settimana. Mercoledì

a cura di Don Luigi Galli

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Questa “impazienza”, questa attesa del creato troverà compimento quando si manifesteranno i figli di Dio, cioè quando i cristiani e tutti gli uomini entreranno decisamente in questo “travaglio” che è la conversione. Tutta la creazione è chiamata, insieme a noi, a uscire «dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm. 8,21).

Queste parole ricalcano e precisano quanto detto nei paragrafi precedenti. Questo ci offre l’opportunità di riprendere alcuni punti e di approfondirli un poco.  Ne tocchiamo due in particolare.

  1. I cristiani e tutti gli uomini.  Questa distinzione è importante perché il nostro universo umano si è potentemente trasformato negli ultimi decenni. Questa trasformazione è stata profonda e senza precedenti nella storia del nostro Occidente.

L’unità di cultura si è spezzata e si sta ancora parcellizzando in tanti piccoli frantumi. La stessa Chiesa vive tensioni interne che rischiano di minarne l’unità. Il termine frantumazione vuole sottolineare l’aspetto negativo e mortale della rottura dell’unità. Il cristianesimo ha lasciato in eredità alla cultura occidentale i principi fondamentali dell’uguaglianza, libertà e fraternità che vivono ‘di vita propria’ senza nessun riferimento esplicito alla fede cristiana. Il pluralismo culturale è un fatto e come tutti i fatti ha in sé aspetti positivi e condivisibili ed altri che lo sono meno.Bisogna che i cristiani capiscano qual è il loro significato nel mondo. Quando esisteva una unità culturale pacificamente accettata il problema non si poneva neppure; bastava mettere in pratica il Vangelo e rispettare i comandamenti. Non era necessario il richiamo e la ricerca della propria identità. Ora il problema di sapere cosa significa essere cristiani è diventato centrale; è importante notare subito che questo interrogativo è essenziale sia per i credenti che per in non credenti. In particolare i non credenti faticano non poco a conoscere il senso e il significato del cristianesimo. L’onestà intellettuale non può esonerarli dalla fatica di conoscere bene la fede cristiana. D’altra parte i cristiani devono chiedere a se stessi, con un certo coraggio, che cosa li rende diversi da coloro che cristiani non sono.  E’ il ‘travaglio’ che attraversa la Chiesa occidentale. Cosa significa ‘essere nel mondo senza essere del mondo? ’ Fa riferimento solo ad alcuni valori morali? Dipende solo da pratiche religiose? Credo che la risposta debba trovare il suo ‘centro’ da un’altra parte: i cristiani sono ‘donne e uomini Redenti’, cioè consacrati nel Battesimo dallo Spirito di Gesù in vista di una missione da compiere verso tutta l’umanità. L’unico modo per poter vivere nella frammentazione è conoscere bene la propria identità; ed è necessario che i credenti ‘ripartano’ da un punto comune e il punto comune è la comunicazione della Grazia sacramentale che ‘istituisce’ un legame oggettivo e vitale con gli altri battezzati. In una parola tutto questo prende il nome di ‘Chiesa’.  La domanda, perciò, su chi è il cristiano si allarga e diventa: ‘Chi è la Chiesa? ’.Cominciare a porsi seriamente la domanda è il primo passo che non si può dare per scontato.

  1. ‘Tutta la  creazione è chiamata…’.  Credo sia il tratto peculiare dell’ecologia vista, pensata e vissuta in relazione alla fede cristiana. Punto centrale è conoscere la fine della Creazione che coincide con il suo fine.

C’è un disegno che cerca di venire alla luce nel groviglio complesso del respiro dell’universo. E’ una dimensione che è inattingibile per la scienza e che risponde alla domanda sul senso e il significato ‘umano’ di tutto ciò che esiste. E’ evidente che l’Universo è ‘infinito’ rispetto alla finitezza umana che, tuttavia, con la sua intelligenza può ‘comprendere l’infinito’ e sa di essere ancora ai primi balbettii della sua conoscenza. Il credente intuisce il disegno nascosto perché si affida al Creatore e nella Rivelazione viene a sapere che il ‘travaglio’ dell’Universo lo porterà ad una meta:  la sua ‘ri-creazione’; i germi della ‘ri-creazione’ sono già presenti e l’ecologia globale li sa riconoscere, li asseconda e li rispetta. La Resurrezione di Gesù, che ha lasciato nel mondo creato solo il piccolo segno di una tomba vuota, è l’inizio del compimento del disegno di Dio. La fede dei cristiani porta in sé questa speranza finale. Tutto ciò non è rintracciabile in modo ‘scientifico’: non ci sarà mai una formula che ‘impone’ di cogliere questa finalità del creato, ma neppure c’è una formula che ‘scientificamente’ la possa escludere. Vedere il ‘Dito dello Spirito’ che disegna e orienta il creato verso il parto ‘di cieli e terra nuovi’  è frutto della libertà che contempla e contemplando riesce a vedere l’invisibile e lo custodisce.