Foglio delle Campane di Rogoredo
Comunicazione di Formazione Religiosa
 
foglio domenicale
 
 

 

CHIUSURA del SINODO “ CHIESA DALLE GENTI”

Si è chiuso solennemente  sabato 3 novembre, il cammino sinodale della chiesa ambrosiana “CHIESA DALLE GENTI”. Si è approvato in giornata  il testo finale per poi consegnarlo all’Arcivescovo. Monsignor Delpini ha voluto questo sinodo per aiutare la Chiesa ambrosiana e la società milanese ad abitare in modo diverso il cambiamento d’epoca che ci tocca da vicino e in tanti settori.

Contemplare il nostro quotidiano dalla prospettiva della “Gerusalemme nuova, come una sposa adorna per il suo sposo” (Ap 21,2), alzando in questo modo lo sguardo, e lasciando che il disegno di Dio rilegga le nostre emozioni e le nostre ansie, di fronte a un presente e a un futuro che si colorano di tratti inediti non soltanto su temi come l’economia e l’immigrazione, ma anche sulla trasmissione della fede cristiana alle nuove generazioni, sulla capacità di una reale testimonianza cristiana in una cultura e una società sempre meno permeate dalla nostra tradizione. Essere Chiesa dalle genti ha permesso alla nostra Diocesi di scoprire che la sfida non è così impari come potrebbe apparire a uno sguardo affrettato. Disponiamo già di energie e di esperienze capaci di indirizzarci in questa direzione: la presenza di comunità cattoliche straniere e di individui che si affacciano con minor timore sulla scena della nostra vita pastorale, l’esperienza dei fidei donum (non solo preti, ma anche famiglie), comunità di vita consacrata che – con umiltà, ma con ardore – trasformano il nostro quotidiano proprio grazie alla presenza di fratelli e sorelle provenienti da altre culture e nazioni… il presente della vita diocesana appare sempre più come un laboratorio di inclusione e di costruzione di una Chiesa veramente e realmente cattolica!

Proprio grazie alla visione di una Chiesa dalle genti la Diocesi di Milano può avere le energie e la forza, legata alla speranza donata dalla croce di Cristo e dalla sua resurrezione, per riscrivere dentro il cambiamento i piccoli, ma potenti gesti feriali e quotidiani che incarnano la fede, con la loro forza educativa e trasfigurante.

Dal sito della diocesi

 

MEMORIA  DEI DEFUNTI : CELEBRARE LA VITA RISORTA  IN CRISTO

 

Celebrare nel giorno della commemorazione dei defunti la memoria dei nostri cari che sono passati da questo mondo al Padre,  è celebrare prima di tutto e sempre il mistero di Cristo  risorto che da consistenza alla nostra vita, una vita che avvertiamo sempre più precaria e segnata dal limite e dalle tante paure e incertezze  che affliggono menti e cuori. La fede cristiana ci dice  invece che Lui vuole  renderci Santi come lui è Santo e se  ascoltiamo la sua Parola, se ci fidiamo  di Lui, se ci lasciamo fare da lui già in questa vita possiamo intravedere la beatitudine e la possibilità di questa santità.  Ma oggi è proprio tutto questa verità della fede in Gesù risorto e vivo che non fa più presa sull’uomo contemporaneo il quale considera la risurrezione una favola, condannandosi così a non avere speranza in questa vita  perché non ne ha più in quella che verrà. E se manca la speranza è come se fossimo già morti anche se siamo ancora in vita. Le letture delle tre messe previste per la giornata dei defunti insistono proprio su questa decisiva questione. Solo per fare qualche esempio, nella lettera ai Tessalonicesi si legge : “Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli  che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza”. O ancora nel vangelo di Giovanni :” In verità vi dico : chi crede in me ha la vita eterna” e ancora sempre in Giovanni ”Chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio perché è passato (adesso, qui e  grazie al dono battesimale e alla fede) dalla morte alla vita”. Sono solo alcune delle splendide espressioni che possiamo trovare nella Scrittura.  Ma ci chiediamo : forse proprio noi battezzati non rischiamo di essere contagiati  da questo modo di vedere e intendere la morte e la risurrezione oggi in occidente? Anche noi forse, siamo spinti senza accorgercene verso questa mancanza di fede e di speranza che ci rende tristi come gli altri che non hanno questa speranza? Cosa significa per noi che Cristo ha vinto la morte? Come questo pensiero mi aiuta a vivere le fatiche e le prove quotidiane, la scelta di lottare per il bene e non di accodarmi al sistema di violenza di morte sempre più diffuso ? Vedo e intendo  la morte come una esperienza di rivelazione, come il luogo dove tutto si comprenderà dove si farà chiarezza, si manifesterà quel che è stata la mia esistenza nella sua verità più piena e anche chi sono io e quale dono decisivo è per me avere la fede in Cristo risorto? Nella morte infatti si vede di che pasta siamo fatti ,  ciò che tiene e ciò che non tiene della vita , ciò che è solido e quel che è  non lo è. Addirittura la morte potrebbe definirsi esperienza di purificazione, esperienza non solo di cura ma di vera, unica  e definitiva guarigione della nostra vita da ogni male possibile, come ci ricorda per es. il testo dell’Apocalisse .”Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte ne lutto ne lamento ne affanno, perché le cose di prima sono passate,”. Si noti che Apocalisse dice tutto questo in riferimento a coloro che nella vita hanno subito il martirio per Cristo, sopportando per Lui e grazie a Lui l’assalto del maligno in tutte le forme che esso assume e i primo luogo quella della ridicolizzazione o della banalizzazione  della fede in Gesù e nella sua Risurrezione. Chi tra noi oggi ancora riesce a conservare questa fede, sa da dove gli viene la speranza e la forza di perseverare ed è chiamato a fare come  disse Gesù a Pietro nella notte del Getsemani :” Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;  ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli»

