Commento della Via Crucis di San Paolo VI

 

I STAZIONE - GESÙ È CONDANNATO A MORTE
Il tuo volto, o Signore, è grave e tranquillo:ma quale violenza subisce il tuo cuore!
Per te, a cui sono note le ragioni della verità e della giustizia,non poteva essere contraddizione più forte che la condanna alla morte, tu che sei la Vita, o Cristo.
Signore, insegnami a credere nella verità e nella giustizia, anche quando chi la rappresenta e la proclama così la smentisce.
 
II STAZIONE - GESÙ È CARICATO DELLA CROCE
Le tue braccia, o Signore,
accolgono il legno del disonore: e la grande pazienza sta per consumare il supremo Sacrificio.
Quale gesto divino d’insuperabile rassegnazione!
Insegnami la virtù dell’accettazione, la forza della sapiente passività,
il valore del totale abbandono di sé
nel compimento dei disegni divini, notificati dall’iniquità umana e dalla cieca sventura!
 
III STAZIONE - GESÙ CADE LA PRIMA VOLTA
Le tue membra sono stanche e spossate, o Signore, e non sostengono più il peso della croce.
Hai voluto conoscere e sperimentare questa nostra grande e comune miseria della fatica che svigorisce e che fa sentire la nostra radicale impotenza.
Grazie, o Signore, di questa pietosa solidarietà con la nostra miseria;
grazie, o Signore, d’aver fatto di codesta infermità una sorgente di espiazione e di salute.
 
IV STAZIONE- GESÙ INCONTRA LA MADRE
Signore fammi contemplare l’incontro di te paziente e umiliato con la Vergine tua Madre.
Chi soffre, alla vista di persona confidente e amata, è sorpreso e vinto da grande commozione e piange.
Austero mi pare il tuo volto, o Gesù; compreso com’è dall’unico dovere, dall’unico amore:
la volontà del Padre. E associ così tua Madre alla tua missione redentrice.
 
V STAZIONE  - GESÙ È AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE
 
Tu l’hai amato certamente, o Signore, questo umile ed oscuro rappresentante del genere umano, cedendogli il peso della tua croce, e forse in quello stesso momento gli hai infuso nel cuore l’amore all’odiato legno.
Così almeno avresti voluto essere aiutato, non soltanto con la forzata accettazione della croce, ma con la comprensione che essa stabilisce fra te, Redentore, e il seguace redento.
Cominciò in quel momento la diffusione della tua passione, e tu allargasti il cuore a soffrire e ad amare negli altri, che con te e per te sarebbero stati crocifissi.
 
VI STAZIONE - GESÙ È ASCIUGATO DALLA VERONICA
 
Della nostra pietà, Signore, tu non disdegni il conforto; grande cosa sarà ormai piangere e soffrire con te, grande destino delle anime umili e pietose.
Grazie, Signore, per averci fatto conoscere la contemplazione della tua beata e beatificante passione.
 
VII STAZIONE - GESÙ CADE LA SECONDA VOLTA
 
Un’altra volta tu cadi, o Signore, perché la tua sofferenza è senza sostegno: e nessuno condivide abbastanza il peso della tua croce.
Tu sei solo; perché è solo chi soffre; incomunicabile è il dolore, specialmente il tuo dolore, o Cristo.
Così hai patito anche questa pena, della solitudine in mezzo alla folla, dell’isolamento in mezzo a gente dal cuore lontano o nemico.
Concedimi di poterti comprendere, e nella comunione con la tua passione goda quella con la tua redenzione.
 
VIII STAZIONE - GESÙ INCONTRA LE DONNE DI GERUSALEMME
Signore, Tu pensi più all’altrui futuro dolore che al tuo presente; Tu mostri quanto più infelice la condizione del colpevole di quella del sofferente; Tu ancora una volta svegli le anime dal torpore della sensibilità terrena alla coscienza dei destini superiori e le conduci, con minacce e con bontà senza pari, dalla compassione umana al timore divino.

IX STAZIONE - GESÙ CADE LA TERZA VOLTA
Io cercherò un conforto supremo dalla tua afflizione o Signore: essa mi è testimonio che tu hai sperimentato l’estrema stanchezza delle membra infrante, e ti sei curvato sulla terra ingrata per coricarti di fianco alla nostra disperata sconfitta.
Per sorreggere chi non ha più coraggio,
per condividere la pena di chi ha perduto la speranza,
ancora una volta sei caduto, o divino Sostenitore dell’universo. E in questa misteriosa umiltà insegni ancora a lottare e a sperare.
 
