Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa
 
foglio domenicale
 
 

 

AVVENTO 2018 : “STRANIERI E PELLEGRINI 2

In questo secondo mini editoriale di avvento, vorremmo riprendere insieme il senso del  tema scelto per quest’anno, approfondendo il significato del titolo : “Stranieri e pellegrini” che ritroviamo anche esposto in chiesa, sull’altare maggiore. Va ricordato subito che questa espressione e l’intera frase si trova  nella Prima lettera di San Pietro apostolo  al capitolo  2,11. Li i cristiani sono chiamati in greco :”paroikoi kai parepidemoi“ tradotta in italiano  con “stranieri e pellegrini” .

Questa espressione è presa dalla bibbia greca che la utilizza per designare la condizione di Abramo  (Gen 23,4) e del popolo di Dio (cf. Sal 39/38,13; 1Cr 29,15). Come Abramo, anche i cristiani sono “stranieri e di passaggio”, residenti temporanei in questa casa terrena. La loro patria infatti è nei cieli, dove è custodita  la loro vera e incorruttibile eredità, origine e fonte della loro speranza, fondamento del senso del loro essere ed agire in questo mondo pure transitorio (1 Pt 1,4;Fil 3,20) La Scrittura parla spesso della vita del credente come di un cammino, di una via: nel NT una delle denominazioni che indica i cristiani è «quelli della via» (cf. At 9,2). L’esperienza di fede e di liberazione fondamentale dell’AT è l’esodo, l’uscita da un paese straniero per porsi in cammino verso una terra che sarà donata dal Signore e di cui si resta in attesa mentre si cammina verso di essa. Questo cammino è rischioso e pieno di pericoli e si configura come un cammino attraverso un deserto, attraverso una terra che non solo non è di propria appartenenza, ma è inospitale. Il credente è, potremmo dire, un “senza patria”. La sua esperienza umana e spirituale avviene proprio lungo la via, lungo il cammino verso la terra promessa, verso il Regno. In particolare, il cristiano si situa nella storia attendendo la venuta del Cristo nella gloria, camminando verso una meta che sarà solo dono del Signore, quel regno di Dio che è comunione piena con Dio per sempre. Questo evento escatologico, la parusia, investe la situazione della chiesa nella storia e la colloca nel mondo quale straniera e pellegrina. Queste condizioni di “stranierità” e “pellegrinanza”, sono anche costitutive della chiesa in quanto tale e sono criterio discriminante per dire se si è chiesa e non-chiesa. Esse devono rientrare nella vita spirituale, nella fede di ogni cristiano. Questa dimensione che può apparire «strana» e inconsueta, ma che non è affatto marginale  nella fede cristiana anzi ne è costitutiva, ci è ricordata proprio  dalla liturgia tempo dell’Avvento. Dice per es. una preghiera della messa della prima domenica di Avvento del rito romano: “La partecipazione a questo sacramento che a noi, pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni”. Non si deve dimenticare che la stessa 1Pietro è indirizzata agli “eletti  stranieri della diaspora”(cap.1,1). Qui l’essere Stranieri non dice semplicemente una condizione sociologica, paragonabile a quella di molti immigrati o  “residenti temporanei” con permesso di soggiorno, ma più radicalmente  questo essere stranieri e forestieri dice la nuova identità cristiana. Infatti la “stranierità” in questione è conseguenza dell’essere  stati “eletti”, cioè chiamati e scelti da Dio  Padre “nella santificazione dello Spirito, per l’obbedienza  e l’aspersione del sangue di Gesù Cristo” (1,2).