Don Marco

 

4 NOVEMBRE : UNA COMMEMORAZONE  SEMPRE ATTUALE

 

Molti non sanno più nemmeno il perché della data del 4 novembre come commemorazione di tutti i caduti delle guerre di ieri e di oggi. Eppure questa data ha una sua importanza non solo storica ma anche di memoria e di ammonimento per noi che stiamo dimenticando quanto la     “guerra” sia sempre di attualità e quanto violenze e conflittualità di ogni genere sembrano abitare ormai la nostra vita quotidiana a partire dalla famiglie, dai nostri condomini, dai nostri quartieri città e paesi per arrivare all’intero pianeta che sembra non trovare mai pace… Ma forse “la Pace” è un'altra cosa e si realizza in modo diverso da come gli uomini hanno tentato di fare, come suggeriva per es. San Giovanni Paolo Ii quando scriveva coraggiosamente: “ non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Ma torniamo a quanto dicevamo all’inizio : perché il 4 novembre? Di per se si ricorda la fine della Prima guerra mondiale che ha visto, solo tra gli italiani, 600.000 morti, 947.000 feriti, mutilati e invalidi, 600.000 prigionieri e dispersi. Forse si dovrebbero ricordare le parole di papa Benedetto XV, del 1 agosto 1917: «Questa guerra, un’inutile strage». Perché non vivere questa ricorrenza partendo proprio dai dati impressionanti di questa “strage”? Perché si cerca sempre di presentare la guerra, magari chiamandola con altri nomi, come se fosse una cosa “umana”? Invece è pura follia, «alienum est a ratione» diceva Giovanni XXIII nella Pacem in Terris. Perché non partire, come credenti, proprio dal Vangelo, dal comandamento più importante di cui parla il Vangelo di oggi? Don Lorenzo Milani scriveva nella lettera ai cappellani militari: «Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E’ troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa».  Sono parole  che ancora oggi ci invitano a non lasciarci abbindolare da chi dice sempre superficialmente e mentendo che la guerra è un male necessario.  Di fronte alla guerra, di fronte ad un ordine di uccidere deve prevalere la coscienza e non la giustificazione dell’obbedienza. «Bisogna aver il coraggio – scriveva ancora don Milani – di dire ai giovani che l’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni…», soprattutto quando, come oggi, si obbedisce a chi ha potere economico e propaganda mode e tendenze omicide. Quali i risultati delle tante guerre del nostro tempo, che già Giovanni Paolo II definì “avventure senza ritorno”?  Oggi, proprio a partire dal 4 novembre  e dai 100 anni dalla fine della Prima Guerra mondiale, è doverosa una riflessione diversa sulla guerra, con meno retorica e più realismo. E’ davvero insopportabile questa retorica sulla guerra sempre più incombente e asfissiante,  perché anche nel campo educativo sembra sempre più prendere piede una cultura militare e armata. Occorre aprire una seria riflessione sul valore e sulla pratica del nonviolenza che invece sembra essere sempre più diffusa anche tra i giovanissimi. E non solo perché ce lo dice il Vangelo di Gesù, ma anche perché ce lo chiede la Costituzione Italiana che all’art. 11 recita: «L’Italia ripudia la guerra…». La festa del 4 novembre, come proponevano qualche anno fa i giovani di Pax Christy, “ diventi momento di commemorazione di tutte le vittime civili di tutte le guerre e si trasformi da un’occasione di celebrazione a un momento di riflessione reale sulla funzione delle Forze armate e degli eserciti nazionali...”.