X STAZIONE - GESÙ SPOGLIATO DELLE VESTI
 
Perché Signore questo oltraggio alla tua dignità e alla tua sofferenza?
Perché i miei occhi fossero pieni di raccapriccio e di riverenza: perché la tua sorte di condannato, di umiliato mi fosse palese:
perché il mio spirito comprendesse che tu hai tutto dato, tutto immolato, perfino la tua dignità, per mostrarti qual sei, vittima senza riserve e senza rifugio.
 
XI STAZIONE - GESÙ INCHIODATO ALLA CROCE
Ora i miei occhi non vorrebbero vedere, le mie orecchie sentire. Colpi duri e gemiti strazianti; sangue e spasimo, povero, dolce Gesù.
Sì, inchiodato; sì, straziato; sì, appeso al patibolo, ove la vergogna eguaglia il dolore e la crudeltà la pena.
La croce come diventerà segno di speranza e di salvezza?
Gesù, qui, alla stazione lancinante delle mani trafitte, dei piedi inchiodati, ha dato tutto; tutto l’amore, tutto il sacrificio; ora la vittima è immolata sull’altare; ascoltiamo il suo lamento fatto preghiera per noi, i crocifissori: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Oh, follia di estrema, di divina bontà: ecco il tuo cuore”.
 
XII STAZIONE - GESÙ MUORE IN CROCE
Se io fossi stato presente al momento fatale della morte di Cristo, che cosa avrei compreso del dramma fatale? Avrei capito qualche cosa del supremo contrasto e della pace suprema che là si compivano?
Contrasto fra la tua dolcezza e l’asprezza del dolore a te inflitto; fra la falsa giustizia e la tua innocenza; fra la malizia umana e la tua divina santità; fra la morte e la via, o pacifico vittorioso.
 
XIII STAZIONE - GESÙ È DEPOSTO DALLA CROCE
Qui è il pianto sulla tua morte, qui è il culto delle tue piaghe, qui è la pietà per il tuo corpo immolato o Gesù. Dammi o Signore la devozione alla tua passione; fammi comprendere la croce; lascia che una salutare commozione mi renda sapientemente partecipe del dramma della morte redentrice del Verbo incarnato. Io so che non avrò mai capito e amato abbastanza questo mistero. Eppure, la natura freme davanti al tuo cadavere; si squarcia il velo del tempio, si scuote la terra, si spezzano le pietre, si aprono le tombe. Commuovi finalmente o Signore il mio spirito e lascia ch’io muto mi avvicini alla Madre dolorosa e impari a piangere.
 
XIV STAZIONE - GESÙ È SEPOLTO
Il mistero della morte dischiude, o Signore, il suo orrore e il suo segreto quando tu entri nel sepolcro: il Figlio di Dio morto; la vita, sorgente d’ogni vita, lascia il corpo benedetto in preda delle inesorabili leggi della natura inferiore e lo consegna cadavere alla terra divoratrice.
Lo lascia per riprenderlo rinnovato e maggiormente vivificato; lo lascia nel nostro sonno mortale per risvegliarlo nel suo trionfo immortale; lo lascia frumento del nostro campo terreno, al silenzio, al freddo, al disfacimento, per subito rianimarlo alla primavera celeste della luce e dell’energia divina. Vuole seminare nella tomba la speranza; vuole insegnarci a morire per vivere. E tu sia benedetto, o Signore, vincitore della morte.
 
NELLA FEDE DELLA RISURREZIONE
Non è un fatto isolato la risurrezione del Signore, è un fatto che riguarda tutta l’umanità; da Cristo si estende al mondo; ha un’importanza cosmica.
Ed è meraviglioso: quel prodigioso avvenimento si riverbera sopra ogni uomo venuto a questo mondo con effetti diversi e drammatici; investe tutto l’albero genealogico dell’umanità; Cristo è il nuovo Adamo, che infonde nella mortale circolazione della vita umana un principio di purificante rigenerazione, un germe di immortalità, un rapporto di comunione esistenziale con Lui. E ci fa partecipare con Lui, nel flusso del suo Spirito Santo, alla vita stessa dell’infinito Iddio, che in virtù sempre di Cristo possiamo chiamare beatamente “Padre nostro”.