L’essere straniero dei cristiani non dipende dunque  dalla razza ma dalla fede che impegna a un vivere che risulta “strano” (da cui la parola “straniero”) per chi non ha conosciuto Dio. In tal senso Pietro invita a rimanere “stranieri e pellegrini” nella società pagana e mondanizzata. Tutto ciò non comporta affatto mancanza di responsabilità per questo mondo. Essere forestieri, “di passaggio”, non significa stare a guardare senza mai sporcarsi le mani. I cristiani non stanno in panchina, lasciando agli altri il compito di giocare la partita! Niente di tutto questo è più estraneo  alla prospettiva dell’autore della lettera per il quale rimanere  stranieri significa vivere contro-corrente  rispetto alla logica del mondo e alle seduzioni del vivere “pagano” così abilmente sollecitate e propagandate. Vivere da  stranieri comporta “astenersi dai desideri (epthymiai) della carne che fanno guerra all’anima” (1Pt 2,11)e distruggono il corpo stesso…Questa è la sfida di sempre oggi ancor più forte e intesa vista la potenza dei mezzi di propagazione di cui l’umanità si è dotata e gli interessi milionari che stanno dietro al mercato dei “desideri della carne”...

(continua)

 

Approfondimento: “cambia” la preghiera del Padre nostro ?

Come sempre capita con queste questioni, “tanto rumore per nulla”. La traduzione italiana del Padre Nostro è già stata riveduta e corretta diverse volte da quando si è iniziato a pregare questo testo nelle lingue nazionali. Nell’edizione della Bibbia Cei del 2008 da «non indurci in tentazione» si passati a «non abbandonarci alla tentazione». Questa traduzione è stata già recepita nella nuova edizione del Lezionario, ma è ancora in attesa del via libera della Santa Sede per quanto riguarda l’uso liturgico nel nuovo Messale, che non è stato a ancora pubblicato. Quando ciò avverrà, la preghiera insegnata da Gesù (in greco nel Vangelo), si potrà recitare con le parole «non abbandonarci alla tentazione» in tutte le occasioni. Dietro questo fatto vi è stato un lungo lavoro di vescovi, teologi e biblisti e , come ha scritto su Avvenire il cardinale Giuseppe Betori: “Bene ha fatto il Santo Padre a porre pubblicamente la questione e anche a rilevare che la Cei il suo passo l’ha già fatto ». L’arcivescovo di Firenze, apprezzato biblista, ha seguito, il lavoro di traduzione fin dal 2000, quando era sottosegretario della Conferenza episcopale italiana. In tal modo è stato testimone oculare della convergenza sulla nuova formula - «non abbandonarci alla tentazione» di due personalità del calibro di Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi, che non esita a definire «rispettivamente il miglior biblista e il miglior teologo all’epoca presenti nel Consiglio permanente della Cei... L’inizio del lavoro risale  al 1988, quando si decise di rivedere la vecchia traduzione della Bibbia del 1971, ripubblicata nel 1974 con alcune correzioni. Fu istituito un gruppo di lavoro di 15 biblisti coordinati successivamente da tre vescovi (prima Costanzo, poi Egger e infine Festorazzi), che sentì il parere di altri 60 biblisti. A sovrintendere questo gruppo di lavoro c’erano naturalmente la Commissione episcopale per la liturgia e il Consiglio permanente, all’interno del quale era stato creato un comitato ristretto composto dai cardinali Biffi e Martini e dagli arcivescovi Saldarini, Magrassi e Papa. Questo Comitato ricevette e vagliò anche la proposta di una nuova traduzione del Padre Nostro e, tra le diverse soluzioni, venne adottata la formula «non abbandonarci alla tentazione», sulla quale in particolare ci fu la convergenza di Martini e Biffi, i quali come è noto non sempre si ritrovavano sulle stesse posizioni. Ora, il fatto che ambedue avessero approvato questa traduzione fu garanzia per il Consiglio permanente, e poi per tutti i vescovi, della bontà della scelta. Eravamo ormai nell’anno 2000 e io fui presente a quella seduta in quanto sottosegretario della Cei... Fu un lavoro fatto dai migliori biblisti d’Italia, che furono guidati dai vescovi massimamente esperti in teologia e in Sacra Scrittura e che ebbe nei diversi passaggi del testo al vaglio del Consiglio Permanente la garanzia di un lavoro ben fatto, così da rassicurare l’intero episcopato”. In verità non si tratta della traduzione più fedele al greco, ma di quella più vicina al contenuto effettivo della preghiera. In italiano, infatti, il verbo “indurre “non è l’equivalente del latino “inducere” o del greco “eisferein”, ma qualcosa in più. Il nostro verbo è costrittivo, mentre quelli latino e greco hanno soltanto un valore concessivo: in pratica si dovrebbe tradurre “non lasciarci entrare”. I francesi hanno scelto : ”ne nous laisse pas entrer en tentation, appunto, «non lasciarci entrare in tentazione». Per l’Italiano si è scelta una traduzione volutamente più ampia. «Non abbandonarci alla tentazione» può significare «non abbandonarci, affinché non cadiamo nella tentazione» - dunque come i francesi «non lasciare che entriamo nella tentazione» -, ma anche «non abbandonarci alla tentazione quando già siamo nella tentazione». C’è dunque maggiore ricchezza di significato perché chiediamo a Dio che resti al nostro fianco e ci preservi sia quando stiamo per entrare in tentazione, sia quando vi siamo già dentro. La Commissione degli esperti aveva fatto anche altre ipotesi, ma tutte più restrittive rispetto alla ricchezza di significato della traduzione poi scelta e approvata. Questa traduzione, per poter entrare nell’uso liturgico deve essere “vidimata” dalla Santa Sede.  Ma questo manca ancora. Non sappiamo se la Santa Sede ce la farà cambiare, ma si può pensare che il testo proposto venga approvato, considerato anche l’apprezzamento che sembra emergere per esso nelle parole del Santo Padre nella recente intervista sul Padre Nostro. Invece il nuovo Lezionario, cioè il libro delle letture durante la Messa, è già stato approvato dalla Santa Sede e qui il testo del Padre Nostro contiene la formula «non abbandonarci alla tentazione». Stiamo  sereni e attendiamo il messale nuovo.                             