Un grazie particolare agli amici dell’associazione combattenti, reduci e simpatizzanti di Rogoredo che hanno sempre aiutato e aiutano questo nostro quartiere a non dimenticare quanto ogni “guerra“ sia SOLO un “MALE ASSOLUTO” sempre e per tutti. 

 

“La Bibbia in pillole”

curiosità bibliche  a cura di D. Di Donato

Domenica, 4 Novembre, durante la Messa, leggeremo Marco 16, 14-20.

In questo brano, al versetto 23, leggiamo: “costringili ad entrare” (letteralmente: forzali ad andar dentro). Il verbo greco usato è anankàzō. I vocaboli derivati, descrivono le varie forme di costrizione, esterna e interiore, alle quali l’uomo è esposto. Per i greci anànkē era il principio universale che governa il mondo. Per Platone era al di sopra di tutti gli dei. Per questo la bibbia in greco usa anànkē per tradurre l’ebraico tsaràh :  tribolazioni e sofferenze dovute a malattie, persecuzione e simili, considerate spesso come lontananza da Dio. Solo Dio salva dallanànkē (Sal 25,17), Egli farà anche venire la grande anànkē . nel giorno della sua ira (Sof 1,15).

 

 

CALENDARIO

 4/11 Domenica  II dopo la Dedicazione

ore 11.30: Commemorazione Combattenti e Reduci

ore 15.30: Battesimi (1° turno)

 

5/11 Lunedì

 Inizio visite natalizie alle famiglie 2018

 

7/11 Mercoledì

ore 21.00: Cenacolo

 

8/11 Giovedì

ore 21.00 Lettura del Vangelo per gli adulti

 

9/11 Venerdì

ore 15.00: Incontro 3aetà

ore 21.00 Incontro per notizie Gita di Avvento e saldo rette entro oggi

 

10/11 Sabato                    Vita comune Ado

ore 10.00: Catechesi 2ael /2

ore 11.00: Incontro caritas unitario

ore 15.30: Meeting decanale Pre-Ado a Santa Rita

 

11/11 Domenica  Cristo Re

GIORNATA DIOCESANA DEI POVERI E DELLA CARITAS

Vita comune Ado

ore 11.30: S. Messa Donatori di sangue dell’Istituto dei Tumori e mandato operatori  Caritàs parrocchiale

ore 16.00: Spettacolo Teatrale rassegna Areoplanini di carta

 

SUFFRAGI

 5/11 Lunedì

ore 8.30 Carnovali Carlo

ore18.00 Condominio via Medea  10-11-15; Baioni Gaspare; Santato Lucia.

 

6/11 Martedì

ore 18.00 Defunti M.te Piana 12 Casati Armida

 

7/11 Mercoledì

ore18.00 Infernosa Elena in Capraro; Fugazza Peroncini Leopoldina.

 

8/11 Giovedì

ore18.00 De Fabiani Marino: Semighini Emilio e famigliari.

 

9/11 Venerdì

ore 8.30 Senni Martino e famigliari.

ore18.00 Sartor Sergio; Slaviero Achille.

 

10/11 Sabato

ore 8.30 Crippa Orsola

 

 ARCHIVIO

 Ha ricevuto il Sacramento del Battesimo: Sommacampagna Gabriella Nina