Quaresima 2019. Seconda settimana. Martedì 19 marzo 2019 – S.Giuseppe.

a cura di Don Ligi Galli

 i giorni precedenti li trovi qui

Quando la carità di Cristo trasfigura la vita dei santi – spirito, anima e corpo –, questi danno lode a Dio e, con la preghiera, la contemplazione, l’arte coinvolgono in questo anche le creature, come dimostra mirabilmente il “Cantico di frate sole” di San Francesco d’Assisi (cfr Enc. Laudato si’, 87). Ma in questo mondo l’armonia generata dalla redenzione è ancora e sempre minacciata dalla forza negativa del peccato e della morte.

Auguri a tutti i Giuseppe.

Per un attimo sospendiamo ‘l’austerità’ quaresimale per celebrare la festa di questo santo grandioso nel suo silenzio, padre e maestro della nostra fede, insuperabile esempio di amore per Gesù, e fedele compagno di viaggio nella nostra avventura cristiana.  S.Giuseppe prega per noi.

Nella finale del primo paragrafo della lettera ci viene offerta una logica molto particolare che lega i cristiani al creato; è come se ci fossero dei centri concentrici  che si sviluppano come in una bella cascata.

Al centro di ogni cerchio sta la carità di Cristo, intesa sia come amore di Gesù per noi, sia come amore nostro verso il Signore.

Questa carità è capace di trasfigurare l’intera vita di ogni donna e uomo; nessuna facoltà rimane esclusa da questa trasformazione della vita in amore. I cristiani chiamano questa quotidiana metamorfosi con il termine ‘santità’.  

Il primo frutto evidente è che questa metamorfosi rende gioioso e trasparente il rapporto con Dio; fin qui son cose che sappiamo bene. C'è, tuttavia, un passaggio ulteriore per cui tutte le creature, ed è l'ultimo cerchio, sono coinvolte in questa metamorfosi. Essa è descritta in un triplice modo: la lode, l'attenzione piena di cura, la bellezza dell'arte.


-  la lode a Dio per il creato. Le mani dell'orante sollevano il creato in un atto di offerta a Dio e, per così dire, danno voce ad ogni creatura. Si innalza la lode per gli amici animali, per le piante, per le albe e i tramonti, per il buio della notte, per le stelle colorate (bianche, arancioni e rosse) che brillano nel cielo.


-  la contemplazione attenta e piena di cura per tutte le cose. La signorìa dell'uomo sul creato deve essere usata con attenzione e rispetto così come ci insegna la Scrittura.  Ogni violenza e abuso sul creato significa mancare di amore e di rispetto verso il Creatore.

Occorre avere uno sguardo limpido e contemplativo verso la natura.  L'intero Universo è riflesso e si rispecchia in una goccia di rugiada mattutina su un filo d'erba; il nostro grave rischio è quello di non vedere più questi capolavori e di calpestarli. Mettere a rischio ‘ l’ultimo cerchio ’ vuol dire far crollare anche tutti gli altri.


- la bellezza dell'arte. La capacità artistica, cioè simbolica e creativa, risiede nel cuore di ogni uomo anche se  in modi diversi. Essa aiuta a rappresentare le proprie emozioni e a comunicarle agli altri. Le varie forme dell'arte arrivano là dove le parole non riescono ad esprimere ciò che sente il cuore.

In un certo senso attraverso la bellezza dell’arte noi continuiamo l'opera trasformatrice dello Spirito del Signore. Ogni forma di vera arte è la più grande manifestazione dello spirito umano che collabora con lo Spirito divino che dal giorno della creazione ‘si librava sulle acque primordiali’.

Quest’opera infaticabile del spirito dell’uomo e dello Spirito di Dio conducono insieme la materia verso il suo destino finale di gloria.

Le ultime righe del paragrafo tolgono a questa visione ogni possibile accusa di ingenuità e di mancanza di realismo. Esse lasciano intravedere un pericolo e un ombra che si erge minacciosa nel nostro cuore.