 

 

“La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato

 
Domenica 25 Novembre durante la Messa leggeremo Marco 1,1-8.
In questo brano al versetto 1 troviamo “Inizio del vangelo di Gesù Cristo”. La parola vangelo (in greco euangelion) nella Bibbia non è mai usata al singolare. Il plurale euangelia e il verbo euangelizesthai  traducono l’ebraico besòràh che viene usata per un messaggio lieto o importante, annunciato da un messaggero a ciò incaricato (Ger.20,14-15). E’ molto importante solo per il profeta Isaia che lo usa invece al singolare nel suo significato più simile al greco euangelion ( eu=bene aggèllò= annunciare) cioè buona notizia.

 

CALENDARIO

25/11 D II d’Avvento

10.15 “Domeniche a Messa” 3a el.

ore 10.15: Domenica insieme 4ael

ore 14.30: PRIMA CONFESSIONE 4ael

ore 15.30: Festival delle corali decanali

ore 21.00: Equipe decanale Ado

 

26/11 Lunedì

ore 21.15: Assemblea soci e Direttivo “Primavera 2005”

 

27/11 Martedì

ore 21.00 : CPP ( seduta ordinaria )

 

28/11 Mercoledì

ore 21.00: Cenacolo di Avvento/3

 

29/11 Giovedì

ore 21.00: Equipe fidanzati /1

 

1/12 Sabato Gita di Avvento

ore 15.30: Formazione nuovi chierichetti /3

ore 16.00: Incontro genitori Battesimi 2 - 26 dicembre ; 6 gennaio

 

2/12 Domenica Gita di Avvento

ore 10.15 “Domeniche a Messa” 3ª el.

ore 11.30  Domenica insieme 1 media

ore 16.00 Spettacolo Teatrale rassegna Areoplanini di carta

ore 15.30: Battesimi -

 

SUFFRAGI

26/11 Lunedì

Ore 8.30 Angelo, Albina, Dino, Amabile

28/11 Mercoledì

Ore 18.00 Defunti condominio Monte Popera 16/48

29/11 Giovedì

Ore 18.00  Bianchi Giuseppe, Francesco, Maria

 

 ARCHIVIO

Ha fatto ritorno alla casa del Padre celeste. Grossi Maria di anni 96

 

 Attenzione

 N.B.: E’ necessario versare la caparra del  pellegrinaggio in Terra Santa  presso la segreteria  entro il 30 NOVEMBRE.