Commento della Via Crucis di San Paolo VI

     

 

I stazione - Gesù condannato a morte

La Passione di Cristo occupa un posto essenziale nel Vangelo. E’ diffusa una tendenza a tener chiuse le pagine del Vangelo, che documentano il tragico epilogo della vita temporale di Gesù… Si vorrebbe un Vangelo più sereno, più facile, più comodo, più conforme al nostro abilissimo studio di togliere dalla vita il dolore, e primo fra tutti il dolore volontario, cioè il sacrificio. Che cosa sarebbe un Vangelo senza la croce, senza il dolore, senza il sacrificio di Cristo? Sarebbe un Vangelo senza la Redenzione, senza la salvezza, perché il Signore ci ha salvato con la Croce.

II stazione - Gesù è caricato della croce

Portare le Croce! Grande cosa. Vuol dire affrontare la vita con coraggio, senza mollezza e senza viltà; vuol dire trasformare in energia morale le difficoltà immancabili della nostra esistenza; vuol dire saper comprendere il dolore umano e finalmente saper veramente amare! Vuol dire accettare il sigillo d’autenticità di discepoli e seguaci di Cristo e stabilire con Lui una incomparabile comunione. Parola dura, questa; parola forte; troppo pesante forse per le nostre spalle: ma sarà questo il frutto della Via Crucis; non avere paura di portare con Cristo la sua, la nostra croce!

III stazione - Gesù cade per la prima volta

La caduta di Cristo riporta alla nostra attenzione l’inevitabile incontro con la sofferenza, quella misteriosa e pietosa dei bambini, quella quasi intollerabile nei giovani, nelle vittime del lavoro e del dovere, nelle persone su cui appoggia la cura della famiglia, quella triste e quasi senza speranza degli anziani, dei cronici, degli alienati. Oh, fratelli sofferenti, oh figli doloranti sparsi nel mondo, vorremmo che la nostra voce arrivasse a tutti e a ciascuno di voi per ripetervi, mentre noi stessi piangiamo con voi, la parola di Gesù, l’uomo del dolore: “Non piangere”.

IV stazione - Gesù incontra la Madre

Nella celebrazione della Via Crucis siamo soliti rivolgere alla Madonna, l’afflittissima Madre di Cristo, l’invocazione: deh! Voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore! Perché questa impressione? Non basta che noi abbiamo contemplato in Cristo le sue pieghe? Non ha Egli soddisfatto tutto per noi? Se Egli ci ha salvati e ha portato per noi la sua croce, perché dovremmo portarla ancora anche noi? Perché Cristo con il suo dolore ci ha redenti, purchè noi non ricusiamo di unire il nostro dolore al suo e farne un mezzo per la nostra redenzione. Dobbiamo portare anche noi, in qualche modo e in qualche misura, la nostra croce, resa valida per la salvezza dalla Croce di Cristo.

V stazione - Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce

Sulla via della Croce di Cristo impariamo a conoscere, a venerare, a curare, a servire il dolore degli uomini. La Via Crucis è una scuola di compassione, sentimento fondamentale questo di umanità e di solidarietà, che certi sogni giganteschi di egoismo e di prepotenza vogliono bandire dal cuore umano, diventato di ferro. Non così il cuore cristiano, che, in sintonia con quello di Cristo, impara a battere con quello di chi è nel bisogno, nel dolore e nella sofferenza.

VI stazione - Veronica asciuga il volto di Gesù

Il volto di Cristo che ora si presenta a noi, non ha nulla di straordinario, nulla di originale, nulla di profondo. Il volto di Cristo è quello di un sofferente, di un condannato, di un morente… “Egli non ha bellezza alcuna, né splendore, e non aveva alcuna apparenza che attirasse i nostri sguardi. Era abbietto, l’ultimo degli uomini, l’uomo dei dolori che conosce la sofferenza”. Sembra che Cristo non ha alcuna attrattiva per noi, alcun segreto per cui affascinarci e salvarci… Ma siamo incamminati verso il Tabor, dove lì contempleremo lo splendore del volto di Cristo che illuminerà di gioia le nostre esistenze.

VII stazione - Gesù cade per la seconda volta

Chi soffre, chi soffre con Cristo, coopera alla redenzione di Cristo, secondo la celebre e luminosa parola di san Paolo: “Compio nella mia carne ciò che manca alle passioni di Cristo a vantaggio del suo Corpo che è la Chiesa”. Il sofferente non è più inerte e di peso negativo per la società umana e spirituale a cui appartiene; è un elemento attivo; è uno, come Cristo, che patisce per gli altri; è un benefattore dei fratelli, è un ausiliario della salvezza.

VIII stazione - Gesù incontra le donne di Gerusalemme che piangono su di Lui

Come queste donne anche noi ci commuoviamo ed esprimiamo i nostri lamenti e i nostri pianti sopra il divino Condannato. Lo seguiamo nel suo cammino verso l’epilogo straziante della sua Passione e cerchiamo di misurare, in qualche modo, la sua sofferenza: quella fisica del supplizio tanto crudele e umiliante della crocifissione; quella spirituale, per essere Egli l’Innocente, il Figlio di Dio, il Messia avviato al patibolo infame su cui ebbe a pronunciare il grido più triste e angoscioso udito sulla terra. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Adoperiamoci allora, affinchè questo epilogo di così intenso dolore sia scolpito nei nostri cuori e diventi familiare a noi il guardare, venerare ed amare Gesù Crocifisso.

IX stazione - Gesù cade per la terza volta

Alla luce della Croce di Cristo, la sofferenza umana e cioè ogni miseria, ogni infermità e perfino ogni debolezza, appare stranamente assimilabile alla Passione di Cristo quasi chiamata ad integrarsi con quella, quasi costituente una condizione “di favore” rispetto alla redenzione operata dalla Croce del Signore. Il dolore così diventa sacro. Una volta la sofferenza appariva pura disgrazia; pura inferiorità, più degna di disprezzo e di ripugnanza che meritevole di comprensione, di compassione, di amore. Chi ha dato al dolore dell’uomo il suo carattere sovrumano, oggetto di rispetto, di cura e di culto, è Cristo paziente, il grande fratello di ogni povero, di ogni sofferente.

X stazione - Gesù è spogliato delle vesti

Oggi tutto l’indirizzo dell’educazione moderna è interamente orientato verso la vita facile, verso lo sforzo di eliminare la croce dal programma quotidiano. Non si vorrebbe soffrire mai. L’uomo arriva a toccare la Croce del Signore, ma rifiuta di portarla. Anche oggi spesso si affaccia la tentazione di considerare facile il cristianesimo, di accoglierlo nei suoi conforti, ma senza alcun sacrificio, cercando di renderlo conformista al vivere mondano. Non è così! Non deve essere così! Chiunque cerca di togliere il dolore dalla vita, illude se stesso e snatura il cristianesimo: fa del cristianesimo una interpretazione molle e comoda della vita, mentre Gesù ha detto a tutti che bisogna portare la croce nelle sue asprezze; nei suoi dolori; nella sua esigenza assoluta e, se necessario, anche tragica.

XI stazione - Gesù è inchiodato sulla croce

Non temiamo la croce di Cristo, non abbiamo paura della Croce che il Signore ha portato per noi e che ci offre per la nostra salvezza. Se noi siamo solerti e volenterosi nel portare la croce vedremo che è la stessa croce a portare noi. La croce, infatti, è sorgente di forza, di energie spirituali; la croce è rivelatrice del cuore umano; la croce dà valore a tutte le nostre fatiche e a tutte le nostre sofferenze; la croce è la chiave per entrare nel Regno dei Cieli e dà il premio del gaudio eterno.

XII stazione - Gesù muore sulla croce

Li amò fino alla fine… Fino alla fine che cosa significa? Fino alla fine della vita temporale? No! Fino alla fine d’ogni concepibile misura, fino all’eccesso, fino all’inverosimile limite, a cui solo il cuore di Cristo poteva arrivare. Fino a dare se stesso con la totalità che il vero amore esige, e con l’effusione che solo l’amore può concepire ed attuare, quell’amore che nelle stesse parole di Cristo sale alla vetta della sua misura: “nessuno ha un amore più grande di questo, di uno che dà la vita per i suoi amici. Amare significa dare, dare significa amare. Dare tutto, dare la vita. Ecco la linea vera dell’amore, ecco il suo termine.

XIII stazione - Gesù è deposto dalla Croce e consegnato alla Madre

Gesù è morto innocente, perché lui l’ha voluto. Ma perché lo ha voluto? Qui è la chiave di tutta questa tragedia: perché Egli ha voluto assumere sopra di sé tutta l’espiazione dell’umanità; Egli è l’Agnello di Dio che cancella il peccato del mondo; Egli si è sacrificato per noi; Egli si è dato per noi; Egli è così la nostra salvezza! E perciò il Crocifisso incatena la nostra attenzione: se Cristo ha assunto sopra di sé il debito dovuto alla giustizia di Dio per i miei peccati, io sono corresponsabile; io sono colpevole del suo sangue! E poi la scoperta si fa gioia, che esplode in riconoscenza e amore: “Egli mi ha amato e si è sacrificato per me”.

XIV stazione - Gesù è deposto nel sepolcro

Abbiamo fatto la Via Crucis, abbiamo percorso questo itinerario di disonore, di sofferenza e di morte, ricercando e ritrovando nella passione di Cristo il mistero del suo e del nostro dolore. Il Cristo paziente ci svela alla fine il segreto della sua passione. Essa è un sacrificio. Gesù innocente si fa vittima per cancellare l’enorme debito dell’umanità peccatrice. Gesù avrebbe potuto compiere il prodigio della nostra redenzione a minor prezzo; ma per mostrare a noi l’enormità del peccato e la grandezza del suo amore ha dato al riscatto il carattere eroico della croce. La croce è la nostra salvezza. La croce è la rivelazione dell’amore. E’ il pegno della nostra speranza, della futura risurrezione… Diciamolo al mondo dove è la vera sorgente della risurrezione e della vita, e quale sia il cammino da percorrere: la Via Crucis!”.